«KOMOREBI nasce dal desiderio di creare uno spazio di attraversamento, un luogo in cui la danza possa dialogare con la vita reale, con i paesaggi della città e con le persone che la abitano. Non è un festival, ma una rassegna che respira con il territorio, un percorso di esperienze che si intrecciano tra arte, comunità e patrimonio. Il nome KOMOREBI, in giapponese indica la luce del sole che filtra tra le foglie degli alberi. È un’immagine che ci accompagna da tempo, perché parla di un modo di vedere: evoca la luce che non abbaglia, ma rivela. È la luce che attraversa, che passa tra le cose e le persone, e che restituisce attenzione ai gesti quotidiani, alle presenze silenziose, alle relazioni che abitano i luoghi. La danza, in questo contesto, non si limita alla performance, è un gesto di ascolto. È il corpo che si fa antenna sensibile, che accoglie e restituisce. È linguaggio, ma anche forma di cura. Attraverso KOMOREBI abbiamo cercato di riportare la danza dove è nata, fuori dai teatri e nei luoghi dove può incontrare davvero la vita: ville medicee, giardini, centri sociali, una RSA, una casa circondariale. Ogni azione, ogni laboratorio, ogni spettacolo, è ...
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