“La bella addormentata”, nota anche come “La bella addormentata nel bosco” è una fiaba europea ispirata a quella di Giambattista Basile, viene ricordata soprattutto nella versione dei fratelli Grimm e in particolare in quella di Charles Perrault. Nell’arte tersicorea, il balletto è il secondo per cronologia di composizione, dei tre composti da Pëtr Il’ič Čajkovskij (per cui delineò la musica in soli quaranta giorni). Il libretto fu scritto dal principe e sovrintendente dei Teatri Imperiali di San Pietroburgo, Ivan Vsevoložskij, la coreografia venne affidata a Marius Petipa. La prima rappresentazione ebbe luogo il 15 gennaio 1890 al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo ed ebbe successo fin da subito. Marie Petipa, figlia del coreografo Marius, danzò al debutto il ruolo della Fata dei Lillà (inizialmente il ruolo era mimico; dal 1922 si trasformò sulle punte), Varvara Nikitina (la Principessa Florina), il padre della celebre prima ballerina assoluta Matil’da Feliksovna Kšesinskaja, Felix Kschessinsky (Re Florestan), Giuseppina Cecchetti (La regina), Timofei Stukolkin (Catalabutte), Pavel Gerdt (Principe Desiré). La prova generale avvenne alla presenza dello zar Alessandro III che si complimentò con l’autore. La direzione orchestrale fu di Riccardo Drigo, protagonista la milanese Carlotta Brianza (Aurora) che si formò alla Scuola di Ballo della Scala. “La bella ...
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Il Balletto di Gyor fa tappa a Bologna e a Mestre
Va in scena il 20 gennaio alle 21 al Teatro Duse di Bologna e il 21 gennaio alla stessa ora al Teatro Toniolo di Mestre il Balletto di Gyor, compagnia ungherese di danza contemporanea e anche di balletto tra le più longeve in Europa. Fondata nel 1979 al teatro di Györ in Ungheria, sotto la guida di Iván Markó, che aveva lavorato in precedenza con Maurice Béjart, oggi presenta un vasto repertorio, in cui figurano anche Bolero con la coreografia András Lukács e Carmina burana, una coreografia firmata Youri Vamos. Il Bolero di Lukács, creato per il balletto dell’Opera di Vienna nel 2012, non segue una trama, né si sofferma troppo sulla musica per non creare un bis del lavoro di Béjart, ma lavora piuttosto sul rapporto tra uomo e donna e sulle passioni ed emozioni che li uniscono, creando, attraverso monumentali costumi neri. Tra elementi grotteschi, linguaggi contemporanei, parodie della ballroom, i movimenti si fanno sempre più serrati e più piccoli, mentre i danzatori diventano via via più numerosi e la coreografia raggiunge la sua compiutezza. È invece il destino, con i suoi rivolgimenti di fortuna, rappresentata dalla ruota che gira e cambia continuamente la sorte, il protagonista di ...
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