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Vladimir Vasiliev allo specchio

Vladimir_Vasiliev_1972

Da ballerino a coreografo e insegnante, oggi apprezzato pittore. Sulla scena e nella vita ha fatto coppia con Ekaterina Maximova. Quando si dice: “Nato sotto una buona stella? Certamente si!”.  Vladimir Vasiliev, classe 1940, è senza dubbio uno dei danzatori più popolari dei nostri giorni e anche uno dei più versatili. Iniziò a studiare danza alla scuola di ballo del Bolshoi, entrando molto presto nella compagnia e divenendone solista e poi étoile. Ha ballato tutti i ruoli maggiori di repertorio classico, in tutti i teatri del mondo, conquistando il pubblico sin dall’inizio per i suoi movimenti eleganti e pieni di fascino. Virtuoso incomparabile, la sua intelligenza gli permise di non limitarsi a una peculiarità esclusivamente tecnica ma ricercò sempre una forte espressività drammatica per i suoi personaggi classici ma anche per i protagonisti di balletti contemporanei. Gran parte della sua carriera si è svolta al fianco di Ekaterina Maximova, ballerina di bella personalità, forte temperamento e di grandi doti tecniche, destinata a diventare sua moglie.

Nel  quarto  appuntamento di “Allo Specchio – vizi e virtù” , Vladimir Vasiliev ci racconta la sua vita di danzatore e di uomo.

Per tutti, Vladimir Vasiliev rappresenta l’apoteosi della danza. Lei come si vede, come vive questa grande popolarità fatta di grande e costante lavoro?

Questo mi fa sorridere… Non ho mai pensato a me in questi termini. Non ho mai sentito il peso della fama sulle mie spalle. E ritengo che, se e quando un artista inizierà a pensare alla propria fama personale, è finito come vero artista. Il non  esser soddisfatti di ciò che si è già fatto, è uno dei principali stimoli per sviluppare, per crescere, per creare.

Come è nata in lei la passione per la danza?

Grazie alla mia prima insegnante di danza, Elena Rosse, che notò il mio talento, mi lodò e mi incoraggiò a continuare quando – all’età di sette anni – mi trovai per la prima volta, quasi per caso, in una classe formata da un gruppo amatoriale alla Pioneer House di Mosca. Fu lei a dire a mia madre che avevo del talento e a suggerirle di farmi studiare alla scuola di Balletto del Bolshoi Ballet.

Il suo percorso artistico dagli inizi sino ad ora…

Sarebbe molto lungo da raccontare ma, in sintesi, queste sono state le tappe principali: la scuola di Balletto del Bolshoi, il Teatro Bolshoi, tournée in Russia e all’estero, la direzione della Sezione Coreografica dell’Accademia Russa di Arti Sceniche, l’insegnamento in diverse università e accademie, la presidenza della Fondazione Galina Ulanova, l’impegno di coreografo free-lance e la pittura, con molte mostre personali. Ho anche curato la regia di molti film in Russia e ora inizio un progetto di serie televisiva per il canale culturale russo intitolato “Gli eroi del mio tempo”, incentrato proprio sulla mia vita e sui più importanti personaggi che ho incontrato. Forse dopo scriverò un libro autobiografico che i miei amici continuano a chiedermi da anni.

La sua è stata una brillante carriera internazionale in cui ha lavorato con coreografi e ballerini che hanno fatto la storia della danza. Ne ricorda qualcuno in particolare?

Naturalmente ho ricordi unici del mio lavoro con tanti artisti brillanti della mia generazione e delle generazioni precedenti, i miei maestri. Sarebbe impossibile elencarli tutti. Fra le ballerine, a parte Ekaterina Maximova, la mia partner di tutta la vita che è stata anche mia moglie, ricordo alcune leggende del mondo della danza quali: Galina Ulanova, Alicia Alonso, Maia Plisetskaya, Carla Fracci. Sono stato molto felice di lavorare anche con grandissimi coreografi come Yury Grigorovich, Kasyan Goleizovsky e Maurice Béjart con creazioni specifiche per me. Il mio percorso artistico è stato influenzato pure da musicisti, compositori, cantanti, direttori d’orchestra, drammaturghi e registi, sia in Russia che all’estero. In Italia, per esempio, sono stato fortunato a incontrare Franco Zeffirelli, la cui arte amo moltissimo.

Nel corso degli anni, ha potuto vedere, toccare con mano e soprattutto partecipare all’evoluzione della danza: i movimenti che i ballerini portano in scena oggi non sono gli stessi di alcuni decenni fa. Da che cosa crede siano stati causati questi cambiamenti?

È solo naturale che avvengano tali cambiamenti nel mondo del balletto. Lo stesso accade in tanti altri campi delle attività umane. Il balletto non è qualcosa di avulso dal mondo esterno e non esiste solo in sé e per sé. È un’arte viva con materiale “vivente”. Sia i danzatori che il pubblico fanno parte del mondo umano e si sviluppano con esso, cambiano il loro punto di vista estetico, i loro gusti e finanche il ritmo di vita. Senza parlare di ciò che accade nelle sfere tecniche e tecnologiche in questo mondo. Di conseguenza, i danzatori sono diventati molto più tecnici nel loro modo di eseguire lo stile. Il livello medio di capacità performative si è omologato di più grazie allo sviluppo dei mezzi di comunicazione, alle tecnologie video, a internet. Il pubblico in passato non aveva così tanti modi e forme di intrattenimento, oggi ce ne sono troppi. Gli spettatori moderni sono abituati a più dinamica, più effetto, più “show” tanto per dire. Quindi vediamo salti più alti e pirouettes più numerose e più rapide. Avete notato com’è cambiata la forma delle punte? Adesso sono più larghe di prima per dare un equilibrio più controllato alle ballerine e consentire loro di restare sulle punte più a lungo senza nessun altro supporto. Sono molto efficaci, come un trucco. Credo che tutti i cambiamenti per rafforzare la parte tecnica siano positivi solo se e quando non sono fatti solo per cercare di stupire il pubblico, ma se richiesti dalla musica, dalla necessità artistica e dal ruolo drammatico da interpretare. La tecnica e il senso artistico dovrebbero essere inseparabili: diversamente non raggiungerebbero il cuore del pubblico, che è lo scopo di qualsiasi forma d’arte autentica.

Sul piano umano, al di fuori della scena chi è Vladimir Vasiliev? Come trascorre il suo tempo? Quali sono le cose che ama di più?

Credo che molti dei miei fan in Italia saranno sorpresi di sapere che, a parte il lavoro coreografico, sono molto impegnato nel campo della pittura, che è diventata la mia seconda vocazione. Ho iniziato a dipingere molti anni fa quando ancora ballavo. Ho imparato a dipingere da alcuni miei amici pittori di professione. Ho appreso anche molto dai grandi maestri del passato visitando le gallerie d’arte di tutto il mondo e studiando tantissimi cataloghi artistici. Ma, quando ancora ballavo, non avevo il tempo di dedicarmici a tempo pieno, come invece ho fatto quando ho smesso di danzare. Sinora ho all’attivo quindici mostre personali dei miei dipinti (a olio e acquerelli) sia in Russia che all’estero. Naturalmente ancora metto in scena le mie coreografie in tutto il mondo in qualità di coreografo, ma la pittura è diventata allo stesso modo una parte della mia vita artistica attuale. Mi è stato proposto di portare i miei dipinti in Italia, un’idea che mi affascina.

Progetti futuri?

Per metà del prossimo anno ho in programma di mettere in scena dei balletti a Mosca, in Ucraina, Bielorussia e Norvegia, e poi c’è il Concorso di danza “Arabesque” di cui sono direttore artistico sin dalla sua istituzione, 20 anni fa. Quest’anno prenderà il nome di Ekaterina Maximova, che ne è stata il presidente di Giuria permanente, ruolo che è stato ereditato da me dopo la sua scomparsa. Naturalmente fra i miei programmi ci sarà anche il proposito di realizzare altri dipinti e mostre di pittura.

Un messaggio per chi si avvicina alla danza?

L’ho ripetuto così tante volte: amate la vostra professione e dedicatevi ad essa, non smettete mai di lavorare sodo e non siate mai soddisfatti dei risultato ottenuti col vostro lavoro creativo. Osservate molto per capire cosa è bene o cosa non lo è e non smettete mai di imparare.

Un pensiero, mi scusi se mi permetto, va alla grande Ekaterina Maximova… Siete stati una fantastica coppia sulla scena e nella vita…

È così difficile parlare di qualcosa di così personale, che è motivo di sofferenza interiore. Per tutta la mia vita lei è stata parte di me: siamo stati insieme sin dai tempi della scuola di ballo e poi è stata sempre al mio fianco in scena e a casa. Ora che se n’è andata, sento che una parte di me è andata via con lei e cerco di colmare il vuoto lasciato con tanto lavoro. Sarebbe impossibile esprimere a parole ciò che significa per me. Ho messo in scena un balletto intitolato Ballade sulla musica di Chopin in memoria di Katya e della nostra unione, in occasione del mio Gala per il Giubileo a New York l’anno scorso. Credo di aver detto molto più attraverso la mia danza di quanto non potrei dire a parole.

Sara Zuccari

Direttore www.giornaledelladanza.com 

 

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