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Mattia Russo e Diego Tortelli: i protagonisti del Festival di Burgos

 

Avete di recente vinto il primo premio al prestigioso concorso di Burgos in Spagna, un
grande traguardo, cosa ha significato per voi?

Per noi vincere il concorso di Burgos e stata una sorpresa e una emozione immensa. E’ da anni che cerchiamo di fare un progetto insieme ma purtroppo i nostri lavori e impegni non ce lo hanno mai permesso, questo e il nostro primo percorso coreografico insieme e essere riusciti a raggiungere questo traguardo inaspettato è stato meraviglioso e anche una motivazione a continuare a creare insieme e crescere insieme artisticamente. Entrambi finora abbiamo creato coreografie all’estero per i workshop delle compagnie per le quali stavamo lavorando: Fratres, coreografia firmata Mattia Russo con Introdans in Olanda e Recapitulo, coreografia firmata Diego Tortelli per Luna Negra a Chicago.  Entrambi ricordiamo come ci siamo già aiutati e supportati nella nostra prima esperienza, anche se stavamo l’uno lontano dall’altro, parlando ogni giorno al telefono, scambiandoci idee e anche a volte confrontandoci animatamente per far valere la nostra idea, imparando che dallo scambio di idee ne nascono altre più interessanti. Quindi con Descamino de Dos, la coreografia vincitrice del primo premio di Burgos, abbiamo consolidato fortemente le nostre idee ottenendo un risultato che ha sorpreso prima di tutto a noi stessi.

Come avete vissuto quest’ esperienza nuova, in un paese straniero? 

In realtà la Spagna non è un territorio straniero per noi. Abbiamo vissuto a Valencia due anni e Giuseppe viveva a Madrid, quindi è stata un po’ una rimpatriata e devo dire che la Spagna è una seconda casa per tutti noi. Dal momento in cui abbiamo lavorato insieme per poco più di due anni a Valencia per il Ballet de Teatres de la Generalitad, più o meno dall inizio del 2009 fino alla fine del 2010, ogni volta che abbiamo vacanze le trascorriamo insieme in Spagna, sopratutto a Madrid, dove vive e lavorava fino a poco tempo fa Giuseppe Dagostino, un ballerino meraviglioso della Compagnia Nazionale, una persona
fantastica e creativa che ci ha dato l’onore di ballare per noi a Burgos ed è anche grazie a lui e al suo talento, alla sua professionalità ed artisticità che siamo riusciti a raggiungere questo traguardo. Quindi per noi la Spagna non è assolutamente un paese straniero, anzi un posto dove possiamo riunirci, rincontrare i nostri cammini, le nostre amicizie e creare
insieme.

Diego sapresti ricordare lo spunto esatto che ha dato vita al vostro sodalizio artistico?
Abbiamo una sintonia molto forte e tantissimo affetto che ci lega. Dopo la Spagna abbiamo preso strade diverse, lavorando io per Luna Negra a Chicago e Mattia per Introdans in Olanda. Dopo quasi due anni di distanza geografica ma
assolutamente non distanza comunicativa, quando ho deciso di tornare in Europa, la mia prima tappa è stata raggiungere Mattia in Olanda, dove stava vivendo un momento molto intenso della sua carriera, ballando coreografie di diversi coreografi, ma allo stesso tempo con la necessità di apportare qualcosa di proprio e personale in scena. Entrambi abbiamo
sentito il bisogno di comunicare e creare insieme. Da questo e nato il video danza Descamino de Do, che poi è stato allo stesso tempo l’ispirazione per la messa in scena a Burgos.

Qual è stato il vostro percorso formativo insieme?

Siamo più che amici, siamo fratelli, ci conosciamo da moltissimi anni abbiamo fatto l’Accademia Nazionale di Danza a Roma, dove ci siamo conosciuti all’età di 14 anni e poi siamo stati alla Scala di Milano insieme e poi ancora in Spagna altri 2 anni, dove abbiamo avuto il nostro primo contratto. In realtà, la nostra prima esperienza coreografica insieme è nata all’età di 14 anni, in un piccolo studio dell’Accademia di Roma durante la lezione di improvvisazione, dove ci piaceva creare dei piccoli passi a due o assoli, sognando un giorno di riuscire a rappresentarli in scena con luci, costumi, etc. Ora che sono passati 10 anni, continuiamo a mantenere questo sogno vivo e Burgos e stato come realizzarlo in parte, sperando che non si fermi qui.

Come è nata l’idea di questa composizione?

Descamino de Dos per noi rappresenta un punto di partenza, un incontro, la nascita di un’amicizia forte che ci ha tenuto uniti fino a che la nostra professione e la nostra carriera ci hanno divisi in due diversi cammini appunto, da qui il termine Descamino, però noi lo definiamo de Dos, perché, nonostante i nostri percorsi si siano divisi, abbiamo continuato a camminare mano nella mano e sempre con il nostro obiettivo in testa, che era, e continuerà ad essere, di creare insieme. Da
qui nasce il titolo Descamino de Dos, un’opportunità di ritrovarci e sperimentare insieme. Avremmo potuto chiamarlo anche Rimpatriata, ma non ci sembrava suonasse benissimo… (n.d.r. entrambi sorridono).

Mattia che emozioni hai provato nel metterla in scena vivendola non solo come
coreografo?

Devo dire che ero nervosissimo! Perché quando si balla qualcosa che hai creato e in cui hai creduto tanto emotivamente ci sei ancora di piu legato e vuoi che tutte le idee si possano realizzare; per non parlare della preocuppazione che avevo per le luci e i tecnici, affinché tutto funzionasse come volevamo noi. Quindi ero appiccicato al telefono, chiamando ogni minuto Diego, che non era lì con me per motivi di lavoro al Ballet National de Marseille. Ma, a parte questo, è stato emozionante riuscire a comunicare quello che sentivo dentro attraverso la coreografia e attraverso il mio corpo, un’emozione che vorrò sicuramente rivivere, anche se in realtà un parte di me vorrebbe essere in platea con Diego a goderci il momento in cui il sipario si alza.

Cosa è cambiato dopo l’ esperienza spagnola?

Sicuramente siamo più sicuri di noi stessi e quest’esperienza ci ha fatto capire che dobbiamo continuare e che non ci dobbiamo demoralizzare per nessun motivo perché l’Italia, e la danza in generale, ha bisogno di nuovi coreografi di nuove persone GIOVANI e RIPETO GIOVANI, che creino e portino avanti le proprie idee…

Secondo voi ci sono differenze fra i concorsi e la danza in generale fra l’Italia e i paesi
esteri? Se sì, quali credete siano le più sostanziali?

Noi dopo i nostri diplomi siamo andati via dall’Italia e c’è da dire che l’Italia investe poco sulla danza, nonostante sia un paese che da sempre è stata casa di arte e cultura, ma questo, sopratutto negli ultimi anni, si sta perdendo. All’estero si dà spazio ai giovani, ci sono tantissimi progetti, tanti spettacoli, la gente va a teatro perché ha la cultura di andarci. In Italia è poca la gente che va a teatro e questo è un peccato… ma le cose possono cambiare e noi ce lo auguriamo. Ci piacerebbe molto ritornare in Italia e magari riuscire a coreografare lì per qualche teatro o presentare qualche piccolo progetto, sperando che qualcuno che creda nei giovani ci possa dare una possibilità. Per quanto riguarda i concorsi, non ne conosciamo
molti, Burgos è stato il primo per noi ,ma penso ce ne siano ed è buono portarli avanti, perché grazie a questo si scoprono talenti.

Progetti per il futuro?

Per noi chiamarli progetti futuri forse è ancora troppo presto, preferiamo continuare a chiamarli sogni, con la speranza e la volontà di realizzarli e di poterli chiamare FUTURO. Per adesso i nostri progetti sono continuare a crescere e sviluppare la nostra carriera perché pensiamo che, per essere buoni coreografi non è sufficiente il talento, bisogna anche accumulare molte informazioni che ci aiutano a realizzare le nostre idee; quindi pensiamo che sia fondamentale per noi continuare a lavorare con diverso coreografi e selezionare le informazioni che vogliamo immagazzinare, anche se, allo stesso tempo, siamo
dell’idea che qualsiasi esperienza ci apporta qualcosa, anche la più negativa ci aiuta e ci insegna a farci capire quello che non ci piacerebbe ripetere o fare. Ovviamente speriamo di continuare a creare insieme, coinvolgendo con noi anche Giuseppe Dagostino come ballerino, che è un elemento importantissimo per il nostro lavoro, e magari un giorno firmare una creazione per qualche giovane compagnia e poi, se proprio ci si permette di sognare in grande, sarebbe meraviglioso un giorno avere una nostra piccola compagnia in Italia. Per adesso il progetto più immediato che abbiamo e che speriamo di realizzare prima di Natale è una coreografia creata coinvolgendo un fotografo italiano, che ha studiato fotografia a Madrid, di nome Matteo Otto. In Descamino de Dos abbiamo voluto mantenere una dimensione il più semplice, elegante ed eterea possibile, ma per la prossima ci piacerebbe sperimentare il mondo della proiezione e della fotografia in scena, in un modo differente e connesso
con il ballerino. Già ne stiamo parlando e speriamo poterlo realizzare e metterlo in scena quanto prima.

Bruno Aversa

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