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“Stoffa per la danza” – Tarantella: mezzo millennio di tradizione e costume

tarantella

Sull’origine del termine “tarantella” si sono fatte tante ipotesi, ma a noi piace molto la versione secondo cui una tarantola col suo morso scatenava violenti crisi i cui movimenti e spasmi sono tipici di questa danza popolare, vulcanica, come le emozioni di cui si fa interprete. Il ballo, accompagnato dai tamburelli a sonagli, serviva a liberare il tarantolato dal delirio di cui era affetto.

Ci sono tracce di questo ballo sui vasi greci, ma anche nella famosa “stanza della parete nera a Pompei”, dove sono raffigurati satiri danzanti nelle tipiche movenze della “tarantella”, altre ricerche associano questa danza alle antiche terapie musicali legate al culto di Dionisio con una funzione purificatrice e liberatrice. Ma come spesso accade per i rituali a carattere magico e superstizioso, anche a questa tradizione si cercò di dare una giustificazione cristiana rendendo così le movenze legate a questa danza come espressione di una possessione diabolica.

Ma, nel frattempo, il ballo continuò ad indurre “in tentazione” soprattutto nella civiltà contadina ed emarginata. Con l’illuminismo si spazzarono via molte delle superstizioni e con esse cadde anche il mito della guarigione dal morso di tarantola. Definendo il “tarantismo” espressione di un male culturale, il morso del ragno diventa simbolo di tutto ciò che costituisce trauma o frustrazione economica, sociale, culturale, psichica e sessuale.

Spesso, infatti, gli emarginati durante l’estasi o il tormento del veleno, si potevano permettere di tutto, anche mimare amplessi in pubblico, e per molte donne soprattutto era spesso l’unica via d’uscita da uno stato nevrotico e sociale o da forme di depressione individuale e l’unico modo per essere integrate nei tessuti della società. La “tarantella” diventa una danza di corteggiamento, di tocchi e movenze che traducono sentimenti e passioni nascoste. 

Oggi il termine tarantella si riferisce a diverse tipologie di balli e musiche popolari. Molti compositori si sono ispirati ai motivi e ritmi della tarantella e la trasposizione “colta” è quella di Gioacchino Rossini “La danza” composta per pianoforte che arrangiata per esecuzione orchestrale da Ottorino Respighi nel secolo XIX per il balletto “La boutique fantastique” coreografato da L. Massine per i Balletts Russes. Si danza in occasioni pubbliche (festività, ricorrenze..) e private (matrimoni, battesimi…) come espressione di religiosità e di gioia.

Il costume della tarantella trova origine nel XVII secolo costituito per i maschi da un berretto lungo di lana rossa conico e pendente; da una camicia in cotone con merletti di colore bianco; da un panciotto in tinta unita a tinte forti come il giallo, rosso o verde; pantaloni alla pescatora; calze bianche lunghe di colore bianco, scarpe di colore nero orlate di rosso con una piccola rosa di stoffa rossa cucita sulla parte superiore ed una cintura composta da una fascia in seta multicolore terminante in frangia e annodata sul fianco sinistro.

Per le donne il costume si componeva di un senalino in seta di colore bianco; un corsetto di velluto senza maniche allacciato con un cordoncino sul davanti attraversante dei ganci rotondi e bordato di gallone dorato; il giacchettino di velluto a tinta unita nei colori blu, giallo, rosso o verde bordato di merletto con le maniche lunghe. Sul giacchettino viene applicata una stola di merletto inamidato terminante al seno a punta.

La gonna in velluto o sete corpose lunga fino alla caviglia e tagliata a filo dritto a tinta unita nei colori del blu, giallo, rosso e verde. Arricciata in vita con un cordoncino come cintura, sotto alla quale venivano indossati i mutandoni lunghi fino a metà gamba fermati da elastici a loro volta coperti da merletto. Il grembiule in merletto o tessuto sangallo posto sulla gonna fino all’altezza delle ginocchia, le calze lunghe fino all’attaccatura della gamba fissate da elastici.

Le scarpe di colore nero orlate di rosso con la rosellina di stoffa cucita sopra. Una cintura composta da una lunga fascia di seta allacciata posteriormente a fiocco. Il costume tradizionale viene rivisitato per il balletto classico come Napoli di Bournonville dove la camicia viene applicata al corpetto e ridimensionata di ampiezza, i tessuti sono più leggeri (chiffon o georgette) corpetti molto aderenti in velluto con finta abbottonatura.

La gonna viene tagliata a ruota in tessuto organza o chiffon e sottogonna in tulle arricciato, il tutto collegato al corpino o staccato dallo stesso. Anche il costume maschile viene alleggerito e i tradizionali tessuti si sostituiscono a sete e tessuti elasticizzati per dare la possibilità al danzatore di libertà di movimento.

La tarantella diventa in vesti tradizionali espressione popolare, si evolve in espressione “colta” nel balletto classico e diventa danza contemporanea attraverso la coreografia di M. Bigonzetti “Cantata”  dove i costumi vengono ridotti all’essenziale in tessuti garzati  e pizzi a colori che indicano il popolo, ma sempre una componente di sensualità e passione che sono propri di questa danza. È storia che si materializza, è sentimento che si balla, è orgoglio per le proprie origini, è sentimento puro…ritmo di vita.

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 Salvatore D’Orsi – Antonino Terminiello

  

 

 

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