Quando hai capito che la danza avrebbe fatto parte della tua vita?
Quando ero piccola, ricordo una sensazione di grande gioia e libertà, quando mia mamma si metteva al pianoforte mi divertivo ad improvvisare dei passi di danza. La musica è stata per me, e lo è ancora oggi, la vera e grande ispiratrice. Ascolto da Mozart e Beethoven al Jazz, al Rock, al Blues, insomma amo praticamente tutte le forme di espressione musicale, in particolare il ritmo.
Una figura importante nella tua formazine di danzatrice?
La passione che avevo per la danza si è rafforzata e definita quando incontrai, al quinto anno all’Accademia Nazionale di Danza, il mio grande e insuperabile Maestro Jean Cebron, danzatore e coreografo della compagnia di Kurt Joos del Folkwang School di Essen. Lui ha saputo farmi capire, all’età di 15 anni, la poesia e l’amore per la danza, facendomi scoprire un mondo diverso, soprattutto interiore, attraverso l’espressività e la dinamica del movimento.
Hai lavorato per i teatri ed i coreografi più prestigiosi. Il lavoro che più ti è rimasto nel cuore?
Sicuramente tutti mi hanno dato tanto e lasciato un segno, arricchendomi ogni volta, ma in particolare, lavorare con Ed Wubbe e Nils Christie, una particolare e diversa emozione.
Hai una formazione artistica che deriva dalla danza classica, ma principalmente dal Contemporaneo. Quanto conta lo studio della tecnica classica per un danzatore?
La danza classica è indubbiamente fondamentale, direi basilare. Tutto parte da questa disciplina, che a mio modo di vedere è assolutamente formativa dando il rigore mentale e fisico indispensabili per la costruzione di un danzatore che davvero vuol diventare un professionista.
Quali caratteristiche deve avere un danzatore per essere un artista di qualità?
Oltre ad avere una buona tecnica, oltre ad avere un corpo morbido e atletico che gli permette di fare tutto quello che vuole, oltre ad avere un talento artistico, deve saper potenziare la capacità di sviluppare il proprio percorso artistico, una continua ricerca interiore in parallelo con la propria crescita per poter entrare dentro se stesso e poi avere le capacità di trasmettere questo attraverso il suo corpo. L’arte è un continuo divenire e questo serve per poter perseguire il proprio cammino artistico, che la cifra del proprio gesto diventi personale, esclusiva, insomma diventi solo tua.
Oltre ad essere un’ottima danzatrice sei anche una coreografa molto apprezzata. Come nasce una coreografia?
La coreografia nasce da un bisogno interiore, da un’esigenza personale, dal concretizzare un sentimento, un pensiero, un’emozione, dalla voglia di raccontare qualche cosa che hai dentro di te. Allora ci si mette a scrivere appunti, si fanno schizzi scenografici, si inizia così a realizzare un’ impressione o un racconto forse vissuto o letto. Si cercano compositori con cui poter elaborare, datori luci, scenografi ma in tutto questo serve soprattutto l’entusiasmo la voglia di credere in quello che si fa. Questo è il mio percorso che mi entusiasma moltissimo, mi emoziona e mi rende viva.
Hai collaborato per molto tempo con Franco Zeffirelli. Che esperienza è stata?
Un’esperienza favolosa, piena di grande passione ed una grande crescita artistica ma anche pratica. Ho imparato che cosa vogliono dire il Cinema ed il Teatro, ho imparato che cosa vuole dire tirarsi su le maniche perché un progetto vada in porto, credendoci fino in fondo, spesso anche contro il parere di molti. Un’esperienza davvero irripetibile, ho potuto collaborare con grandi personaggi del mondo dell’arte, direttori d’orchestra, direttori di fotografia, costumisti, scenografi etc., stare accanto a grandi Star della danza e dello spettacolo, tutto questo mi ha lasciato una grande eredità che custodisco gelosamente.
Hai lavorato per il cinema, la televisione ed il teatro. Qual è il settore in cui ti ritrovi di più e perché?
Indubbiamente il teatro è la forma artistica nella quale più mi ritrovo e riconosco, anche perché ha come caratteristica fondamentale il contatto diretto con il pubblico ed è quindi in qualche misura più “reale”. Il cinema mi affascina per la possibilità di elaborare idee e fantasie altrimenti difficilmente rappresentabili in altri “luoghi artistici”.
Nel 2000 hai fondato l’Associazione Culturale Inverso.com. Ci racconti di cosa si tratta?
Questa Associazione è nata per una voglia di fare e di avvicinarmi più velocemente a varie opportunità lavorative. Si è lavorato e si sta lavorando su vari fronti, compagnie di danza, cinema, multivisione, fusioni con altri coreografi e compagnie, personaggi dello spettacolo, insomma una cosa stimolante e interessante. Per esempio con dei miei amici americani, abbiamo fondato ormai da sei anni “Ciac Fest”, festival del cinema italiano a Berkely in California, all’interno dell’Università, promuovendo soprattutto i giovani registi italiani uscenti. Grande successo, ma quanta fatica!!! Ora si stanno affacciando nuove realtà, con persone davvero interessanti.
Un sogno nel cassetto?
Vorrei lavorare di più in Italia. Vorrei che qui tante cose cambiassero, che si potessero avere anche degli scambi culturali nei quali si possano condividere opinioni e altro, crescendo sempre di più. Non basta Facebook, bisogna parlarsi a voce, incontrarsi e soprattutto fare tanto.
Alessandro Di Giacomo