In una Parigi scossa dalla Seconda Guerra Mondiale, una bambina dai capelli raccolti entra in una sala di danza dell’Opéra con lo sguardo fisso sullo specchio e i piedi pronti a imparare il linguaggio del silenzio: quello del corpo.
Aveva solo dieci anni quando Claude Bessy viene ammessa alla scuola di danza più prestigiosa di Francia. Ma non era solo un’ammissione: era un destino che prendeva forma. In un mondo in frantumi, lei costruiva il proprio universo fatto di disciplina, rigore e sogni senza rumore.
Nel 1956, la nomina a étoile non arriva come un colpo di fortuna, ma come il naturale riconoscimento di una presenza scenica già diventata leggenda.
Claude Bessy non era solo una ballerina tecnicamente impeccabile: era un corpo che raccontava storie.
Il leggendario coreografo Serge Lifar parlava di lei come della danseuse à la ligne d’or, la ballerina dalla linea d’oro. Non per la brillantezza, ma per quella verticalità interiore che sapeva tenere insieme classe e carattere.
Non interpretava ruoli: li abitava. Con la stessa intensità con cui si abita la vita.
Ma il vero capolavoro di Claude Bessy non è stato danzare. È stato insegnare a danzare.
Nel 1972, assume la direzione della scuola di ballo dell’Opéra de Paris e da quel momento cambia tutto: l’insegnamento, la struttura, la filosofia.
Con un’energia ferrea ma sempre elegante, rinnova il programma formativo, chiama i migliori insegnanti, amplia il repertorio, apre i giovani danzatori al mondo.
Nel 1987 inaugura il nuovo edificio della scuola a Nanterre, ma ciò che davvero costruisce è una generazione di stelle: Guillem, Dupond, Platel… il firmamento porta la sua firma.
Claude Bessy non credeva solo nella tecnica, ma nel corpo come strumento di verità. Pretendeva rigore, ma anche libertà. Allenava il portamento, ma anche lo sguardo. Non formava esecutori, ma interpreti. Non cercava perfezione, ma presenza.
Il suo più grande insegnamento? “Puoi imparare a volare solo se accetti di cadere.” E lei ha insegnato a cadere bene, per risalire meglio.
Oggi non celebriamo solo gli anni di una donna, ma i capitoli di una rivoluzione silenziosa, fatta senza slogan, ma con dedizione quotidiana.
Claude Bessy ha trasformato la danza in un’eredità vivente: chiunque oggi salga su un palcoscenico in Francia, danza anche grazie a lei.
Festeggiare il suo compleanno significa dire grazie ad una custode della tradizione, che ha avuto il coraggio di modificarla per renderla eterna.
Michele Olivieri
Foto di Francette Levieux
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