Hai iniziato i tuoi studi di danza al Teatro San Carlo e ti sei poi diplomato presso il Maestro Angelini, una scuola di grande tradizione…
Il Maestro Angelini dirige una Scuola nella quale la Danza viene vissuta e presentata prima di tutto come una disciplina di vita, attraverso la quale avviare i giovani allievi verso traguardi che non si limitino all’ambiente ristretto della propria regione ma si aprano al Mondo.
Le lezioni sono state indubbiamente severe, ma l’esempio di tanti allievi che hanno mosso i primi passi in quella Scuola, per poi proiettarsi nel mondo, è stata la molla che ha spinto me e tanti altri a stringere i denti e guardare in avanti ed in alto, mai indietro.
Il Maestro e i suoi figli sono stati un modello di arte, di cultura, di Vita.
Il tuo rapporto con Napoli
Odio e Amore. Indubbiamente ballare a Napoli è stato importante e lo è ancora oggi, ma Napoli è in Italia, con i suoi limiti e le sue restrizioni. Non rinnego nulla, ma ad un certo punto della mia vita ho sentito che avevo bisogno d’altro senza mai, però, disprezzare Napoli e ciò che mi ha offerto. Oggi ci torno volentieri, ma per periodi ed impegni a termine.
La decisione di andare in America…
Nulla è stato programmato, ma non ha meravigliato nessuno, né tantomeno me stesso, la decisione di cogliere al volo l’occasione di andare in America. Non ho mai dato voce a questo mio desiderio, ma dentro di me c’era un qualcosa che solo in quella direzione poteva realizzarsi: non c’era bisogno di parlarne ed onestamente mai nessuno me ne ha parlato.
Chi mi conosce bene non si è assolutamente meravigliato di quanto accaduto.
L´impatto con una realtà così diversa
Indubbiamente forte, ma era esattamente quello che cercavo: la sfida tra me stesso ed il Mondo, sapendo che non l’avrei persa se non mi fossi fatto spaventare dalle incognite. Pensandoci bene, però, chi sceglie la Danza come Vita deve avere la coerenza di non vedere il cartellino da timbrare come fonte di sicurezza.
Ti senti fiero di essere italiano ora che lavori all´estero?
Sono fiero di quello che ho realizzato, di aver imparato a rialzarmi in piedi, di aver trasformato un sogno in realtà, di avere imparato dai miei errori, di avere tanti obiettivi in corso d’opera.
Hai lavorato col San Diego Ballet ed ora sei al California Ballet. Che realtà è per te la danza statunitense?
Il San Diego Ballet è stato per me un’ ottima occasione di crescita, un perfetto trampolino di lancio nella realtà artistica statunitense.
Il California Ballet è un’ottima Compagnia dal punto di vista sia professionale che umano; questa realtà è la conferma che la danza Made in USA costituisce per me il luogo ideale dove realizzarmi artisticamente in un contesto stimolante, gratificante e in continua evoluzione.
I coreografi con cui hai lavorato di più?
Volendo sintetizzare, ben sapendo di non poter citare tutti i nomi significativi, mi sento di citare Luciano Cannito, che è stato anche il mio Direttore al Teatro Massimo di Palermo, per poi passare a Ricardo Nuñez, Marcello Angelini, Luc Bouy e Javier Velasco.
Secondo te esiste un linguaggio ancora inesplorato nella danza?
La Danza è un’ Arte alla ricerca di linguaggi inesplorati.
Senti già nostalgia dell´Italia?
Seguo costantemente la situazione Italiana, in modo tale che, quando sopraggiunge la nostalgia, automaticamente passa.
Lorena Coppola
Foto Alessio Buccafusca