Re’Sean Pates è un giovane ballerino della compagnia di Daniel Ezralow. Cresciuto a Huntsville, in Alabama, all’età di tredici anni si trasferisce a Phoenix, in Arizona, dove a diciotto anni inizia a prendere lezioni di danza e a breve diventa professionista. La vera svolta per lui avviene quando quattro anni più tardi, mentre insegna danza a Phoenix, viene ingaggiato nel ruolo fisso di uno dei Warblers nel famoso show televisivo Glee che si svolge all’interno della Dalton Academy, una scuola privata maschile di Westerville nell’Ohio. Da allora Re’Sean viaggia fra Arizona e California insegnando danza e tenendo delle master class. L’ho intervistato in occasione della tappa partenopea del tour di Open, al Teatro Delle Palme, dopo la master class tenuta lo scorso 13 gennaio a Napoli, presso Movimento Danza, Ente di Promozione Nazionale diretto da Gabriella Stazio.
Come e perché hai scelto la danza?
È accaduto per caso. Stavo per laurearmi in psicologia e il mio migliore amico a quei tempi, che era un danzatore, mi disse che aveva bisogno di qualcuno che desse lezioni di hip hop, io accettai, e in quella scuola mi presentò un’insegnante di danza contemporanea che mi chiese: “sei un ballerino?” Io risposi: “no, per niente”. Lei mi chiese in ogni caso di provare a fare una lezione con lei, così iniziai e mi piacque. Da quel momenti decisi di essere un ballerino.
Quando hai iniziato a lavorare con Daniel Ezralow?
Ho iniziato a lavorare con Daniel a settembre del 2012. Non avevo mai lavorato con lui prima di Open.
Le tue precedenti esperienze artistiche?
Prima di lavorare con Daniel lavoravo in un programma televisivo negli Stati Uniti intitolato Glee, un musical televisivo a episodi ambientato in una scuola superiore in cui gruppi di canto e ballo si sfidano.
In che modo vedi te stesso come un artista?
Non saprei, non mi vedo specificamente racchiuso in un unico stile, mi piace l’hip hop, mi piace il contemporaneo, il lyrical jazz e li mescolo nel mio modo di danzare. Potrei dire dunque che mi vedo da differenti angolazioni.
Ma qual è lo stile che preferisci?
Mi piace l’hip hop e il contemporaneo, non saprei scegliere tra i due perché sono in assoluto i miei stili preferiti.
E in che modo vedi te stesso nella tua vita quotidiana, se ti guardi allo specchio che immagine di te vedi riflessa?
Mi vedo come un simpatico pazzerellone. Ogni giorno, quando mi guardo allo specchio, vedo tutta queste energia che ho e non so da dove mi venga. Ad esempio ieri sera sono stato in scena con “Open” ed è stato molto impegnativo, poi sono andato a letto tardissimo, mi sentivo distrutto, eppure stamattina appena sveglio mi chiedevo cosa dovessi fare oggi e son venuto qui a dar lezione, ho sempre un’energia incredibile, non so stare fermo. Dunque potrei dire che mi vedo come un “bambino cresciuto”.
Le cose che più ami?
Amo mangiare, amo stare con la mia famiglia, amo la musica e amo Dio.
È la tua prima volta qui a Napoli? La tua impressione.
Mi piace molto e adoro la pizza! Stando qui l’ho mangiata tutti i giorni, a pranzo e a cena, ne vado matto. Amo l’Italia e mi piacerebbe un giorno trasferirmi qui.
“Open”, un mondo di colori e prospettive. Cosa significa per te questa parola?
Significa non bloccare se stessi, ci sono tante di quelle cose al mondo che, se ci si chiude in un guscio, non si riesce a cogliere e vanno perse. È importante fare esperienze diverse, conoscere nuove persone, dare e ricevere, perché, se ci si chiude, ci si preclude tutto un mondo.
Ti consideri una persona “aperta”?
Assolutamente sì! Talvolta anche troppo, perché mi piace molto stare tra la gente, parlare con le persone, sono pieno di energia, sì, decisamente mi considero una persona aperta.
Essere in una compagnia di danza comporta molti sacrifici personali, lavorare ogni giorno, molte ore al giorno, incluso i weekend e i giorni festivi, viaggiare spesso, il livello di stress a volte è alto. Come vivi tutto questo?
È molto difficile, è una vita molto dura, comporta stare lontano dalla famiglia, dagli amici, dormire poco, mangiare male; è difficile, ma allo stesso tempo è una vita che amo, mi piace essere impegnato, la mia energia mi aiuta molto in questo.
Come concili la tua vita artistica con la tua vita privata?
Mi piace tenerle separate. Lavoro così tanto che quando arrivo a casa voglio staccare la spina, voglio stare con la famiglia e con gli amici e non parlo mai di lavoro.
Pensi che il tuo lavoro sottragga tempo alla tua sfera personale?
Sì, molto, ma io cerco sempre di trovare un equilibrio. In ogni caso, se dovessi essere costretto a scegliere tra il lavoro e la famiglia, sceglierei sempre e in ogni caso quest’ultima perché la famiglia è per sempre.
Ma come sarebbe la tua privata senza il tuo lavoro?
Sarebbe diversa, perché mi piace la musica e mi piace danzare e, probabilmente, se non mi sentissi realizzato nella vita artistica non riuscirei a dare tanto alla mia famiglia, a restituire quella parte della mia energia che trova espressione nella danza.
Progetti futuri?
Spero di continuare a lavorare con Daniel Ezralow, è una persona divertente e mi piace molto lavorare con lui. Altri progetti sono girare un film e viaggiare, danzare e insegnare in tutto il mondo.
Un messaggio conclusivo
Il mio messaggio conclusivo è un consiglio per chi si affaccia ora alla danza: chiedetevi se volete farne una carriera per il futuro. Pensateci bene, perché richiede davvero tanto lavoro, infinite ore di prove, di sonno perso, si è lontani dalla famiglia e richiede un lavoro fisico ed emotivo molto intenso. Pensateci davvero bene, ma, se davvero amate la danza, abbracciatela fino in fondo, senza perdere un solo attimo, perché la vita passa e non sappiamo cosa ci riserva il futuro. La danza “costa” molto in termini di sacrifici di ogni tipo, ma ci ripaga ampiamente. Guardate bene dentro voi stessi e, se davvero desiderate danzare, fatelo con tutta la passione, fino in fondo, ponetevi degli obiettivi e cercate di realizzarli, fate tutto ciò che potete finché siete giovani, perché è importante cogliere tutte le occasioni prima che sia troppo tardi.
Lorena Coppola