Mercoledì 13 agosto alle ore 21.00 al Teatro Romano di Verona Fondazione Arena presenta il debutto italiano del ballettoMedea, nell’ambito della rassegna Estate Teatrale Veronese 2014.
La coreografia porta la firma di Renato Zanella, Direttore del Corpo di ballo areniano che cura per questo spettacolo anche il coordinamento di costumi e luci, ed è ispirata all’omonima opera del noto compositore greco Mikis Theodorakis di cui riprende le musiche. Le scene sono progettate dal Direttore degli allestimenti scenici dell’Arena di Verona, Giuseppe De Filippi Venezia.
Impegnati i Primi ballerini, i Solisti, il Corpo di ballo ed i Tecnici dell’Arena di Verona.
Il coreografo Renato Zanella porta in scena per la prima volta in Italia il balletto Medea, per raccontare una vicenda, ripresa dall’omonima tragedia di Euripide, che ancora oggi sa di sconvolgente attualità: moglie e madre vittima del tradimento del marito Giasone, Medea diventa crudele carnefice dei suoi stessi figli per vendicarsi della violenza subita. «È la storia di una donna come di tante donne – afferma Zanella – è un dramma familiare che ancora oggi si ritrova nelle cronache nere che possiamo leggere sul giornale o vedere in televisione».
Ne esce un lavoro composito che suggerisce molteplici citazioni e sa unire danza, teatro e letteratura: «La mia Medea è una rivisitazione in chiave moderna di una delle tragedie più struggenti del teatro classico. Tradizione e innovazione si incontrano in una commistione di arti per uno spettacolo senza tempo».
Il coreografo idea questo balletto nel 2011 per il Festival di Syros, in Grecia, prendendo spunto dall’opera Medea di Mikis Theodorakis, musicista che il pubblico areniano ricorda per il suo strabiliante Zorba il Greco andato in scena nel 1988 nell’anfiteatro scaligero.
Dell’opera originale Zanella prende il momento centrale, più forte e incisivo, in cui si consuma la tragedia. Il balletto in un atto vede quindi la protagonista narrare in prima persona la sua triste storia alle donne di Corinto, che le chiedono il senso del suo gesto estremo. Da qui, all’interno di una scenografia intima ed essenziale composta solo di un barca, un ponte e una sedia – che rimandano ai temi del viaggio e della fuga, della casa e della divisione tra il palazzo e la spiaggia dove tutto ha luogo – ha inizio il racconto e, come in un flashback, lo spettatore assiste all’intera vicenda.
Dopo la conquista del vello d’oro, Giasone e Medea si stabiliscono a Corinto dove vengono alla luce i loro due figli; tuttavia ben presto l’uomo lascerà la propria sposa per Glauce, figlia del re Creonte, ambendo al trono. Medea, pazza di gelosia, uccide quindi la ragazza e suo padre giunto a soccorrerla, inviandole in dono un velo impregnato di veleno. Non paga della sua vendetta, la donna decide di ferire ancora più profondamente l’animo del marito privandolo della sua discendenza e, pur straziata nel cuore, uccide anche i loro due figli, forte del consiglio del re di Atene, Egeo, che le promette protezione e rifugio.
Interpreta Medea la prima ballerina areniana Teresa Strisciulli, mentre accanto a lei vediamo Sofia Pintzou come Corifea. Tra gli altri protagonisti, Scilla Cattafesta è Glauce, Antonio Russo Giasone, Evghenij Kurtsev Egeoe Pietro Occhio Creonte. Nel ruolo dei Messaggeri Marco Fagioli, Ivan Piccioli e Massimo Schettini, mentre nelle Donne di Corinto Annalisa Bardo, Federica Cristofaro, Carmen Diodato, Sara Lippi, Annamaria Margozzi, Marta Marigliani, Elisa Mazzoli, Rina Montanaro, Vincenza Milazzo, Yasmine Mechergui e Adriana Pappalardo.
Sara Zuccari
Direttore www.giornaledelladanza.com