Ci giunge notizia di un clima rovente al Teatro San Carlo di Napoli dove pare che cinque tersicorei ed una corista siano protagonisti di “estorsione negoziale”: rinuncia ai diritti acquisiti in cambio di 100 euro e di un contratto a termine.
Il “caso” prende forma lo scorso dicembre, quando un danzatore si presenta davanti alla Commissione di Conciliazione della Direzione territoriale del lavoro di Napoli a reclamare “spettanze dovute in ragione del parziale godimento delle ferie e dei riposi compensativi”, in virtù di contratti di lavoro con l’ente dal dal 29 dicembre del 2002 al 23 ottobre del 2014 ha lavorato al con 24 contratti a tempo determinato. Stando ai fatti, pare che la vicenda si sia risolta in questo modo: la Fondazione Teatro di San Carlo “si impegna ad assumerlo con contratto di lavoro a tempo determinato dal 6 dicembre 2014 al 5 gennaio 2015, ed il ballerino in cambio, accetta la somma di 100 euro a saldo delle spettanze maturate, e rinuncia a ogni eventuale pretesa: differenze retributive, lavoro straordinario, tfr, tredicesima, quattordicesima, ratei di ferie e festività, lavoro domenicale, permessi, indennità legate alla cessazione del rapporto anche per danno biologico ed esistenziale”.
Il verbale sottoscritto dai ballerini e dal teatro è stato però impugnato e l’avvocato Francesco Andretta e il professor Gaetano Natullo, nei ricorsi depositati al tribunale di Napoli, parlano di «illecito penale» e lo qualificano «estorsione negoziale». Un’ipotesi che, ovviamente, è tutta da verificare. In prima battuta infatti, la Commissione di conciliazione aveva comunicato che la stessa “si rifiuta di procedere alla sottoscrizione dei verbali, constatando la sussistenza dell’illiceità della condotta e degli estremi della fattispecie di reato di estorsione negoziale, e invitando la parte datoriale a dar comunque luogo alle assunzioni indipendentemente dalle conciliazioni”. Erano i primi giorni del dicembre 2014 quando i ballerini vengono convocati da una nuova commissione e, questa volta, la Direzione provinciale non ha nulla da eccepire. Quindi firmano! Ma perché rinunciare ai diritti acquisiti per cento euro e un contratto a tempo determinato? «Se non avessero firmato non avrebbero potuto più lavorare», è la tesi dell’avvocato Andretta.
Intanto è il 19 febbraio quando si riunisce un’altra commissione di conciliazione, presieduta questa volta da Patrizia Matrecano. Ecco cosa scrive: “Viene chiesto al lavoratore se la sua presenza per firmare i verbali di conciliazione sia il frutto di libera determinazione o se sia presente dietro costrizione. Il lavoratore dichiara che la Fondazione gli ha espressamente comunicato che se non avesse sottoscritto il verbale di conciliazione non avrebbe più lavorato per il San Carlo. E la direttrice del personale della Fondazione dichiara di aver predisposto tutti i verbali di conciliazione già dal novembre 2014, dietro espressa direttiva del commissario straordinario del San Carlo”. È per questo che i membri della commissione «contestano la mancanza della libera volontà dei lavoratori» e «rifiutano di sottoscrivere i verbali», quegli stessi verbali che adesso sono al vaglio degli inquirenti.
Alessandro Di Giacomo
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