Lunga è la vita nella danza di Vittorio Biagi: il ballerino nato dalla costola di Dell’Ara e di Porcile, allievo della Suola della Scala, primo ballerino insieme con Bortoluzzi nel Balletto del XX secolo di Béjart, étoile all’Opéra Comique di Parigi, è stato in questo fine-novembre a Roma per Shéhérazade nel Teatro Cassia, con la sua compagnia Danzaprospettiva, da lui stesso fondata nel 1978.
L’epoca dei trionfi per Biagi sembra lontana, ma soltanto perché sono ben 45 a tutt’oggi gli anni della carriera di questo batterista per passione, ballerino per professione, coreografo per maturazione.
Allora, alla fine degli anni ’60, all’Opera di Lione creò la compagnia di 40 elementi Ballet de Lyon, e tornato in Italia nel 1977 dopo 18 anni, chiamato dall’A.T.E.R. a fondarne un’altra, creò e diresse per tre anni il glorioso Aterballetto, che in seguito con Amedeo Amodio e Mauro Bigonzetti sarebbe divenuto la compagnia più importante in Italia, dopo quelle dei teatri lirici.
Poi… come ha scritto Vittoria Ottolenghi, “…egli è nato alla danza in Italia, ne è subito fuggito in cerca della grande danza internazionale. Mentre tanti giovani seguono il suo esempio, lui è tornato, con le sue geniali impennate, la sua vitalità, il suo coraggio…”. Biagi oggi sembra andare controcorrente: sembra, ma le sue scelte nascono dalla riflessione sulla condizione della danza in Italia e in Europa, dove egli ha da tempo portato in tanti teatri il suo mondo straricco di spunti coreografici, interpretati da ballerini sceltissimi, che magari dopo il suo lancio se ne sarebbero andati per un’altra strada, come il giovane Giuseppe Barsalona.
E Biagi, dal suo riserbo solitario, seguita a creare altri balletti, oltre ai suoi più che 200 messi in scena in Italia e in Europa: nel 1995 creò Recordare in memoria di Paolo Bortoluzzi, nel 2000 anno giubilare montò Resurrectio, quasi un oratorio sacro sul Requiem di Mozart: per il centenario della morte di Verdi (2001) un caleidoscopio spiritosissimo di arie verdiane, in cui egli incarnava il vecchio Falstaff.
Tornò su Mozart nel 2006 col suo raffinato Don Giovanni, mentre recentemente, nel 2008, gli veniva consegnato a Roma il singolare Premio Anita Bucchi per la carriera. Oggi, celebrando il secondo centenario della nascita di Chopin, Biagi ha utilizzato la musica del grande polacco per Frammenti di donna, il brano che funge da prologo nella “Serata Shéhérazade” creata sulla voluttuosa partitura Shéhérazade di Rimsky-Korsakov. Più che indulgere sui colori orientali della musica e sul personaggio fiabesco, Biagi ha cercato la “Shéhérazade del nostro tempo” ed ha dedicato alla donna tutta la coreografia, riservando per sé (con grande presa di coscienza delle sue capacità di ballerino ormai anziano) il ruolo non privo di erotismo dell’autore. Biagi resta una delle grandi figure della danza e del balletto italiani, per l’originalità delle idee, il loro sempre nuovo sviluppo coreografico e la scelta eccellente dei danzatori, in questa occasione Laurence Patris, Veronica Lombardi, Giulia Fedeli, Noemi Capuano, Sabrina Fontanella, Daniela Filangeri, German Marina, Sebastiano Andrea Meli, Vincenzo Del Popolo, Valerio Moro. Costumi di Helène Diolot.
INFO
Teatro Cassia
Tel. (+39) 06 96527967
Paola Pariset