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La danza rende migliori: intervista a Laura Comi

laura comi

Diplomata con passo d’addio presso la Scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma, entra a far parte del Corpo di ballo del Teatro, arrivando a ricoprire il ruolo di Prima Ballerina Etoile. Dopo una tournèe in Germania, ha svolto nel 1989 un periodo di perfezionamento presso l’English National Ballet. Il suo repertorio include i maggiori titoli del repertorio classico quali “La Sylphide”, “Lo schiaccianoci”, “Giselle”, “Don Chisciotte”, “La bella addormentata nel bosco”, “La fille mal gardée”, “Romeo e Giulietta”, “La bisbetica domata”, “Onegin”, “Spartacus”, “Pas de Quatre”, “La Péri”, “Petruška”, “Il lago dei cigni”, “Cenerentola”, “Raymonda”. Ha danzato versioni moderne dei balletti: “Cenerentola” di Cannito, “Coppelia” di Bigonzetti, “Romeo e Giulietta” e “Coppelia” di Amodio. Ha interpretato produzioni in omaggio a Balanchine danzando “I quattro temperamenti” (Il Sanguigno), “Allegro Brillante”, “Who Cares?”, “Apollon Musagete” (Tersicore); in omaggio a Nijinsky “Jeux”, e in omaggio a Massine la bambina americana in “Parade”. Ha danzato inoltre: “Sei in movimento” di Bigonzetti, “Kachaturian pas de deux” di Allan, “L’uccello di fuoco” e “Carmina Burana” di Carbone, “Il pipistrello” di Nuñez, “Tre Preludi” di Stevenson, “Estri” di Milloss, “Ricercare a nove movimenti” e “Per Alvin” di Amodio, “L’Arlesiènne” e “Ma Pavlova” di Petit, “I Pini di Roma” e “Blues e Fanfare” di North, “Vespri siciliani” di Spoerli, “L’Art d’Aimer” di Aviotte, “Le Jardin Jeux d’Amour” di Maillot, “Orlando” di North, “Filumena Marturano” e “Gerusalemme” di Bouy, “Passasti al par d’amor” di Gai, “Girotondo Romano” e “Trilogia di Figaro” di Cannito. Nel 1996 a Positano, le è stato conferito da Alberto Testa il premio “Leonide Massine” per la danza, in seguito alla promozione a Prima Ballerina. Nel 2001 ha ricevuto il premio Gino Tani, per l’interpretazione in “Romeo e Giulietta”. Nel 2002 è stata invitata dal Teatro Comunale di Firenze. Nel 2003 ha partecipato al Gala Internazionale “Todi Music Fest” tenutosi a Norfolk in Virginia (U.S.A.). In rappresentanza del Teatro dell’Opera, si è esibita in Brasile (Porto Alegre – Gonsalves). Nel 2004 ha danzato, in tourneé con la compagnia del Teatro dell’Opera, “Il lago dei cigni” a Piacenza presso il Teatro Municipale e a Catania presso il Teatro Massimo Bellini e “Petruška” presso il Teatro Kremlin di Mosca. Dal 2000 insegna repertorio classico alla Scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma. Nel 2004 è stata nominata Etoile del Teatro dell’Opera di Roma. Nel 2004, 2005 e 2006 ha preso parte alla commedia “Il canto del cigno” con Mario Scaccia. Nel 2005 le è stato conferito, dall’Associazione Culturale “Romeo Collanti, il premio “Marforio d’oro” per la danza. Nel 2006 ha ricevuto il premio “Le ragioni della nuova politica” dall’Associazione Culturale L’Alba del Terzo Millennio. Nel 2007 ha debuttato nella prima assoluta di “Alcione”, spettacolo di musica, danza e prosa con Mario Scaccia; inoltre ha coreografato le scene ballate prendendovi anche parte, di “Rigoletto”, “Traviata” e “Trovatore” nell’ambito del Festival dei Presidi di Orbetello. Nel settembre dello stesso anno è stata invitata a Positano alla serata “Pas de Dieux” appendice del premio. Nel 2008 ha ricevuto, a Positano, il premio alla carriera “Leonide Massine”. Nel 2009 ha ricevuto i premi “La Ginestra d’oro” e “Roma è… Arte”. Nel 2010 ha ricevuto il premio “GEF” e la Targa d’argento”Athena Parthenos”. Da settembre 2011 è Direttrice della Scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma.

Gentile signora Comi, iniziamo con un po’ di ricordi… quando si è accorta di amare la danza e di voler diventare una ballerina?
Durante gli studi presso la Scuola di danza del Teatro dell’Opera, poiché oltre alle lezioni quotidiane partecipavo sin da bambina agli spettacoli di opere e balletti in cartellone al teatro dell’Opera. Frequentando da subito il teatro sono stata affascinata e catturata dal mondo del palcoscenico venendo a contatto con gli artisti e con il mondo professionale, ossia con ballerini, coreografi, registi, direttori d’orchestra, scenografi, costumisti ecc. È  stato inevitabile il coinvolgimento e da allora ho capito che quella sarebbe stata la mia scelta.

Ha iniziato a studiare subito danza con la Scuola dell’Opera di Roma oppure prima ha frequentato altre realtà?
Ho iniziato a studiare danza alla Scuola dell’Opera.

Cos’ha significato scoprire la passione per la danza e tramutarla in una professione?
Sin da giovanissima  ho capito l’importanza del grande investimento unito a tanti sacrifici, anche della mia famiglia, per il raggiungimento del diploma all’abilitazione professionale.

Che ricordi conserva degli anni trascorsi presso la scuola dell’opera? Chi erano i suoi maestri e quando è salita in palcoscenico davanti ad un pubblico per la prima volta?
Ho ricordi di anni molto impegnativi e ricchi di esperienze, l’entusiasmo e il desiderio di diventare una ballerina mi hanno permesso di affrontare lo studio con la disciplina e la determinazione richieste,  i miei maestri mi hanno seguita e accompagnata in questa lunga formazione dandomi le bellissime opportunità di partecipare agli spettacoli del Teatro sin dall’inizio degli studi, la mia prima volta  infatti al Costanzi è avvenuta a soli tre mesi dal mio ingresso alla Scuola, frequentavo il primo corso e mi è stato affidato il ruolo del diavoletto nel Falstaff.

In seguito al diploma è entrata nel corpo di ballo dell’Opera danzando tutti i ruoli più belli, in veste di prima ballerina e di étoile. Cosa le piace ricordare in particolare del suo passo d’addio e dell’ingresso in compagnia?
Il passo d’addio lo ricordo come un passaggio molto importante, non solo per l’opportunità che ho avuto nell’aver danzato il pas de deux del Cigno Nero ma per la consapevolezza che iniziava personalmente una nuova vita, avevo terminato anche gli studi con la maturità classica, mi affacciavo quindi al mondo dei professionisti e l’ingresso in Compagnia rappresentava la realizzazione di un sogno.

Ha avuto l’onore di perfezionarsi presso l’English National Ballet. A quei tempi, qual era il maggior punto di forza e che aria si respirava in questa celebre istituzione?
Il punto di forza era rappresentato dai numerosi spettacoli che portavamo in scena sia a Londra che in tournée, senza però mai trascurare lo studio quotidiano che rappresentava il vero momento per perfezionare la tecnica e ricercare attraverso una scrupolosa cura di renderla naturale. L’aria che si respirava era quella della continua ricerca del miglioramento, si era stimolati a confrontarsi e a dedicarsi con impegno perché era la ricetta per andare avanti.

Tra le tante serate ed esibizioni quale le è rimasta maggiormente nel cuore?
Sicuramente un “Romeo e Giulietta” alle Terme di Caracalla con Mario Marozzi, fu una serata indimenticabile caratterizzata da forti emozioni alimentate anche da un pubblico particolarmente attento e coinvolto.

Come si è accostata in seguito all’insegnamento?
Per dare un contributo ai giovani con l’insegnamento del repertorio classico.

In seguito ha assunto la direzione del Teatro dell’Opera di Roma. Quali sono le sue linee guida all’interno della scuola?
Le linee guida sono quelle di conciliare al meglio studio ed esperienze lavorative, ossia le lezioni quotidiane, tese all’avanzamento del programma didattico, e le prove per la preparazione degli spettacoli, che comprendono sia quelli inerenti le attività proprie della Scuola, sia quelli in programma al teatro dell’Opera. Affinché ciò sia possibile è necessario mettere insieme vari fattori tra cui organizzazione, pianificazione ed intesa tra me e il corpo docente. Seguo tutti gli allievi e costantemente, mi relaziono con gli insegnanti per avere sotto controllo tutti e conoscere la caratteristiche di ogni singolo. Mi piace molto il lavoro accurato, scrupoloso perché risulta fondamentale al fine di elaborare la parte artistica.

Per sua esperienza come si può preservare e insegnare lo “stile” accademico?
Soltanto praticandolo e dove non avviene a sufficienza incentivandolo, poiché permette di danzare al meglio.

Quali sono i maggiori traguardi raggiunti e i punti di forza della Scuola di ballo sotto la sua direzione?
Credo di aver dato, grazie al Sovrintendente del Teatro e attraverso scelte mirate, grandi opportunità ai ragazzi di cimentarsi in ruoli diversi così da permettere loro di essere pronti all’impegno professionistico una volta usciti dalla scuola; la maggior parte dei nostri diplomati è impiegato in importanti compagnie in Italia e all’estero. All’interno del percorso scolastico ho inserito ulteriori ore di studio, oggi sono tante le materie che impegnano i nostri allievi e che hanno di molto ampliato la loro formazione, mi riferisco alle lezioni di musica, al repertorio, al contemporaneo, alla propedeutica per i più piccini. Oltre a diverse tournée in Italia e all’estero.

Quando ha deciso di smettere i panni di danzatrice e com’è avvenuto il suo addio alle scene?
Ho danzato a lungo, anche oltre la comune età, finché sono stata chiamata a guidare le giovani promesse della nostra scuola e con molto onore e umiltà mi sono lanciata in questo meraviglioso incarico cercando di portare il mio contributo, di tanti anni di carriera e di teatro, nella formazione dei giovani tersicorei.

Tra tutti i ruoli ricoperti del grande repertorio in quale si è sentita maggiormente a proprio agio per affinità e per interpretazione?
Sono diversi i personaggi che ho interpretato e che mi sono rimasti nel cuore, tra tutti però sicuramente Giselle, Giulietta e Odette/Odile.

Tra i tanti coreografi che ha incontrato sul suo percorso artistico chi ha fatto la differenza?
Posso dire che tutti, anche se in modo diverso, hanno contribuito alla mia formazione professionale ed umana, le esperienze, le diverse conoscenze e approcci di lavoro da parte di tanti coreografi ti permettono non solo di crescere artisticamente ma di sviluppare mediante letture diverse di personaggi e balletti uno spirito critico che per esempio oggi ritrovo utilissimo.

Quale dote non deve mai mancare ad un docente per essere considerato tale?
La pazienza e il saper variare le modalità di approccio verso gli allievi che sono numerosi e differenti per evoluzione e carattere.

A suo avviso, come si deve valutare obiettivamente una creazione coreografica? Qual è l’approccio giusto nel giudicare il lavoro altrui?
La valutazione è soggettiva  e legata  al gusto di ognuno, tuttavia per giudicare penso che si debba tenere conto di tanti fattori che possono dipendere dalla formazione, dall’età,  dalla finalità e dalle scelte musicali e di allestimento del coreografo.

Un’artista deve possedere la capacità di reinventarsi ogni giorno?
Ogni giorno l’artista è chiamato a rinnovare e impiegare le proprie risorse con metodicità e responsabilità per far sì che sia sempre un artista vivo e in continuo progresso.

Cos’è il talento e come lo si riconosce?
Il talento è una grande qualità, sicuramente innata, che permette di affrontare con più disinvoltura e successo le proprie esibizioni artistiche, spesso si riconosce già in soggetti molto giovani.

La Scuola di danza del Teatro dell’Opera è una delle più antiche in Italia ed è situata in una suggestiva location avvolta da un’atmosfera d’altri tempi, Luchino Visconti la scelse come sede per il suo film “Bellissima” con Anna Magnani.  Ai suoi occhi, signora Comi, cosa rende magico questo luogo?
Lo rende magico la cornice in cui alberga la scuola, ossia l’acquedotto Felice, voluto da Papa Sisto V, all’epoca Felice Peretti – da qui il nome dell’acquedotto –  e il Circo Romano su cui l’area si trova, si respira quindi un’aria  intrisa di passato ma viva, perché animata dalla proiezione verso il futuro dei nostri ragazzi per i quali ci adoperiamo. Un’atmosfera  resa suggestiva e magica dal tempo trascorso e dal divenire.

Il linguaggio del corpo, da sempre, ha il compito di veicolare differenti significati mediante l’apprendimento di codici ben definiti e determinati. Qual è l’errore da non commettere mai per chi si avvicina, oggigiorno, allo studio della classica accademica?
È di credere che lo studio sia limitato al periodo scolastico, in realtà soltanto lo studio assiduo e continuo per tutta la carriera permette di perfezionare la tecnica, mezzo indispensabile per poter al meglio interpretare e comunicare.

Per concludere: l’arte, la cultura, il balletto e la danza quali valori aggiunti sono stati e saranno per l’intera umanità?
Rendono le persone migliori!


Michele Olivieri
Foto: Federico Riva e Attilio Cristini
www.giornaledelladanza.com

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