Franco Miseria, ballerino e coreografo, è uno dei nomi più noti del panorama della danza televisiva italiana e non solo. Il suo nome è legato a trasmissioni quali “Piccolo Slam”, “Fantastico”, “Luna Park”, per citarne solo alcune. A dicembre 2018 presenterà il suo primo concorso di danza “Key Dance Competition”, di cui è ideatore e direttore artistico, e debutterà come stilista in una nuova linea di moda e abbigliamento dedicata alla danza: “Key Dance by Franco Miseria”. In questa intervista si racconta in esclusiva al Giornale della Danza.
Franco Miseria, un grande nome, una grande carriera. Lei ha esordito con “Piccolo Slam”, uno dei primi spettacoli RAI dedicato ai giovani che ha segnato una pagina della storia della TV, possiamo definirlo in qualche modo rivoluzionario per i tempi?
Direi di sì, perché comunque l’idea (ero anche autore insieme a Marcello Mancini) era un po’ rivoluzionaria. Portammo praticamente la discoteca in televisione e il pomeriggio tutti i ragazzi, per un’ora circa, seguivano questo programma. La prima edizione era in bianco e nero, mentre la seconda edizione, nel 1978, fu trasmessa a colori e rappresentò anche il lancio di una grande showgirl che mi sta molto a cuore: Stefania Rotolo, insieme a Sammy Barbot.
Poi è stato protagonista di un altro straordinario successo, “Fantastico”, considerato l’emblema del varietà televisivo
Per quanto mi riguarda è un ricordo speciale e penso anche per il pubblico. Su quindici edizioni ne ho fatte circa dieci, per cui sono riuscito a fare un bel percorso di danza a 360 gradi. All’epoca la televisione ‒ e la RAI in particolare ‒ era disponibile ad investire sulla danza.
Quali sono stati i momenti più indimenticabili del Suo percorso artistico?
Sono diversi, diciamo che quello che ricordo con più entusiasmo è Fantastico 8, l’edizione condotta da Adriano Celentano, perché in quell’edizione, oltre ad Heather Parisi, ho coreografato i più grandi ballerini internazionali. È un ricordo che ho sempre molto forte dentro di me.
Con Heather Parisi un grande sodalizio umano ed artistico, un connubio davvero speciale, possiamo parlare di alchimia?
Sì, oltre alla sua bravura sua al mio impegno, c’è stata anche molta fortuna. L’ho incontrata una sera in discoteca, l’ho vista ballare e da lì è nato tutto. Io ero già coreografo ufficiale di Luna Park e dovevo coreografare Miguel Bosé. All’ultimo momento, a due settimane dalla messa in onda, Miguel non ha più potuto partecipare al programma e io ho proposto Heather Parisi in alternativa. Il vicedirettore generale della RAI all’epoca era Giovanni Salvi, il quale accettò subito dopo averla vista in un provino nel suo ufficio. Da quel momento partì la carriera di Heather.
Lei ha lavorato tanto con Don Lurio, un ricordo del grande Maestro?
Prima di Don Lurio ho lavorato con Franco Estill, all’epoca però ero ancora autodidatta, poi sono andato a studiare perché bisognava superare la selezione base in RAI; dopodiché ho iniziato a lavorare con Don Lurio. Lui mi ha trasmesso tutto lo stile americano che io ho assimilato completamente. Dopo Don Lurio il mio maestro ispiratore è stato Bob Fosse e da lì è partita la mia carriera con questi punti di riferimento solidi.
Secondo Lei potrebbe ritornare l’epoca dei varietà?
Non credo che possa tornare come un tempo, io non vedo più un futuro televisivo ballettistico. Forse la danza ha ancora spazio nei teatri ma, per quanto riguarda la TV, credo che sia una pagina oramai chiusa che non ritornerà più, poiché non vi è l’interesse a farlo a mio avviso, anche se, comunque, un buon varietà, con brave persone, si potrebbe sempre riproporre.
Attualmente, a Suo parere, in che direzione va la danza?
Quella teatrale ha più chance, ma, comunque, per un ballerino che ama la danza e vuole fare carriera, secondo me la cosa migliore in questo momento è fare le valigie e andare fuori appena compiuti i diciotto anni. Poi magari tornare quando si è diventati famosi. Ci sono stati tanti di questi casi, anche nel passato.
Al momento è impegnato su più fronti artistici e sta per presentare la prima edizione del concorso “Key Dance Competition”, di cui è direttore artistico, vuole parlarcene?
Poiché sono anni che mi invitano ai concorsi come giurato, mi solleticava molto l’idea di istituire un mio concorso di danza per aiutare i giovani. Conosco le difficoltà dei giovani danzatori di oggi e spero con il mio concorso di dare delle speranze ai sogni dei ballerini. La prima edizione di “Key Dance Competition” debutterà il 2 dicembre 2018 al Teatro Politeama di Prato. È un’iniziativa realizzata in collaborazione con l’Associazione Labirinto diretta da Maria Meoni. Il Giornale della Danza diretto da Sara Zuccari è il nostro media partner.
Al momento sta lavorando a un altro grande progetto: la Sua linea di moda e abbigliamento di danza, quando è previsto il lancio?
Ho deciso di debuttare come stilista in una nuova linea di abbigliamento per la danza. Anche in questo caso l’ispirazione è stata “Key Dance”, inteso come “la chiave per la danza”. Sto lavorando per debuttare in questa nuova avventura che mi stimola molto, perché la moda ha sempre vestito la mia danza. La linea sarà firmata da me personalmente e distribuita con il logo “Key Dance by Franco Miseria”. Si tratta di un marchio esclusivo, realizzato in collaborazione con un atelier di cui svelerò a breve il nome. Durante il concorso del 2 dicembre saranno presentate già delle T-shirt con il marchio e il logo e per “Danza in Fiera” 2018 saremo pronti con la linea completa.
Ha altri progetti in cantiere?
Il giorno 8 dicembre 2018 al Pala Seven Show di Roma torno in scena dopo quarantacinque anni in uno spettacolo ideato da me dal titolo Papà non voleva. È uno spettacolo a 360 gradi, è molto più di un musical, dentro c’è tutto. Il mio intento è lanciare dei messaggi a favore della danza, rivolti soprattutto ai genitori, che sono spesso un po’ troppo disattenti alle passioni dei propri figli.
Un messaggio conclusivo da rivolgere ai giovani che si avvicinano alla danza?
La danza è vita! La danza e la musica dovrebbero essere per tutti, non solo per i giovani. La danza dovrebbe essere un linguaggio universale anche per le persone che non danzano, perché è una carica che permette di affrontare anche la quotidianità con più grinta.
Lorena Coppola
www.giornaledelladanza
Photo Credits: Press Office Franco Miseria