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Carla Fracci madrina della manifestazione RomainDanza

Grande successo per Alessandro Rende e Paolo Mongelli, direttori artistici di RomainDanza, fiera della danza alla sua prima edizione, perfettamente riuscita. Grandi spazi interamente dedicati alla danza, lunghi corridoi occupati da giovani allievi danzatori che attendevano di fare lezione con i grandi maestri presenti alla fiera. Conferenze, premiazioni, prime interpretazioni teatrali come la Carmen della compagnia Atzewi, tutto questo ma anche molto altro è stata RomainDanza e per saperne di più il giornaledelladanza.com ha incontrato Carla Fracci, l’etoile italiana più famosa al mondo, la ballerina romantica per antonomasia.

Signora Fracci, un pensiero su questa Fiera della Danza

RomainDanza è stata una bellissima iniziativa, molto ben organizzata, ma in particolar modo, quello che mi ha fatto più piacere, è il fatto che questa iniziativa sia nata per volontà di due ragazzi che ho visto crescere e lavorare per la danza. Sto parlando dei direttori artistici Alessandro Rende e Paolo Mongelli, due professionisti di questo settore che io ho avuto il piacere di avere con me durante gli anni della direzione al Teatro dell’Opera di Roma.

Che ricordo ha del periodo in cui avete lavorato insieme?

Per quanto riguarda Alessandro Rende, lui fece proprio con me l’audizione per entrare all’Opera, mentre Paolo Mongelli faceva già parte del Teatro. Hanno lavorato tanto e sono stati molto impegnati in ruoli importanti come primi ballerini. E’ molto bello che loro abbiano trovato un loro modo per esprimersi e per aiutare il mondo della danza che purtroppo si trova sempre a dover elemosinare. La danza è un’arte e come tale andrebbe rispettata e tutelata.

Lei si è sempre impegnata molto sia in palcoscenico che dietro le quinte …

Ho dato tutta me stessa alla danza, ho portato il nome dell’Italia in tutto il mondo, ho avuto una bella carriera e per questo ho sempre lottato per tutelare la danza. Purtroppo col tempo mi sono accorta che ad espormi ero sempre io, ho sempre detto ai danzatori che dovevano difendersi e far sentire la propria voce per vedere riconosciuti i propri diritti, in pochi mi hanno ascoltata. A volte il rimanere in silenzio equivale a subire.

Ritiene sia questa la pecca della danza italiana?

Sì.

Cos’altro nota del mondo della danza italiano?

C’è tanta volontà, tanta professionalità ma il settore danza è sempre stato, nella storia, quello più debole rispetto ad altri ambienti artistici. Il dolore oggi è vedere la danza che non è condotta nel modo giusto.

Che cosa ha in programma in futuro?

I progetti qui in Italia sono tanti, ma bisogna trovare gli sponsor, il Dio Soldo! In questo momento sono Assessore della Cultura della Provincia di Firenze e credo possano nascere delle cose importanti da portare nei vari teatri che mi hanno già ospitata.

Alessandro Di Giacomo

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