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Danza e flessibilità: limiti e potenziamento della mobilità articolare

Cosa significa essere flessibili?

Un soggetto dotato di flessibilità possiede la capacità di muovere liberamente un insieme di articolazioni per tutto il proprio range di mobilità, senza alcun limite e senza avvertire dolore.

Sono numerosi i fattori che influenzano la flessibilità: la struttura anatomica dell’articolazione, ossia legamenti, tendini, muscoli, pelle, tessuto adiposo, e via dicendo; fattori fisiologici, sesso, età, temperatura corporea e atmosferica, e perfino l’ora del giorno, la stanchezza accumulata e lo stato d’animo.

Premesso che non è necessario essere estremamente flessibili per danzare, è vero anche che dal punto di vista della performance, la mobilità articolare è una componente essenziale e deve essere sviluppata e mantenuta attraverso un adeguato programma di allenamento basato sullo stretching.

Esistono due tipi di stretching, quello statico o passivo e quello dinamico. Il primo implica la tenuta della posizione per un certo periodo di tempo e sfrutta l’azione dell’inerzia, la gravità che agisce sul corpo o l’aiuto di un partner. Il secondo invece avviene in movimento, ed è dovuto all’azione dei muscoli che distendono gli antagonisti, come avviene per esempio durante l’esecuzione di tendu, rond de jambe, grand batteman eccetera.

Dopo questa breve panoramica, chiariamo alcuni concetti base relativi all’allenamento della flessibilità. Innanzitutto, la sicurezza è fondamentale. Allungare troppo rapidamente o eccessivamente il corpo è pericoloso, può provocare strappi muscolari e lesioni a legamenti e tendini che avranno ripercussioni sulla salute in generale.

In secondo luogo, fare stretching non significa riscaldarsi. Lo scopo del riscaldamento infatti è aumentare la temperatura del tessuto muscolare al fine di produrre un cambiamento muscolo-scheletrico a breve termine e preparare il ballerino alla successiva sessione di attività. Allungare i muscoli invece ha l’obiettivo di indurre un cambiamento più a lungo termine nella gamma di movimento di un individuo.

Ciò implica che il tempo prima della lezione non dovrebbe essere utilizzato per aumentare la flessibilità, perché i muscoli caldi sono più estensibili e reattivi, quindi è meglio e decisamente più salutare allungarsi dopo la lezione o le prove, quando i muscoli sono allenati.

L’allenamento sulla flessibilità è un gioco di pazienza, costanza e determinazione. Si tratta di usare la tecnica giusta e la corretta sequenza di allungamento. Allenarsi anche blandamente quattro a cinque volte a settimana produrrà benefici e risultati molto maggiori rispetto a brevi e faticose raffiche di stretching che alla lunga danneggiano il ballerino.

Per quanto lo stretching implichi costanza e persistenza, è anche essenziale garantire al corpo il giusto tempo per riposare, elaborare ed eventualmente riparare lesioni fisiche. I danzatori performano con più successo quando i loro corpi sono riposati e rilassati, quindi dovranno imparare a gestire la fatica e lo stress che possono far contrarre eccessivamente i muscoli e incidere negativamente sulla concentrazione.

Più comunemente, i ballerini subiscono infortuni agli arti inferiori, all’anca e alla schiena, pertanto è necessario lavorare sui flessori dell’anca, sui muscoli posteriori della coscia (chiamati anche hamstring) e sui polpacci. Questi ultimi in particolare meritano grande attenzione perché aiutano l’allungamento degli hamstring e della parte bassa della schiena, creando le tanto amate linee. Ecco la meraviglia del nostro corpo, ogni sua parte è connessa con tutte le altre.

Bisogna dunque prendersi il tempo per allungare l’intero corpo e nell’ordine corretto, iniziando dalla parte superiore del corpo, procedendo verso il basso, rendendo l’allungamento gradualmente più intenso. In tutto ciò, la respirazione svolge un ruolo essenziale, deve essere profonda e corretta in modo da garantire un’adeguata ossigenazione muscolare e attenuare lo stato di tensione dovuta all’esercizio.

Durante i fisiologici scatti di crescita, i ballerini più giovani perdono una rilevante quantità di flessibilità, forza, coordinazione ed equilibrio, e questo li espone a maggiori rischi di lesione. Il corpo cambia e i muscoli spesso non si allungano alla stessa velocità delle ossa.

All’aumentare dell’altezza, il centro di gravità si solleva e ciò avviene tanto rapidamente che il cervello non ha il tempo di calcolare le nuove regole per raggiungere l’equilibrio. L’allenamento della forza e lo stretching sono dunque ancora più importanti in questa fase per evitare lesioni e infortuni.

Il maggiore aumento della flessibilità si verifica tra i 7 e i 12 anni, e diminuisce con l’età. Tuttavia il maggior contributo alla diminuzione della flessibilità non è l’invecchiamento come si può pensare, bensì la mancanza di allenamento e attività fisica, causati da uno stile di vita sedentario.

La verità dunque è che chiunque e a qualsiasi età può diventare più flessibile, se impara a farlo correttamente e se si impegna con perseveranza e forza di volontà, doti indispensabili per approcciare alla danza.

Stefania Napoli
www.giornaledelladanza.com

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