Giovedì 20 luglio debutta in prima nazionale al Festival Taormina Arte il nuovo spettacolo di danza della compagnia DT Junior Ballet, con la coreografia di Alessandra Scalambrino, le musiche originali di Carmelo Maucieri e la drammaturgia di Rosalba Buda.
La cornice naturale che ospiterà RADICI, L’importanza di ciò che non si vede – questo il titolo della performance – sarà il Parco Trevelyan, luogo deputato per eccellenza di un concept creato sulla metafora dell’esistenza umana – simboleggiata proprio dall’albero, ripercorsa in un viaggio che parte dai Greci per arrivare al mondo moderno.
“Proprio come l’essere umano – afferma Rosalba Buda – un albero nasce, cresce, produce dei frutti e, al tempo stesso, è anche l’emblema di un futuro positivo fondato su stabili radici che raffigurano il modello di legame con le origini e con gli istinti. Se il suolo costituisce la struttura o il mondo circostante, la chioma e le numerose foglie rappresentano una vita che può essere intensa, ricca, accrescente: è stato questo sincretismo a spingerci a recuperare, in questa epoca di non rispetto ambientale e attraverso il gesto e il passo della danza, un’atmosfera ancestrale che rivendichi tanto la nostra appartenenza quanto l’esigenza di protezione e conforto alla Natura, archetipo divino. Il significato degli alberi e delle piante – continua – si sta perdendo nel nostro mondo moderno ormai dominato dall’Uomo, dalla tecnologia e dal progresso. Dovremmo ricordarci che gli alberi sono arrivati prima di noi, che la natura esiste solo per sé stessa e ignora la nostra “aggrovigliata umanità” che il più delle volte sembra nuocerle anziché farle del bene”.
“Fra i tanti linguaggi, diretti e indiretti che l’uomo utilizza per esprimersi e per comunicare – aggiunge Alessandra Scalambrino – la danza occupa un posto fondamentale e sempre più spesso sa avvicinarsi ad altre forme espressive e a legarsi con esse in luoghi alternativi al palcoscenico, cambiandone la percezione spaziale. La danza contemporanea diventa dunque uno strumento per conoscere e rileggere gli spazi della città, e motore generativo di nuovi incontri aperti a cittadini di interessi, culture e generazioni diverse. Un luogo tra tutti che traccia questa identità multiculturale è proprio la Villa Comunale che con le sue piante, crogiolo di estetiche portatrici di mondi lontani, è un contenitore naturale di bellezza oltre che di storia.
La trascendenza dell’albero, costantemente incarnata nel tempo, è connessa alla sua storia dalle sue stesse radici, la sua parte più umile e più nascosta, da cui l’albero non può essere separato perché cesserebbe la sua vita. Lo stesso vale per l’uomo; la sua parola è prima di tutto ricerca profonda nel proprio essere: non può nascere nel caos che rimbalza su pareti né nel rumore psichedelico del quotidiano. Va cercata nel silenzio profondo dell’io, nelle proprie radici senza le quali egli non può vivere la sua aspirazione verso l’alto, nel desiderio di dover realizzare pienamente la sua forma, di diventare un’entità perfetta e compiuta”.
Sara Zuccari