Ai miei tempi, molti anni fa, bisognava aver compiuto ventuno primavere per potersi dire maggiorenni. Ecco: la Settimana Internazionale della Danza, con annesso il concorso per giovani danzatori, compie oggi ventuno anni dopo aver trascorso alterne, battagliere vicende ed è quindi felicemente maggiorenne.
Questa maggiore età è necessaria ad una competizione di danza (classica, moderna, contemporanea e qui mi fermo) che si dice seria con una sua specifica fisionomia. Un po’ di storia non fa male: settimana e concorso si aprirono a Rieti nel 1991 al Teatro Flavio Vespasiano.
Fu subito successo. Molti o tutti impararono molte cose da quel Concorso costruito con solidità e rigore estremi. Altre località e mentalità capirono come si organizza un concorso di danza e, naturalmente, come può succedere in analoghe imprese, lo copiarono bene o male con tagli e modifiche: la “Settimana” raggiunse altre piazze, allargandosi, migliorandosi, diffondendosi. Diciamo che a Rieti non vollero più la Settimana e il Concorso, dopo sette brillanti edizioni con molti giovani premiati e molte glorie della danza internazionale festeggiate (un esempio: la coppia Maximova/Vassiliev).
Nel nostro paese quando ci si accorge che una persona o cosa funziona, ha vasti consensi, la si elimina perché diventa troppo importante, infastidisce, disturba. Andammo raminghi a Perugia. Anche li ci accolse un coacervo di invidie, di lotte intestine. Era il 1998. Resistemmo cinque anni dopo di che ci accorgemmo che la città preferiva affogare nel mare di birra di un festival del jazz.
Dopo le sudate, ben combattute battaglie di Perugia, volendo rimanere nella dolce Umbria delle mistiche meditazioni e dei laboriosi assembramenti, puntammo su Spoleto dedita per formazione annosa alle grandi scoperte dell’arte della danza, da quando, da oltre cinquant’anni, opera e vive il Festival dei Due Mondi.
“Hic manebimus optime”, ecco il grande slogan oraziano e qui ci saremo dal 2 al 9 aprile. Con tutti i crismi necessari alla validità di una manifestazione, il Concorso si apre nel complesso di San Nicolò, sorretto ancora dall’organizzazione Eventart e il Comune di Spoleto.
L’organizzazione ha eliminato qualsiasi intendimento amatoriale che resta pertanto circoscritto nell’ambito privato di alcune scuole e dei singoli e alla testa del suo programma ha coniato ilo motto: “ In un mondo che compra, uccide, disprezza, beati noi che inseguiamo ideali di bellezza”.
Evviva! Si può partire ma con il piede giusto e la danza è certamente questioni di piedi oltre che di testa; ve lo dice il vostro affezionato Alberto Testa.
Prof.re Alberto Testa
Direttore Artistico della Settimana Internazionale della danza di Spoleto