Balletto classico preferito?
La bella addormentata di Rudolf Nureyev.
Balletto contemporaneo preferito?
Kontakthof di Pina Bausch.
Il teatro del cuore?
Teatro alla Scala.
Un romanzo da trasformare in un balletto?
Credo, ancora tra i non creati, come accompagnamento al teatro per i bambini Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry.
Un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto?
Amante del compositore Ennio Morricone e sostenitore dell’emotività infantile, direi Nuovo Cinema Paradiso.
Il costume di scena che hai indossato e che hai preferito?
Le sacre du Printemps di Marcos Morau.
Quale colore associ alla danza?
Bianco.
Che odore ha la danza?
Un misto di legno, lacca e polvere.
La musica più bella scritta per il balletto?
Pas de deux dal secondo atto di Schiaccianoci Pyotr Ilyich Tchaikovsky.
Il film di danza imperdibile?
Shall we dance di Peter Chelsom mi ha accompagnato durante la mia infanzia. Ne sono emotivamente legato.
Due miti della danza del passato, maschile e femminile?
Michail Baryšnikov e Natalija Makarova.
Il tuo “passo di danza” preferito?
Petite allegro.
Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio del balletto classico?
Armand Duval dalla Dama delle Camelie di John Neumeier.
Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica?
Pina Bausch, senza dubbio.
Ripensandoci, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti?
Grazie per proteggere quest’arte.
Tre parole per descrivere la disciplina della danza?
Dedizione, determinazione e rigore.
Come ti vedi oggi allo specchio?
È un tema molto delicato per qualsiasi danzatore. Un riscontro quotidiano diretto non sempre facile da affrontare.
Michele Olivieri
Foto di ARTESFOTO
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