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Royal Danish Ballet 25/26: un ponte tra le epoche

A Copenaghen, il sipario si alza su una nuova stagione del Royal Danish Ballet, e l’atmosfera è quella di un’eleganza senza tempo che guarda con decisione verso il futuro.

Per il cartellone 2025/2026, la compagnia non si accontenta di celebrare il proprio passato glorioso: lo mette in dialogo con nuovi linguaggi, nuovi ritmi e nuovi occhi.

Questa stagione – che si annuncia come una delle più ambiziose dell’ultimo decennio – è un invito a riscoprire la bellezza della tradizione, ma anche il coraggio dell’innovazione. Una dichiarazione d’intenti: il balletto può parlare a tutti, oggi più che mai.

Nel cuore della primavera danese, dal 7 marzo al 10 aprile 2026, Giselle ritorna sul palco storico del Gamle Scene. Ma non è un semplice revival: la compagnia propone una lettura filologica, profonda, del capolavoro romantico, con la direzione musicale di Nathan Brock a guidare l’orchestra reale.
Tra la luce e l’ombra, la follia e la grazia,
Giselle è più che un balletto: è una meditazione in movimento sul potere dell’amore e sul confine sottile tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti.

Il Royal Danish Ballet sceglie così di riaffermare il suo legame con l’estetica del XIX secolo, ma con un approccio contemporaneo alla messinscena: pulizia visiva, interpretazione introspettiva, danza come narrazione.

Dal classico all’irriverente, la stagione vira poi verso atmosfere frizzanti e luci da club con Come Fly Away, produzione ispirata all’universo musicale di Frank Sinatra. Una vera e propria festa danzante in scena tra gennaio e febbraio 2026, con una serie di repliche che promettono il tutto esaurito.

Qui, il balletto incontra il jazz, la raffinatezza si mescola alla libertà del movimento. La coreografia – audace e fluida – strizza l’occhio al musical americano, ma conserva una cura formale impeccabile. È un’occasione preziosa per avvicinare nuovi spettatori, per aprire le porte del teatro a chi forse non ci era mai entrato.

Ciò che colpisce della stagione 2025/2026 non è solo la varietà dei titoli, ma il modo in cui il Royal Danish Ballet sceglie di disegnare il proprio percorso: non un semplice mosaico di produzioni, ma un dialogo coerente tra passato, presente e futuro.

Anche se non ancora confermata ufficialmente, ci si aspetta che il repertorio del coreografo August Bournonville – pilastro dell’identità danese – ritorni in qualche forma, magari in una serata di pezzi scelti o in una rivisitazione contemporanea. Il suo stile unico, fatto di leggerezza, teatralità e virtuosismo sobrio, rimane un marchio di fabbrica.

La scelta di titoli come Come Fly Away segnala una volontà precisa: uscire dai confini del repertorio “sicuro” e sperimentare. Questa apertura è anche un modo per dialogare con un pubblico internazionale, più giovane, affamato di proposte ibride e coinvolgenti.

Il Royal Danish Ballet investe nella sua compagnia: valorizza i suoi talenti emergenti, alternando interpreti esperti e giovani promesse. Le scelte di casting per la stagione rifletteranno un’attenzione a questo equilibrio dinamico, fondamentale per il futuro della danza europea.

Anche se il programma completo non è ancora stato svelato, ci sono voci di una nuova commissione a un coreografo contemporaneo internazionale, forse una première assoluta prevista per la primavera o l’estate 2026.

Si tratterebbe di un’opera astratta, non narrativa, pensata per il formato triple bill – una formula che il pubblico danese apprezza sempre più.

C’è anche chi ipotizza il ritorno di una produzione simbolo come Napoli o La Sylphide, magari in una versione aggiornata, con scenografie reinterpretate in chiave minimale o multimediale.

Quello che emerge chiaramente è che il Royal Danish Ballet non vuole solo “mettere in scena” il balletto. Vuole renderlo vivo, accessibile, necessario. In un mondo che cambia velocemente, dove l’arte sembra dover giustificare ogni suo spazio, questa compagnia sceglie di rispondere con la qualità, con l’intelligenza, con l’apertura.

La stagione 2025/2026 non sarà solo un cartellone da vedere. Sarà un’esperienza da attraversare, uno specchio della bellezza che resiste – danzando – al passare del tempo.

Michele Olivieri

www.giornaledelladanza.com

©️ Riproduzione riservata

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