Nell’aria di ottobre, tra le foglie dorate dei viali di Bucarest e il profumo nostalgico dell’autunno, si alza il sipario su una nuova stagione del balletto all’Opera Națională București.
Un cartellone che non cerca lo stupore effimero, ma la profondità del gesto, l’eleganza del racconto, la forza delle tradizioni rivisitate con occhi contemporanei.
Sebbene il battesimo della stagione avvenga con Carmen – opera immortale di Bizet – è impossibile ignorare la valenza “coreutica” di questa scelta.
Non solo per la sensualità latente della musica, ma anche per l’intensità visiva e fisica che la regia di Ada Hausvater promette di portare in scena. La direzione musicale di Ciprian Teodorașcu e le scenografie di Helmut Stürmer trasformano il dramma andaluso in un manifesto teatrale d’impatto.
Ed è in questo respiro ampio che il balletto si innesta, pronto a vivere la propria stagione con slancio e consapevolezza.
Il cuore della stagione ballettistica si articola intorno a tre capisaldi del repertorio romantico e russo: Cenerentola, Il lago dei cigni e Giselle.
Cenerentola, nella lettura di Renato Zanella, apre le danze. La fiaba di Prokofiev si trasforma in un universo di grazia e ironia, mescolando l’immaginario infantile alla raffinatezza del gesto accademico. Una scelta che parla anche alle nuove generazioni, traghettando il pubblico più giovane nel mondo della danza.
Con Il lago dei cigni, si entra invece nel regno del mito. Una delle coreografie più amate e temute dai danzatori, il balletto di Tchaikovsky non è mai solo una prova tecnica: è un rito collettivo, una liturgia dell’equilibrio tra luce e tenebra, amore e illusione.
Infine, Giselle. Forse il più etereo, il più delicato, il più straziante tra i grandi classici. Qui il corpo diventa spirito, il salto diventa sospensione tra la vita e la morte. E la compagnia di Bucarest, con la sua tradizione e freschezza, sembra pronta ad affrontare il banco di prova con rinnovato vigore.
Questa stagione si muove con intelligenza lungo un crinale sottile: quello tra l’omaggio alla storia e l’apertura al presente. Il pubblico rumeno ama il balletto classico – e i teatri pieni lo dimostrano – ma la direzione artistica dell’Opera sembra voler fare un passo in più: valorizzare la bellezza nota, ma renderla attuale, leggibile, prossima.
Produzioni come Cenerentola non sono scelte casuali: parlano un linguaggio intergenerazionale, inclusivo, capace di affascinare tanto gli spettatori fedeli quanto i nuovi curiosi.
E in questo senso, la stagione 2025/2026 sembra aver fatto centro: pochi titoli, ma scelti con criterio, pensati per essere esperienze complete e dense.
Per ora, la direzione dell’Opera di Bucarest punta su solidità, qualità e identità. Le sperimentazioni coreografiche, i titoli inediti, i nuovi linguaggi potranno forse trovare spazio nelle stagioni a venire o all’interno di festival paralleli come il Bucharest Opera Festival, che già quest’anno ha ospitato linguaggi trasversali, dal musical al teatro-danza.
La nuova stagione non è solo un programma: è un invito. A entrare in teatro, a lasciarsi toccare dalla bellezza senza tempo di una danza che sa ancora parlare con verità, senza bisogno di parole.
Bucarest si conferma crocevia culturale, e il suo Teatro dell’Opera un tempio vivo, pulsante, pronto ad accogliere chi ancora crede nella forza poetica del corpo in movimento.
Michele Olivieri
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