Nel cuore dell’autunno, quando Monaco di Baviera comincia a tingersi d’oro e silenzio, si alza il sipario sulla nuova stagione del Bayerisches Staatsballett. Quella del 2025/2026 non è solo una stagione di spettacoli: è un esercizio di equilibrio, tra passato e futuro, tra slancio e riflessione, tra gesti antichi e tensioni moderne.
Il Teatro Nazionale di Monaco, con la sua imponenza neoclassica, ospita ancora una volta una compagnia che ha scelto di non accontentarsi della bellezza — ma di cercarne sempre nuove forme.
C’è, come sempre, il respiro del repertorio classico. Der Nussknacker, La Sylphide, Onegin, Die Kameliendame… Ma sarebbe un errore leggerli come semplici omaggi a un tempo che fu. Questi titoli, nelle mani del Bayerisches Staatsballett, tornano a pulsare. Non sono reliquie da museo: sono organismi vivi, che mutano con ogni interprete, con ogni nuova generazione di danzatori.
In questa stagione, ad esempio, Der Nussknacker — programmato già da novembre — si presenta non come semplice rito natalizio, ma come primo incontro per molte famiglie con il mondo della danza. E questo primo contatto viene trattato con grande cura: la produzione promette colore, poesia e una lettura raffinata della fiaba.
Accanto ai classici, la vera cifra della stagione è il presente che avanza, che si fa largo con rispetto ma anche con urgenza. Lo si percepisce subito nella serata d’apertura della Ballettfestwoche 2026, con Common Ground — titolo simbolico quanto necessario. È un programma che mette a confronto stili e poetiche: l’ironia di Alexander Ekman, la poesia fisica di Johan Inger e la forza strutturale di Hans van Manen.
Qui si gioca il senso della stagione: costruire un “terreno comune” dove la danza possa ancora sorprendere, scuotere, raccontare qualcosa che ci riguarda, oggi.
Anche Waves and Circles, uno dei titoli nuovi in cartellone, promette un’esperienza sensoriale: onde, cerchi, movimento che genera forma. Una coreografia forse più astratta, ma capace di toccare corde profonde, quasi musicali.
Tra i momenti più attesi, spicca Illusionen – wie Schwanensee, una riscrittura intelligente del celebre Lago dei Cigni. Qui, il balletto non si limita a reinterpretare il mito, ma si interroga su ciò che resta delle illusioni romantiche, tra scena e realtà.
E poi c’è Konstellationen, serata composta da più pezzi, da assaggiare come un menù di degustazione: brevi composizioni, forse dialoghi tra coreografi e danzatori, dove emerge la cifra più sperimentale della compagnia. Una danza fatta anche di frammenti, pause, tensioni non risolte.
Questa stagione segna anche l’arrivo di nuovi protagonisti: prime ballerine come Elisabeth Tonev e Violetta Kellerportano freschezza e forza interpretativa. Non si tratta solo di cambiamenti nel cast, ma di veri e propri nuovi colori nella tavolozza della compagnia.
Dietro le quinte, la macchina si rinnova: il team artistico guarda con attenzione alla formazione, alla trasmissione del repertorio e all’accompagnamento del pubblico.
C’è una maturità profonda nel modo in cui Monaco costruisce la sua stagione di balletto. Ogni spettacolo è pensato per lasciare un segno — magari piccolo, ma reale — nello spettatore. Ogni passo di danza è anche un passo verso l’altro: verso la città, verso la comunità, verso un’arte che vuole restare viva, e presente.
In un’epoca in cui tutto corre e tutto si scrolla via con un click, il Bayerisches Staatsballett ci ricorda il valore del tempo condiviso, della presenza fisica, del corpo che si muove in scena — fragile, potente, umano.
Michele Olivieri
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