
Serge Lifar (1905-1986) è senza dubbio una delle figure più influenti e rivoluzionarie della danza del XX secolo.
Non solo un danzatore eccezionale, ma anche un coreografo innovativo, Lifar ha lasciato un segno indelebile nel mondo della danza classica e moderna.
Oltre alla sua attività sul palcoscenico, Lifar ha avuto un’intensa produzione letteraria che testimonia la sua profonda riflessione sull’arte del movimento, la tecnica e la storia della danza.
Nato a Kiev, Lifar si trasferì a Parigi per unirsi ai Ballets Russes di Serge Diaghilev, dove divenne rapidamente una stella di prima grandezza.
Dopo la morte di Diaghilev, Lifar assunse la direzione dell’Opéra di Parigi, rinnovando repertori e stili.
La sua danza si caratterizzava per un’eleganza rigorosa e un virtuosismo che fondava tradizione e innovazione.
Oltre a danzare e coreografare, Lifar ha scritto numerosi libri, che spaziano da trattati tecnici a memorie personali e saggi storici.
Le sue opere riflettono non solo la sua maestria tecnica, ma anche una riflessione profonda sull’essenza della danza.
Tra le sue opere più importanti si annoverano:
- Le manifeste du chorégraphe (1935), dove Lifar espone la sua visione innovativa del coreografo come artista totale;
- Traité de danse académique (1949), un testo fondamentale per chi vuole comprendere le basi della tecnica classica;
- À l’aube de mon destin chez Diaghilev (1949), dove racconta i suoi primi anni nei Ballets Russes con un mix di aneddoti e riflessioni;
- Les mémoires d’Icare (pubblicato postumo nel 1993), una raccolta intima e poetica delle sue esperienze artistiche e personali.
La bibliografia di Lifar include almeno 19 titoli originali, ma se consideriamo le numerose edizioni, traduzioni e raccolte, si arriva ad un numero stimato di 25-30 pubblicazioni totali.
Questo corpus letterario è un patrimonio prezioso per chiunque voglia comprendere la danza nel suo sviluppo storico e tecnico.
Lifar non fu solo un danzatore, ma un intellettuale dell’arte del movimento.
La sua scrittura unisce la rigida disciplina della danza accademica con l’apertura verso nuove forme espressive.
La sua eredità non si limita dunque alla scena, ma si estende anche alle parole, che hanno ispirato generazioni di danzatori e coreografi.
Nel mondo contemporaneo, dove la danza si evolve con nuove contaminazioni, la produzione letteraria di Lifar rimane un riferimento essenziale, un invito a non dimenticare le radici e a coltivare la passione per l’arte con rigore e creatività.
Tra i vari titoli si ricordano, oltre a quelli già citati: “Du temps que j’avais faim” (1935); “La Danse. Les grands courants de la danse académique” (1935); “Carlotta Grisi (1941); “Giselle : Apothéose du ballet romantique” (1942); “Terpsychore dans le cortège des muses” (1943); “Pensées sur la Danse” (1946); “Auguste Vestris, “le Dieu de la Danse” (1950); “Histoire du Ballet russe, depuis les origines à nos jours” (1950); “Traité de Chorégraphie” (1952); “Serge de Diaghilev, sa vie, son œuvre, sa légende” (1954); “La musique par la danse, de Lully à Prokofiev” (1955); “Les Trois Grâces du XXe siècle. Légendes et vérités” (1957); “Ma Vie” (1965); “La Danse (La Danse académique et l’Art chorégraphique)” (1965).
Michele Olivieri
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