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A Christmas Carol: Finnish National Ballet [RECENSIONE]

La produzione della Finnish National Opera and Ballet di A Christmas Carol trasforma il grande classico di Dickens in una fiaba invernale dal sorprendente equilibrio tra tradizione e modernità.

Ciò che colpisce – nel filmato disponibile sulla piattaforma del canale culturale ARTE Concert dedicata allo streaming e al replay di numerosi spettacoli internazionali – sin dal primo istante è l’atmosfera: un’Helsinki innevata che sembra penetrare in sala grazie ad una scenografia (ideata da Anna Fleischle che firma anche i costumi) sospesa tra il realistico e il pittorico, con quinte traslucide che lasciano trapelare fasci di luce gelida, quasi taglienti.

È un Natale nordico, non edulcorato, che mette in risalto la solitudine e il gelo emotivo di Scrooge. La regia evita i toni moralistici e punta invece su un racconto visivo fluido, costruito attraverso movimenti coreografici simbolici.

L’uso dell’ensemble come massa narrativa è uno dei punti di forza: i corpi si trasformano di volta in volta in folla indaffarata, in vento invernale, in ricordi deformati dell’infanzia di Scrooge.

Questa coralità scenica dona allo spettacolo un dinamismo costante, rendendo ogni transizione una piccola metamorfosi. Musicalmente, la partitura di Sally Beamish alterna dolci passaggi corali a interventi orchestrali più tesi, senza mai cadere nel cliché natalizio.

L’orchestra della Finnish National Opera diretta dal maestro Paul Murphy offre un’interpretazione pulita, trasparente, quasi cristallina, che permette ai temi più lirici di emergere come fiocchi di neve sospesi.

Il risultato è un tessuto sonoro che accompagna la danza senza sovrastarla. La coreografia di David Bintley brilla soprattutto nelle apparizioni degli spiriti: lo Spirito dei Natali Passati è etereo, con movimenti circolari e continui che evocano un tempo liquido; quello dei Natali Presenti è un turbine di energia gioiosa, mentre lo Spirito dei Natali Futuri domina la scena con una presenza scultorea, fatta di gesti lenti e pesati, come se lo spazio stesso si deformasse attorno alla sua figura.

Il merito più grande della produzione, però, è il ritratto del protagonista. Scrooge non è la semplice caricatura del vecchio avaro: la sua trasformazione è costruita gradualmente, attraverso piccoli cedimenti fisici e un linguaggio corporeo che passa dalla rigidità alla vulnerabilità.

La sua redenzione finale non esplode in un sentimentalismo facile, ma arriva come un sollievo, come il primo raggio di luce dopo una lunga notte artica.

In definitiva, A Christmas Carol della Finnish National Opera and Ballet è uno spettacolo che sorprende per la sua coerenza estetica e la sua sensibilità narrativa. Un racconto universale reso nuovo da un linguaggio visivo elegante e da un uso intelligente della danza e della musica.

È il tipo di produzione che non si limita ad evocare la magia del Natale: la reinventa, la raffredda, la scolpisce nel ghiaccio e infine la lascia sciogliere davanti agli occhi dello spettatore.

Michele Olivieri

Foto di © Roosa Oksaharju

www.giornaledelladanza.com

© Riproduzione riservata

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