Non un biopic ”ma un film su come la danza possa cambiare la vita delle persone”.
E’ questo per Ivan Gergolet, il senso di Dancing With Maria, il suo documentario su Maria Fux, ballerina argentina 92enne, che da oltre 40 anni insegna una forma di danza-terapia, diventata punto di riferimento come strumento espressivo e di recupero psico-fisico anche per persone con limitazioni fisiche e mentali.
Il film non fiction rappresenta l’Italia in gara alla Settimana della critica, la sezione indipendente riservata alle opere prime, organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici italiani della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia (27 agosto-6 settembre).
Gergolet, classe 1977 spiega che l’incontro con la danzatrice argentina ”è avvenuto grazie a mia moglie, che dopo aver conosciuto il suo metodo in Italia, mi aveva chiesto di accompagnarla a Buenos Aires per conoscere la Fux e partecipare a un suo seminario. Lì avevo potuto filmare, per tenerceli come ricordo, alcuni momenti delle lezioni e Maria mi aveva anche concesso un’intervista. L’esperienza mi aveva molto colpito, così ho montato il materiale e l’ho fatto vedere a Igor Princip della Transmedia (la stessa compagnia che ha prodotto Zoran, il mio nipote scemo, la commedia vincitrice della Settimana della critica 2013, ndr) che mi ha incoraggiato subito a tornare in Argentina per farne un film”. Un lavoro che ha richiesto oltre tre anni ”tra aerei, pause forzate e ricerca di risorse per andare avanti. Un pezzo di vita”.
Maria Fux, dice Gergolet ”ti colpisce subito per il suo carisma, la sua energia. E’ una donna di un magnetismo incredibile, assolutamente unica. Ho capito subito che quello che mi affascinava di più non era tanto la sua storia e biografia, pur importanti, ma poter seguire e incontrare il mondo che è capace di riunire intorno a se’, insegnando a persone di ogni estrazione, che ho visto crescere, cambiare, fare scelte importanti”. Ne e’ nato ”un film a mosaico, in cui Maria è come un sole intorno a cui girano pianeti e storie che si incrociano”. Nata a Buenos Aires nel 1921, Maria Fux scopre la passione per la danza fin da piccola. Studia a New York con Martha Graham, lavorando in ogni momento libero per pagarsi le lezioni, finché non le viene concessa una borsa di studio. Tornata nel suo Paese diventa tra il 1954 e il 1960 una delle prime ballerine del Teatro Colon di Buenos Aires, protagonista di tournée di successo dagli Stati Uniti alla Russia. Sono gli anni in cui inizia a sviluppare un metodo, che insegna a tutti, dai danzatori professionisti a persone con limiti fisici o psicologici.
”Quando danziamo – spiega Maria Fux sul suo sito – lo facciamo per esprimere non solo la bellezza, ma anche la paura, la rabbia, l’angoscia, il dolore. Ognuno di noi ha queste anime dentro di se’ che stanno lottando per uscire con la stessa intensità con cui noi resistiamo per impedirglielo. Più della parola, la danza ci consente di riconciliarci con noi stessi”. Nello suo studio ”qualunque siano la tua storia, i tuoi sogni, le tue speranze, hai la possibilità di essere più libero, iniziando un percorso con lei – sottolinea Gergolet -. Una libertà non solo fisica, ma anche percettiva e sensoriale”.
Sara Zuccari
Direttore www.giornaledelladanza.com