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Carriera e famiglia, binomio perfetto: la storia di Sabrina Brazzo

Si diploma al Teatro alla Scala di Milano, al Covent Garden di Londra riceve la nomina sul campo di Prima Ballerina, nel 2009 vince il premio Foglio D’Oro per la Professionalità Italiana nel Mondo e si occupa di moda. Lei è, Sabrina Brazzo.

Sei sempre in giro per il mondo riscuotendo enormi consensi, arrivi da poco da Palermo e a maggio sei stata la Carmen di Roland Petit al teatro Municipal di Rio de Janeiro. Se ti fermi per un attimo, voltandoti indietro e ripensando a quando hai iniziato a studiare danza cosa vedi?

Vedo un’esile bimba , umile, ma con una volontà di ferro!

Qual è stato il ruolo che interpretandolo ti ha emozionata di più? E perché?

Sicuramente Carmen, ballato meno dei grandi balletti classici. La preparazione di questo ruolo è stata una continua ricerca di un personaggio passionale che sfida continuamente la morte e quindi il suo destino.

La danza, come d’altronde tutte le discipline artistiche e sportive, richiede grandi sforzi e sacrifici. Come si diventa ballerini affermati e di prestigio come te? Cosa fa la differenza?

Ci vuole impegno nello studio e ricerca della perfezione, come è ovvio fare in una disciplina come la danza o qualunque altro sport agonistico. Bisogna sacrificarsi cercando si seguire un’alimentazione controllata e rinunciare al tempo libero che è veramente poco. Però quello che rende speciale una professione è viverla e, nel mio caso, non semplicemente ballare , ma vivere pienamente quello che interpreto in scena, con la testa col cuore e col corpo.

Oltre la danza che sicuramente occupa gran parte della tua vita, cos’altro c’è nella vita di Sabrina Brazzo? Passioni, abitudini…

C’è la mia famiglia, mio figlio Joseph di 4 anni e mio marito Andrea anche lui ballerino professionista. Ma ci sono anche altre cose, i miei hobby, la lettura di biografie, la fotografia, ed ultimamente mi piace molto il campo della moda, sono infatti testimonial ufficiale del marchio DEHA ballet e della prestigiosa casa di moda Borbonese.

La maternità ti ha cambiato nel tuo essere artista? Cosa ti ha dato in più? E cosa invece ti ha tolto?

È impossibile che la maternità non cambi la vita di una persona. Nel mio caso mi ha portato ad essere ancora più sensibile e più responsabile. Se ha tolto qualcosa alla mia professione? Assolutamente nulla, anzi, il diventare madre è un’esperienza assolutamente da vivere e provare.

Essendo sempre in giro per il mondo, come riesci a conciliare il tuo ruolo di madre con quello di prima ballerina?

Per il momento il bambino, essendo ancora piccolo, è sempre con me. Comunque riesco ad essere madre e ballerina allo stesso tempo senza molti problemi, anzi penso che l’essere madre conferisca alle donne una maturità tale da renderle invincibili nel lavoro come nella vita di tutti i giorni.

In casa vostra si respira odor d’arte, in quanto anche tuo marito, Andrea Volpintesta, è un danzatore professionista. Qualora anche tuo figlio volesse intraprendere il cammino della danza, quale consiglio gli daresti?

Mio figlio ha 4 anni e sono già visibili in lui grandi doti per la danza. Canticchia sempre dei motivi musicali classici come il Lago dei Cigni, lo Schiaccianoci e persino l’Aida di Verdi, opera che ha vissuto intensamente con noi in giro per il mondo. Tuttavia, se dovesse decidere di intraprendere questa strada, gli consiglierei di farlo all’estero. Purtroppo in questo momento in Italia la cultura e lo spettacolo vivono un momento di grande difficoltà.

Un sogno nel cassetto?

Poter continuare la mia professione lavorando con persone qualificate.

Alessandro Di Giacomo

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