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Curiosità

Michail Baryšnikov e il suo rapporto con il cinema

Michail Baryšnikov non è soltanto uno dei più grandi ballerini della storia; è un artista che ha saputo portare la grazia e la disciplina della danza classica oltre i confini del teatro, trasformandola in linguaggio cinematografico. Con una carriera che spazia dal palcoscenico al grande schermo, dalla televisione alle installazioni contemporanee, Baryšnikov ha lasciato un’impronta indelebile anche nella settima arte. Due vite, una svolta (The Turning Point – 1977): Nel suo primo ruolo cinematografico, Baryšnikov interpreta Yuri, un giovane ballerino dalla tecnica impeccabile e dal fascino indiscutibile. Il film, diretto da Herbert Ross, ruota attorno alle vite parallele di due donne divise tra carriera e famiglia. La sua performance gli vale una candidatura all’Oscar come miglior attore non protagonista: un risultato eccezionale per un esordiente e per un artista che non proviene dal cinema. Il sole a mezzanotte (White Nights – 1985): In questo thriller a sfondo politico ambientato durante la Guerra Fredda, Baryšnikov interpreta un ballerino russo in esilio che si ritrova intrappolato di nuovo nell’URSS. Accanto a lui, il grande Gregory Hines. I due creano una sinergia coreografica che fonde danza classica e tip tap, rendendo le sequenze visive potenti e cariche di significato. La danza qui diventa ...

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Marlene Dietrich e Greta Garbo: la danza nascosta di due divine

Marlene Dietrich e Greta Garbo non furono ballerine di professione, ma in loro la danza visse in forma nascosta, come linguaggio del corpo e dell’anima. Nessuna delle due calcò i palcoscenici del balletto né dedicò la vita all’accademia tersicorea. Eppure, guardando i loro film si coglie qualcosa di coreografico nel modo in cui si muovono. Non recitavano semplicemente: danzavano attraverso la cinepresa. In L’angelo azzurro (1930), il numero musicale Falling in Love Again è eseguito dalla Dietrich quasi senza muoversi, eppure ogni battuta musicale è riflessa in un movimento minimo del busto, delle spalle, delle mani. Anche la Garbi possedeva una grazia danzante. Nei suoi film muti, dove il corpo era tutto, il controllo del gesto era totale. Ogni camminata era una coreografia mentale. Ogni espressione del volto era una variazione. In Mata Hari (1931), indossò l’abito della danzatrice esotica non per ballare davvero, ma per trasmettere, con il semplice peso del suo corpo, un’idea di femminilità come rito. Ci sono documenti che attestano che entrambe, nei primi anni di carriera, studiarono danza. Garbo, durante gli anni dell’Accademia di Arte Drammatica a Stoccolma, ricevette formazione nella danza espressiva scandinava, allora in pieno sviluppo grazie all’influenza di Isadora Duncan. Dietrich, invece, negli ...

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Charlie Chaplin e Vaclav Nijinsky: il film mai realizzato

  Tra i grandi progetti mai concretizzati di Charlie Chaplin, uno dei più affascinanti è senza dubbio il film ispirato alla vita di Vaclav Nijinsky, il leggendario ballerino. Questo progetto, rimasto per decenni sconosciuto al grande pubblico, rivela un lato meno noto del genio comico: la sua profonda sensibilità verso l’arte della danza e i drammi interiori degli artisti. L’incontro tra Chaplin e Nijinsky risale al 1917, durante la tournée del ballerino con i Ballets Russes. Chaplin, colpito dalla grazia e dalla disciplina del danzatore, notò nei suoi occhi una malinconia che contrastava con la perfezione dei suoi movimenti. Nijinsky, a sua volta, definì la comicità di Chaplin come una forma di danza narrativa, intuendo la stessa poesia che animava i suoi gesti sul palcoscenico. Negli anni ’30, Chaplin cominciò a sviluppare un canovaccio cinematografico intitolato Naginsky. Il protagonista era un ballerino russo di talento straordinario ma di carattere riservato, destinato a confrontarsi con le sfide della fama e le ingiustizie della vita teatrale. Il racconto metteva al centro il sacrificio personale, la dedizione all’arte e la compassione verso i compagni meno fortunati, tra cui un anziano danzatore ormai incapace di esibirsi senza ricorrere all’alcol. Il  manoscritto inedito di Charlie ...

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Le diversità tra danza moderna e danza contemporanea

Nata all’inizio del Novecento, la danza moderna è figlia del rifiuto. Rifiuto del tutù, delle punte, delle regole rigide del balletto accademico. Le pioniere — Isadora Duncan, Ruth St. Denis, Martha Graham — non volevano solo cambiare il modo di danzare: volevano cambiare il modo di sentire. Il corpo moderno si libera ma resta disciplinato. Graham, ad esempio, fonda una tecnica basata sul contraction and release, un linguaggio preciso, codificato, emotivo ma strutturato. Doris Humphrey lavora con la caduta e la sospensione. L’espressione personale è centrale, ma all’interno di una forma ben riconoscibile. La danza moderna ha un vocabolario, dei fondatori, delle scuole. Ha una genealogia, quasi una linea di sangue. In breve: la danza moderna è una rivoluzione ordinata. La danza contemporanea arriva dopo. Non è un singolo movimento, né una singola scuola. È una costellazione, un continuo interrogarsi su cos’è la danza. E, spesso, su cosa non è. Nasce negli anni ’60-’70 e continua a mutare. Merce Cunningham, uno dei nomi chiave, rompe con la narrativa emotiva della danza moderna e introduce l’idea che movimento e musica possano coesistere senza legami. Trisha Brown porta la danza nei muri, nelle strade, negli angoli. Pina Bausch la trasforma in teatro-danza, ...

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La pece è il simbolo dell’equilibrio tra tecnica e poesia

Nell’universo etereo ed impalpabile della danza classica, ogni elemento ha una funzione precisa, anche quelli che non si vedono. Tra questi, la pece è uno degli strumenti più silenziosi ma indispensabili per ogni ballerina e ballerino. Si presenta in forma solida, friabile o in granuli, ed è leggermente appiccicosa. Collocata in un angolo del palco, come vuole la tradizione in una cassetta di legno, la pece è un materiale tecnico fondamentale che garantisce sicurezza, stabilità e controllo. Pur essendo invisibile agli occhi degli spettatori, è una presenza rassicurante per i danzatori. Serve ad aumentare l’attrito tra la scarpa (o il piede) e il palcoscenico, riducendo il rischio di scivolare e migliorando la presa nei movimenti più difficili. Nella disciplina classica, l’equilibrio tra stabilità e fluidità è tutto. Troppa aderenza può compromettere la scorrevolezza nei giri e nei pas de bourrée; troppo poco attrito può causare cadute, soprattutto nei salti o nei cambi rapidi di direzione. La pece permette ai danzatori di modulare la “presa” sul pavimento, adattandola al tipo di coreografia, al materiale del palco (legno, linoleum, marmo), all’umidità dell’ambiente e talvolta alla sudorazione personale. Ogni artista sviluppa negli anni un rapporto istintivo con la pece: sa come dosarla, quanto ...

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Nicoletta Manni è la nuova étoile del Teatro alla Scala

Il Teatro alla Scala ha una nuova étoile Nicoletta Manni, una nomina che per la prima volta nella storia arriva a scena aperta al termine della replica del balletto Onegin con protagonista la stessa Nicoletta Manni. Dunque ieri sera mercoledì 8 novembre 2023 al Piermanrini una “nomina a sorpresa” alla fine del balletto il Sovrintendente della Scala Dominique Meyer, su proposta del Direttore del Corpo di Ballo Manuel Legris, hanno fatto l’annuncio della nomina che non le era stata anticipata e che l’ha fatta piangere, è stata nominata étoile Nicoletta Manni,  entrando così nella rosa delle stelle della Scala.  Dominique Meyer ha detto a scena aperta – “Ringrazio Roberto Bolle che sapete tutti è una icona della danza un grande maestro e, qualità che apprezzo, è fedele al suo teatro, la Scala. E faccio tanti complimenti a Nicoletta Manni,  ballerina speciale, fantastica. Quando una ballerina brilla così fra le stelle da anni, si possono cambiare le regole e quindi su proposta di Manuel Legris ho il piacere di dare a Nicoletta il titolo di étoile”. Aggiunge Meyer –  “Quando una ballerina brilla così fra le stelle da tanti anni si possono cambiare le regole e quindi su proposta del direttore ...

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Perché sipario e platea dei teatri è rosso?

Il sipario di velluto rosso che scorre e chiude l’arco scenico tra il palco e gli spettatori si chiama “sipario di boccascena”. Ma perché è rosso? Di velluto molto pesante, ha diverse funzioni: non solo quella di nascondere agli spettatori il palco, ma anche quello di attutire i rumori e le luci del dietro le quinte durante i cambi di scena. Poltrone e sipario hanno generalmente la stessa struttura: sono di velluto rosso molto spesso. La scelta di usare il velluto deriverebbe da una richiesta del grande compositore Wagner il quale pretese l’utilizzo di tale tessuto in quanto uno dei pochi in grado di assorbire il suono dell’orchestra ed eliminare l’effetto eco. La scelta del colore rosso probabilmente è invece legata alla ricerca di una tonalità che evochi lusso e sfarzo. La storia del teatro è legata a numerosi miti e leggende che circondano questo luogo magico vitale all’uomo per socializzare. Il teatro nasce e si sviluppa ad Atene, in Grecia, ben prima della nascita di Cristo, come forma d’arte conosciuta come “tragedia greca”. Un rito in onore del dio Dionisio in cui erano rappresentati eventi che riguardavano personaggi illustri e/o mitologici con musica, canto e danza. La tragedia greca raggiunse il ...

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Graphic novel di Francesco Cattani “Roberto Bolle” diventa un fumetto

L’iniziativa si terrà martedì 22 novembre alle 18.30 presso La Feltrinelli Libri e Musica di Piazza Piemonte 2/4 a Milano. Martedì 22 novembre alle 18.30 presso LaFeltrinelli Libri e Musica di Piazza Piemonte 2/4 a Milano, in occasione dell’uscita in libreria, verrà presentata la graphic novel “Roberto Bolle”, liberamente ispirata alla straordinaria vita dell’étoile, scritta e illustrata da Francesco Cattani, edita da 24 ORE Cultura. Bolognese, fondatore, tra gli altri dell’etichetta indipendente Ernest, Francesco Cattani ha pubblicato disegni e storie a fumetti per numerose riviste, tra le quali Internazionale, Il Male, Lo Straniero, Canicola, Hamelin, Animals, Rolling Stone, Xl Repubblica, e ha contribuito alle antologie Fortezza Europa (Coniglio editore, 2006), Resistenze (Becco Giallo, 2007), Gli Intrusi (Coconino Press, 2007), Viaggio etrusco (Black Velvet, 2009), ZeroGuida (Edizioni Zero, 2009). Nel 2008 ha ricevuto il Premio Micheluzzi per la miglior storia breve e nel 2010 il Premio Nuove strade, entrambi assegnati dal Napoli Comicon. Intervengono all’incontro l’étoile Roberto Bolle e l’autore Francesco Cattani, modera Nicoletta Polla-Mattiot, direttrice di How to Spend it. Dopo l’incontro seguirà il firmacopie. L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti con prenotazione al link lafeltrinelli.it/eventi. I prenotati avranno diritto di precedenza. Redazione

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Il ballerino Sergio Bernal diventa un profumo “Sergio” Per la collezione “Les Étoiles”

Tra i miliardi di stelle nelle galassie, ognuno di noi ne ha una personale: a ogni astro, dunque, corrisponde un “essenza” unica , per usare un termine olfattivo che indica, al contempo, la nostra immutabile unicità. Grazie alla creatrice di profumi italiana Laura Bosetti Tonatto, con SERGIO ci viene data ora la possibilità di godere dell’essenza di una stella particolarmente fulgida, quella dell’étoile Sergio Bernal. A lui, stella internazionale di un nuovo e originale flamenco (ma non solo), iconico danzatore di Les Étoiles di Daniele Cipriani, si ispira il nuovo profumo di Laura Bosetti Tonatto. La fragranza si inserisce nella collezione “Les Étoiles” che prese il via con “Black Swan” e “White Swan”, creati dal celebre naso per Les Étoiles 2022. Sul palcoscenico olfattivo di Essenzialmente Laura arriva ora dunque, zapateando e animato dal suo duende, il seducente profumo SERGIO. Chi ha avuto la fortuna di vederlo sa che non appena si alza il sipario sulla figura, esile e possente al contempo, di Sergio Bernal, un frisson attraversa visibilmente la platea. Flessuoso come un gatto, scattante come una pantera, la presenza del bailaor madrileno emoziona e ipnotizza il pubblico fino a mandarlo in visibilio a fine spettacolo. Il suo virtuosismo è impressionante, il suo carisma avvincente. Solo andando oltre la parola si riescono a descrivere le mille emozioni che ...

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Le 5 abitudini che accomunano tutti i ballerini

Esistono alcuni segnali rivelatori, una serie di abitudini che accomunano tutti i danzatori e li distinguono dal resto dell’Umanità. I ballerini si muovono di continuo. Ruotano anche, spalle, collo, piedi e allungano la schiena dando vita a una sinfonia di scricchiolii articolari e vertebrali che potrebbero spaventare un comune mortale, ma non un danzatore. I ballerini ripassano gli esercizi con le mani. In qualche modo bizzarro, il cervello dei ballerini memorizza i passi anche tramite il movimento delle mani, cosa strana vista dal di fuori, e assolutamente normale per un danzatore. I ballerini fanno continuamente stretching. Guardano la TV in seconda posizione, fanno scendere i talloni dai bordi dei gradini per allungare i polpacci. Ogni situazione o momento è utile per lo stretching. I ballerini indossano un abbigliamento eccentrico e asimmetrico. Avviene soprattutto nella danza moderna. I danzatori non hanno necessariamente bisogno di due scaldamuscoli, uno è perfettamente ragionevole. Lo stesso vale per leggings, tute e pantajazz spesso arrotolati su una gamba sola o per i top morbidi che pendono da una spalla. I vestiti che in sala danza non sembrano degni di nota potrebbero invece suscitare qualche sguardo curioso quando il ballerino li indossa per uscire per un aperitivo ...

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