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Curiosità

Moresque lancia il profumo “Ballerina” dedicato alla danza

Ballerina è una fragranza che cattura l’essenza della danza e dell’arte, evocando l’emozione e la passione che riempiono una ballerina prima e durante la sua performance. Con la sua combinazione unica di note fresche, floreali e dolci, Ballerina invita alla riflessione e all’ispirazione. È una celebrazione olfattiva della passione e dell’arte, rendendola una scelta eccellente per chi cerca una fragranza che sia tanto eterea quanto appassionata. Con la sua profondità e la sua complessità, Ballerina è destinata a diventare un classico moderno. Ballerina è ispirata all’arte e all’emozione della danza. La fragranza cattura l’essenza di una ballerina, dal momento in cui si prepara per la sua performance fino al momento in cui prende il volo sul palco. È una celebrazione della passione, dell’arte e della grazia, espressa attraverso una composizione olfattiva che è tanto eterea quanto appassionata. Prima del suo ingresso, c’è una scatola di pece greca che la attende. Lo strofina sulle punte delle sue scarpette da ballo. Nelle quinte, in posa, aspetta il segnale dell’orchestra per fare il suo ingresso. Qualcosa di indescrivibile riempie il suo corpo. Poi lascia tutto alle spalle e prende il volo. Il profumo della resina si mescola con lacca, pelle e polvere. Un’iride ...

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Un simbolo che attraversa il tempo: lo Chignon nella danza

Lo chignon, dal francese chignon du cou (“nuca”), esisteva già prima di diventare un tratto distintivo del balletto. Era un’acconciatura diffusa tra le donne europee, sinonimo di eleganza e raffinatezza. Tuttavia, è nel XIX secolo, durante l’epoca del balletto romantico, che lo chignon assume il suo significato nel mondo della danza, occupando un posto d’onore. L’arte del balletto evolve verso una rappresentazione sempre più eterea e spirituale, si cerca leggerezza, slancio, ordine. Il corpo diventa strumento espressivo e deve essere libero, armonico, quasi soprannaturale. Ecco che i capelli vengono raccolti in uno chignon semplice e pulito: non solo per praticità, ma per rafforzare l’estetica di grazia e rigore. Durante salti, giri e piroette, ogni distrazione può compromettere l’equilibrio o l’espressività. Lo chignon garantisce sicurezza e stabilità. Ma è anche una questione di forma: i capelli raccolti aiutano a valorizzare la linea del collo e la postura, elementi fondamentali nella disciplina accademica. Esistono numerose varianti di chignon: alto, basso, intrecciato, con retina o liscio e compatto. In ogni caso rimane un rituale quotidiano, un piccolo gesto che prepara il corpo e la mente all’allenamento e alla scena. Più che una pettinatura, è diventato un segno distintivo, riconoscibile ovunque. Anche fuori dai ...

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L’arte invisibile dei profumi ispirati alla danza

Nel silenzio di un teatro vuoto, un danzatore solleva il braccio come se scrivesse nell’aria. Il gesto è puro, effimero, ma resta nell’immaginazione. Così è anche il profumo: invisibile, ma memorabile. È naturale, dunque, che tra danza e profumeria esista un dialogo segreto, fatto di ispirazioni incrociate, affinità sensoriali e omaggi nascosti. Danza e profumo condividono una natura immateriale. Non si possono afferrare, non si possono trattenere. Ma restano. Un passo sulla scena, una nota olfattiva nell’aria: entrambi agiscono sulla memoria emotiva, evocano storie, risvegliano sensazioni. Alcune maison hanno colto questa connessione e l’hanno trasformata in composizione. Misia di Chanel (Les Exclusifs) Ispirato a Misia Sert, musa di artisti e grande amica di Coco Chanel, questo profumo omaggia l’universo della danza parigina di inizio Novecento. Sentori di rosa poudré, violetta e iris evocano i palchi dei Ballets Russes e il trucco delle étoile. La Danza delle Libellule di Nobile 1942 Un nome preso da un’operetta del primo Novecento, ma con un tocco moderno e gourmand. Fragola, mela e vaniglia in una coreografia dolce e sognante. Un profumo che balla tra romanticismo e teatralità. L’Après-midi d’un faune di Etat Libre d’Orange. Ispirato al balletto di Nijinsky, a sua volta tratto dal ...

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Li Galli: l’isola dove la danza incontrò Massine e Nureyev

Tra Positano e Capri si trova l’arcipelago di Li Galli, un luogo sospeso tra leggenda e arte. Antica dimora delle sirene omeriche, nel Novecento è diventato il rifugio di due giganti della danza: Léonide Massine e Rudolf Nureyev. Nel 1927, il coreografo Massine acquistò l’isola e la trasformò in un centro creativo. Ristrutturò la torre aragonese, vi costruì un piccolo teatro e la rese un luogo di incontro per artisti come Picasso e Cocteau. Li Galli divenne il suo laboratorio, dove la natura mediterranea ispirava nuove coreografie. Anni dopo, nel 1988, l’isola fu comprata da Rudolf Nureyev, già leggenda mondiale della danza. In cerca di pace, vi trascorse gli ultimi anni della sua vita, arredandola con gusto orientale e vivendo in silenziosa contemplazione. Qui, lontano dai palcoscenici, continuò a danzare nel cuore. Oggi Li Galli è proprietà privata, ma resta un simbolo: un santuario della danza, dove mito, arte e natura si fondono. Un luogo che custodisce il ricordo di due maestri e il battito eterno della bellezza. Michele Olivieri www.giornaledelladanza.com ©️ Riproduzione riservata

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Michail Baryšnikov e il suo rapporto con il cinema

Michail Baryšnikov non è soltanto uno dei più grandi ballerini della storia; è un artista che ha saputo portare la grazia e la disciplina della danza classica oltre i confini del teatro, trasformandola in linguaggio cinematografico. Con una carriera che spazia dal palcoscenico al grande schermo, dalla televisione alle installazioni contemporanee, Baryšnikov ha lasciato un’impronta indelebile anche nella settima arte. Due vite, una svolta (The Turning Point – 1977): Nel suo primo ruolo cinematografico, Baryšnikov interpreta Yuri, un giovane ballerino dalla tecnica impeccabile e dal fascino indiscutibile. Il film, diretto da Herbert Ross, ruota attorno alle vite parallele di due donne divise tra carriera e famiglia. La sua performance gli vale una candidatura all’Oscar come miglior attore non protagonista: un risultato eccezionale per un esordiente e per un artista che non proviene dal cinema. Il sole a mezzanotte (White Nights – 1985): In questo thriller a sfondo politico ambientato durante la Guerra Fredda, Baryšnikov interpreta un ballerino russo in esilio che si ritrova intrappolato di nuovo nell’URSS. Accanto a lui, il grande Gregory Hines. I due creano una sinergia coreografica che fonde danza classica e tip tap, rendendo le sequenze visive potenti e cariche di significato. La danza qui diventa ...

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Marlene Dietrich e Greta Garbo: la danza nascosta di due divine

Marlene Dietrich e Greta Garbo non furono ballerine di professione, ma in loro la danza visse in forma nascosta, come linguaggio del corpo e dell’anima. Nessuna delle due calcò i palcoscenici del balletto né dedicò la vita all’accademia tersicorea. Eppure, guardando i loro film si coglie qualcosa di coreografico nel modo in cui si muovono. Non recitavano semplicemente: danzavano attraverso la cinepresa. In L’angelo azzurro (1930), il numero musicale Falling in Love Again è eseguito dalla Dietrich quasi senza muoversi, eppure ogni battuta musicale è riflessa in un movimento minimo del busto, delle spalle, delle mani. Anche la Garbi possedeva una grazia danzante. Nei suoi film muti, dove il corpo era tutto, il controllo del gesto era totale. Ogni camminata era una coreografia mentale. Ogni espressione del volto era una variazione. In Mata Hari (1931), indossò l’abito della danzatrice esotica non per ballare davvero, ma per trasmettere, con il semplice peso del suo corpo, un’idea di femminilità come rito. Ci sono documenti che attestano che entrambe, nei primi anni di carriera, studiarono danza. Garbo, durante gli anni dell’Accademia di Arte Drammatica a Stoccolma, ricevette formazione nella danza espressiva scandinava, allora in pieno sviluppo grazie all’influenza di Isadora Duncan. Dietrich, invece, negli ...

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Charlie Chaplin e Vaclav Nijinsky: il film mai realizzato

  Tra i grandi progetti mai concretizzati di Charlie Chaplin, uno dei più affascinanti è senza dubbio il film ispirato alla vita di Vaclav Nijinsky, il leggendario ballerino. Questo progetto, rimasto per decenni sconosciuto al grande pubblico, rivela un lato meno noto del genio comico: la sua profonda sensibilità verso l’arte della danza e i drammi interiori degli artisti. L’incontro tra Chaplin e Nijinsky risale al 1917, durante la tournée del ballerino con i Ballets Russes. Chaplin, colpito dalla grazia e dalla disciplina del danzatore, notò nei suoi occhi una malinconia che contrastava con la perfezione dei suoi movimenti. Nijinsky, a sua volta, definì la comicità di Chaplin come una forma di danza narrativa, intuendo la stessa poesia che animava i suoi gesti sul palcoscenico. Negli anni ’30, Chaplin cominciò a sviluppare un canovaccio cinematografico intitolato Naginsky. Il protagonista era un ballerino russo di talento straordinario ma di carattere riservato, destinato a confrontarsi con le sfide della fama e le ingiustizie della vita teatrale. Il racconto metteva al centro il sacrificio personale, la dedizione all’arte e la compassione verso i compagni meno fortunati, tra cui un anziano danzatore ormai incapace di esibirsi senza ricorrere all’alcol. Il  manoscritto inedito di Charlie ...

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Le diversità tra danza moderna e danza contemporanea

Nata all’inizio del Novecento, la danza moderna è figlia del rifiuto. Rifiuto del tutù, delle punte, delle regole rigide del balletto accademico. Le pioniere — Isadora Duncan, Ruth St. Denis, Martha Graham — non volevano solo cambiare il modo di danzare: volevano cambiare il modo di sentire. Il corpo moderno si libera ma resta disciplinato. Graham, ad esempio, fonda una tecnica basata sul contraction and release, un linguaggio preciso, codificato, emotivo ma strutturato. Doris Humphrey lavora con la caduta e la sospensione. L’espressione personale è centrale, ma all’interno di una forma ben riconoscibile. La danza moderna ha un vocabolario, dei fondatori, delle scuole. Ha una genealogia, quasi una linea di sangue. In breve: la danza moderna è una rivoluzione ordinata. La danza contemporanea arriva dopo. Non è un singolo movimento, né una singola scuola. È una costellazione, un continuo interrogarsi su cos’è la danza. E, spesso, su cosa non è. Nasce negli anni ’60-’70 e continua a mutare. Merce Cunningham, uno dei nomi chiave, rompe con la narrativa emotiva della danza moderna e introduce l’idea che movimento e musica possano coesistere senza legami. Trisha Brown porta la danza nei muri, nelle strade, negli angoli. Pina Bausch la trasforma in teatro-danza, ...

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La pece è il simbolo dell’equilibrio tra tecnica e poesia

Nell’universo etereo ed impalpabile della danza classica, ogni elemento ha una funzione precisa, anche quelli che non si vedono. Tra questi, la pece è uno degli strumenti più silenziosi ma indispensabili per ogni ballerina e ballerino. Si presenta in forma solida, friabile o in granuli, ed è leggermente appiccicosa. Collocata in un angolo del palco, come vuole la tradizione in una cassetta di legno, la pece è un materiale tecnico fondamentale che garantisce sicurezza, stabilità e controllo. Pur essendo invisibile agli occhi degli spettatori, è una presenza rassicurante per i danzatori. Serve ad aumentare l’attrito tra la scarpa (o il piede) e il palcoscenico, riducendo il rischio di scivolare e migliorando la presa nei movimenti più difficili. Nella disciplina classica, l’equilibrio tra stabilità e fluidità è tutto. Troppa aderenza può compromettere la scorrevolezza nei giri e nei pas de bourrée; troppo poco attrito può causare cadute, soprattutto nei salti o nei cambi rapidi di direzione. La pece permette ai danzatori di modulare la “presa” sul pavimento, adattandola al tipo di coreografia, al materiale del palco (legno, linoleum, marmo), all’umidità dell’ambiente e talvolta alla sudorazione personale. Ogni artista sviluppa negli anni un rapporto istintivo con la pece: sa come dosarla, quanto ...

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Nicoletta Manni è la nuova étoile del Teatro alla Scala

Il Teatro alla Scala ha una nuova étoile Nicoletta Manni, una nomina che per la prima volta nella storia arriva a scena aperta al termine della replica del balletto Onegin con protagonista la stessa Nicoletta Manni. Dunque ieri sera mercoledì 8 novembre 2023 al Piermanrini una “nomina a sorpresa” alla fine del balletto il Sovrintendente della Scala Dominique Meyer, su proposta del Direttore del Corpo di Ballo Manuel Legris, hanno fatto l’annuncio della nomina che non le era stata anticipata e che l’ha fatta piangere, è stata nominata étoile Nicoletta Manni,  entrando così nella rosa delle stelle della Scala.  Dominique Meyer ha detto a scena aperta – “Ringrazio Roberto Bolle che sapete tutti è una icona della danza un grande maestro e, qualità che apprezzo, è fedele al suo teatro, la Scala. E faccio tanti complimenti a Nicoletta Manni,  ballerina speciale, fantastica. Quando una ballerina brilla così fra le stelle da anni, si possono cambiare le regole e quindi su proposta di Manuel Legris ho il piacere di dare a Nicoletta il titolo di étoile”. Aggiunge Meyer –  “Quando una ballerina brilla così fra le stelle da tanti anni si possono cambiare le regole e quindi su proposta del direttore ...

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