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Rubriche

Il coreografo Diego Tortelli “allo specchio”

Il balletto classico preferito? La Dame aux camélias. Il balletto contemporaneo prediletto? The Big Crying di Marco Goecke. Il Teatro del cuore? Le Silò a Marseille. Un romanzo da trasformare in balletto? Un uomo solo di Christopher Isherwood. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Queer di Luca Guadagnino. Il costume di scena indossato che hai preferito? Essere nudo e sentire che il mio corpo non avesse bisogno di orpelli per danzare. Quale colore associ alla danza? Nero. Che profumo ha la danza? Sudore. La musica più bella scritta per balletto? Le Sacre du Printemps di Stravinsky. Un pugno nello stomaco che diventa rituale. Il film di danza irrinunciabile? Billy Elliot. Perché ha reso politica la leggerezza. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Nijinsky e Pina Bausch. Sovversivi, ciascuno a modo suo. Il tuo “passo di danza” preferito? La preparazione prima di ogni esercizio: il port de bras. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio di balletto classico? Nessuno, il repertorio classico è troppo stereotipato per poter desiderare di essere uno di loro. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? William Forsythe. Tornando indietro, se ...

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Il danseur étoile Benjamin Pech “allo specchio”

Balletto classico preferito? Il Lago dei cigni. Balletto contemporaneo preferito? La sagra della primavera di Pina Bausch. Il Teatro del cuore? Palais Garnier di Parigi. Un romanzo da trasformare in un balletto? Il libro della giungla. Un film da cui trarre uno spettacolo di balletto? Billy Elliot. Il costume di scena che hai indossato e che hai preferito? Petrouchka. Quale colore associ alla danza? Bianco. Che odore ha la danza? Legno. La musica più bella scritta per il balletto? Tutti quelli di Čajkovskij. Il film di danza imperdibile? White Night con Mikhail Baryshnikov. Due miti della danza del passato, maschile e femminile? Rudolf Nureyev e Sylvie Guillem. Il tuo “passo di danza” preferito? Détourné. Chi avresti voluto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio del balletto classico? Nessuno, la maggior parte muore o rimane con il cuore spezzato. Chi è stato il genio per eccellenza dell’arte coreografica? George Balanchine e William Forsythe. Ripensandoci, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Fammi volare! Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Essenziale / obiettiva / meditativa. Come ti vedi oggi allo specchio? Non riflette la mia realtà. Michele Olivieri Foto di Rémy Artiges www.giornaledelladanza.com © Riproduzione riservata 

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Viaggio nel dizionario francese dei codici accademici

Parlare con i piedi, pensare con il corpo, scrivere nell’aria: questa è l’essenza della danza classica. Ma ogni arte, anche la più eterea, ha bisogno di un linguaggio preciso, condiviso, scolpito nel tempo. E nella danza classica, questo linguaggio ha un nome e una lingua: il dizionario francese dei codici accademici. Non si tratta di un semplice elenco di termini, ma di un alfabeto in movimento, un sistema codificato che unisce generazioni di danzatori in ogni angolo del mondo. È un lessico nato a corte e cresciuto nei teatri, conservato nelle accademie, inciso nella memoria muscolare di chi balla. Nel XVII secolo, mentre l’Europa si agitava fra guerre e rivoluzioni, alla corte di Luigi XIV prendeva forma un’arte silenziosa e potentissima: la danza come disciplina accademica. Il Re Sole, che amava danzare tanto quanto governare, capì il potere del gesto ben ordinato. Nel 1661 fondò l’Académie Royale de Danse, chiamando a sé i migliori maestri per codificare i movimenti che fino ad allora erano stati lasciati all’intuizione. Fu così che nacquero le cinque posizioni dei piedi, l’en dehors, il principio dell’aplomb. Parole francesi, certo, ma che descrivevano idee universali di forma, equilibrio, armonia. Il francese non fu una scelta casuale: ...

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La coreografa e danzatrice Julie Anne Stanzak “allo specchio”

Balletto classico preferito? Serenade di George Balanchine e Scheherazade di Michel Fokine. Balletto contemporaneo preferito? Adagio Hammeklavier di Hans Van Manen. L’artista di teatro che preferisci? Peter Brook. Un romanzo da trasformare in un balletto? La città e le sue mura incerte di Murakami. Un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? A qualcuno piace caldo con Marilyn Monroe. Il costume di scena che hai indossato e che hai preferito? Quello per Vollmond di Pina Bausch. Quale colore associ alla danza? Bianco e nero. Che odore ha la danza? Sudore. La musica più bella scritta per il balletto? È impossibile sceglierne una!! Serenade di Čajkovskij, La valse di Ravel, Sacre du Printemps di Stravinsky. Il film di danza imperdibile? Dora Hoyer: Afectos Humanos. Due miti della danza del passato, maschile e femminile? Apollo e Ifigenia, Nijinsky, Maya Plisetskaya. Il tuo “passo di danza” preferito? Arabesque penchée. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio del balletto classico? Raymonda. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Pina Bausch. Ripensandoci, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Cambia il mondo! Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Rigore, Desiderio, Serenità. Come ti vedi ...

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La solista Aida Vainieri “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Swan Lake con Maya Plizetskaya. Il balletto contemporaneo prediletto? La Sagra della Primavera di Pina Bausch. Il Teatro del cuore? Teatro la Fenice Venezia. Un romanzo da trasformare in balletto? Alice in Wonderland, La collina dei conigli di Richard Adams e di Stefano Benni Bar Sport, Margherita Dolcevita, La compagnia dei Celestini, e Gridalo di Roberto Saviano. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? La sposa cadavere di Tim Burton. Il costume di scena indossato che hai preferito? I costumi di Marion Cito… bellissimi tutti! Difficile scegliere! Uno? quello che indosso in Sweet Mambo per il mio solo. Quale colore associ alla danza? Tutti dipende dalle emozioni. Che profumo ha la danza? Anche qui come per i colori, tutti ma intensamente parte dall’odore di terra, sottobosco, casa, l’odore nell’aria prima e dopo le tempeste, l’odore della pelle, del respiro, del mare che libera. La musica più bella scritta per balletto? La Sagra della Primavera di Igor Stravinskij e La Bayadère di Ludwig Minkus. Il film di danza irrinunciabile? Saturday Night Fever e West Side Story. I tuoi miti della danza del passato, uomo e donna? Pina Bausch, Margot Fonteyn e Mikhail Baryshnikov. Il ...

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Il Danseur Étoile Gil Isoart “allo specchio”

Balletto classico preferito? Il Lago dei Cigni. Balletto contemporaneo preferito? Le Sacre di Pina Bausch. Il Teatro del cuore? L’Opéra de Paris. Un romanzo da trasformare in un balletto? La pitié dangereuse di Stefan Zweig. Un film da cui trarre uno spettacolo di balletto? Mission. Il costume di scena che hai indossato e che hai preferito? Golden Idole nella versione di Rudolf Nureyev. Quale colore associ alla danza? La luce. Che odore ha la danza? La colofonia. La musica più bella scritta per il balletto? Il lago dei cigni. Il film di danza imperdibile? Due vite, una svolta di Herbert Ross. Due miti della danza del passato, maschile e femminile? Louis XIV e Isadora Duncan. Il tuo “passo di danza” preferito? La pirouette. Chi avresti voluto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio del balletto classico? Non troppo tragico ha ha ha …al limite Basilio! Chi è stato il genio per eccellenza dell’arte coreografica? Marius Petipa. Ripensandoci, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Grazie! Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Bellezza, Emozione, Disciplina. Come ti vedi oggi allo specchio? Soddisfatto! Michele Olivieri www.giornaledelladanza.com © Riproduzione riservata

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Rudolf Nureyev: perché veniva chiamato “il tartaro volante”?

Quando Rudolf Nureyev si lanciava in aria, sembrava che la gravità perdesse validità. Il pubblico tratteneva il respiro, sospeso con lui in una frazione di eternità. Non era solo un salto: era una dichiarazione d’indipendenza. Da uomo. Da artista. Da figlio dell’Asia e simbolo dell’Occidente. E fu proprio per questo che il mondo iniziò a chiamarlo Il tartaro volante. La stampa europea lo coniò con romanticismo quasi orientaleggiante. Tartaro evocava qualcosa di primitivo, fiero, indomabile. Una parola che funzionava come etichetta poetica per una figura fuori dai canoni. Nato in un treno transiberiano, cresciuto nella steppa e addestrato con rigore sovietico, Nureyev non era solo un ballerino: era un uragano. Il termine “volante” era, al contrario, perfettamente esatto. Il suo corpo non danzava: si librava. Chiunque abbia visto i suoi salti — che sfidavano le leggi della fisica con una sospensione surreale — capisce che non si trattava di semplice tecnica. C’era qualcosa di più. Come se ogni battito d’ali danzante fosse un atto di fede nella possibilità di elevarsi oltre il corpo e il tempo. Nureyev non fu mai addomesticabile. Nel 1961, quando decise di disertare durante una tournée del Kirov a Parigi, la sua fuga non fu solo ...

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Il Sujet Antonio Conforti “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Giselle. Il balletto contemporaneo prediletto? La sagra della primavera di Pina Bausch. Il Teatro del cuore? Palais Garnier. Un romanzo da trasformare in balletto? L’idiota di Dostojevski. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? La dolce vita di Federico Fellini. Il costume di scena indossato che hai preferito? Il grande mantello di Rothbart, difficile da manipolare ma ti fa sentire potente, dando grande peso e autorità al personaggio. Quale colore associ alla danza? Il bianco, lo spazio infinito e puro da cui nasce ogni gesto. Che profumo ha la danza? Profumo di libertà. La musica più bella scritta per balletto? I balletti di Tchaikovsky. Il film di danza irrinunciabile? Billy Elliot. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Rudolf Nureyev e Carla Fracci. Il tuo “passo di danza” preferito? I manège. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio di balletto classico? Armand Duval nella Signora delle Camelie. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Adoro l’emozione e la delicatezza delle coreografie di Jérôme Robbins. L’atmosfera intima e il suo modo di mettere in scena le relazioni umane. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa ...

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La Principal Dancer Sarah Lamb “allo specchio”

Balletto classico preferito? Il Lago dei Cigni. Balletto contemporaneo preferito? Chroma. Il Teatro del Cuore? La Royal Opera House è casa mia, ma è a Tokyo che ho avuto alcune delle mie performance più memorabili, al Bunka Kaiken. Un romanzo da trasformare in un balletto? La valle dell’Eden di John Steinbeck. Un film da cui trarre uno spettacolo di balletto? Amadeus… almeno la colonna sonora sarebbe fenomenale. Il costume di scena che hai indossato e che hai preferito? Sono molto esigente, ma alla fine Yugen aveva costumi che si muovevano magnificamente ed erano così comodi. Quale colore associ alla danza? Rosso. Deve essere rosso perché è vita, morte e amore, tutti espressi nel balletto. Che odore ha la danza? Piedi sudati. La musica più bella scritta per il balletto? Romeo e Giulietta di Prokoviev Il film di danza imperdibile? Cantando sotto la pioggia e West Side Story con la coreografia di Jerome Robbins. Due miti della danza del passato, maschile e femminile? Scelgo la mia insegnante, Tatiana Nicolaevna Legat, e suo marito, Jurij Vladimirovič Solov’ev. Il tuo “passo di danza” preferito? Chaîné débouillé. Chi avresti voluto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio del balletto classico? Non ...

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Giuseppina Bozzacchi: la stella effimera del balletto romantico

Nel firmamento della danza classica dell’Ottocento, alcune stelle brillarono solo per un istante, ma lasciarono un’impronta indelebile nella storia del balletto. Una di queste è Giuseppina Bozzacchi, giovane ballerina italiana che, sebbene vissuta solo diciassette anni, è diventata simbolo della bellezza effimera dell’arte e della vita. Giuseppina Bozzacchi nacque il 23 novembre 1853 a Milano, in una città che all’epoca era già uno dei centri nevralgici della cultura operistica e coreutica europea. Fin da giovanissima mostrò un talento fuori dal comune per la danza. Fu indirizzata verso un’educazione rigorosa, come voleva la prassi dell’epoca, che richiedeva anni di disciplina ferrea e una totale dedizione. Nonostante la brevità della sua carriera, Bozzacchi fu allieva di maestri importanti, tra cui potrebbe essere annoverato anche il coreografo Arthur Saint-Léon, che la notò giovanissima e la volle con sé a Parigi, città in cui si sarebbe svolto il capitolo più importante – e tragico – della sua vita. Il nome di Giuseppina Bozzacchi è indissolubilmente legato al balletto Coppélia, capolavoro del repertorio romantico, con musiche di Léo Delibes e coreografie di Saint-Léon. Il balletto debuttò il 25 maggio 1870 all’Opéra di Parigi. Bozzacchi, allora appena sedicenne, fu scelta per il ruolo principale di Swanilda. ...

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