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Storia e Cultura

Di cosa ha bisogno il corpo di un danzatore per potersi esprimere al meglio?

Il corpo di un ballerino necessita dell’appropriato carburante per prevenire infortuni e per mantenere e incrementare il livello di energia necessaria per allenamenti, spettacoli e audizioni. Per questo motivo per un danzatore professionista o amatoriale è fondamentale mantenere uno stile di vita sano che si ottiene anche attraverso un modello alimentare equilibrato, composto da liquidi, carboidrati, grassi, proteine ​​e molte vitamine e minerali. Vediamo nel dettaglio di cosa ha bisogno il corpo di un danzatore per potersi esprimere al meglio. Una corretta idratazione è essenziale per tutti noi, a maggior ragione per i ballerini che sono particolarmente inclini a problemi connessi alla mancanza della giusta assunzione di liquidi eliminati dal corpo attraverso il sudore, il nostro naturale meccanismo di raffreddamento. L’acqua serve non soltanto per controllare la sete, stimolo fisiologico importantissimo per mantenere in equilibrio la quantità di acqua presente nell’organismo, ma anche per preservare i livelli di sali minerali ed elettroliti indispensabili per supportare una corretta circolazione. È assai probabile che la disidratazione si manifesti ben prima della sensazione di sete, pertanto, i ballerini devono ricordare di idratarsi continuamente assumendo piccole quantità di acqua, prima, durante e dopo gli allenamenti. I carboidrati o glucidi rappresentano la fonte energetica principale ...

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I sorprendenti benefici psicologici della danza sul nostro corpo

Per migliaia di anni e nelle differenti culture, la danza si è dimostrata una forza comunitaria di aggregazione che accompagna i momenti più importanti dell’esistenza, dalla celebrazione della festa, del raccolto e dell’abbondanza, alla propiziazione di eventi favorevoli, fino alla guarigione delle malattie. Partendo da questi presupposti, nel 1942 la ballerina e coreografa americana Marian Chace codifica il potere curativo della danza in una terapia nota come Danza/Terapia del movimento (DMT), volta alla ricerca del benessere, della salute psico-corporea e della consapevolezza di sé, grazie al processo creativo e artistico che permette di entrare in contatto con le proprie emozioni, sia positive che negative. Nana Koch, Presidente del Dipartimento di salute, educazione fisica e scienze del movimento presso Long Island University e terapeuta di danza / movimento e arti creative, afferma a chiare lettere che il corpo non mente. La prima forma di comunicazione della nostra vita è, infatti, legata al movimento, essenza di relazione con gli altri primaria e sincera. La danza quindi genera svariati effetti benefici anche sul nostro cervello, aiuta a liberare i traumi subiti e impressi nella mente e, di conseguenza, nel sistema nervoso e nel corpo, in quanto il trauma si traduce in schemi di ...

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Il Bon Ton nei Balli dell’Ottocento

Nella seconda metà dell’Ottocento, durante le grandi feste da ballo di società, il comportamento degli uomini nei confronti delle donne seguiva un’etichetta ben definita, un insieme di regole di bon ton che portava a essere eleganti nei movimenti ed educati negli atteggiamenti. Con il passare degli anni i saloni da ballo si aprirono però alla borghesia, che quasi gareggiava con l’aristocrazia anche a passo di danza. Mentre però l’aristocrazia aveva nel dna le regole di etichetta e di bon ton, la borghesia non sempre era abituata alle buone maniere. Il Maestro di Cerimonia Si fece largo quindi la figura del Maestro di Cerimonia, arbitro e giudice perfetto di eleganza e di buone maniere. Questa singolare figura vigilava e presiedeva la sala da ballo. Il debutto al ballo avveniva con riti definiti: baciamani, inchini, sorrisi compiaciuti, tutto all’insegna del bon ton e della moderazione. Fino all’età vittoriana e al Novecento con il progressivo prevalere delle danze di coppia (valzer, polka, mazurca) su quelle corali (quadriglie e contraddanze) e dei saloni pubblici e dei teatri che sostituirono i palazzi aristocratici. La Danza: l’arte di stare in Società Già, perché la danza non era solo corretta educazione del fisico, acquisizione di un’ eleganza ...

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I più bei costumi della danza nella storia del cinema: un incontro tra arte e moda

Quando la danza incontra la moda non può che nascere un binomio vincente. E quando il tutto viene trasportato sul grande schermo allora diviene leggenda. Quante volte siamo rimasti incantati di fronte ad alcune pellicole che ci hanno colpito anche grazie alle mise dei protagonisti? Il Giornale della Danza ripercorre insieme a voi alcuni film che hanno saputo stupirci grazie ai costumi di danza. Mouline Rouge con Nicole Kidman Il film vincitore di due premi Oscar nel 2002, per la migliore scenografia e per i migliori costumi che sono di Catherine Martin e Angus Strathie. I creativi per questo capolavoro hanno realizzato oltre 450 abiti di scena! La pellicola è ambientata a Parigi nel 1899. Satine, Nicole Kidman, è l’étoile del Moulin Rouge, noto locale notturno di Montmartre. La cortigiana è la più desiderata ed è anche pronta a vendere i propri favori al miglior offerente. Finché un giorno arriva il giovane e timido scrittore Christian che si innamora di lei. Interessato a Satine è anche un ricchissimo Duca di Monroth che è pronto, pur di averla in esclusiva, a farla diventare un’attrice. L’atmosfera della pellicola tra l’esotico, il parigino più puro e il moderno look da soubrette colpì anche la moda. Nel 2001, anno di uscita ...

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Storia della danza: Alla riscoperta di balletti dimenticati di Flavia Pappacena

  Flavio rianimato ovvero il Filosofo inimico delle Donne di Giuseppe Salomoni (Venezia 1764) Con questo articolo volgiamo lo sguardo alla danza italiana che tanto peso ha avuto sull’evoluzione del balletto europeo tra il XVIII e il XIX secolo. In particolare, osserviamo il genere “grottesco” della metà del Settecento, genere che, come suggerisce il termine, era una modalità di danza acrobatica mista a pantomima, realizzata da Maschere della Commedia dell’Arte o da figure standardizzate (Giardinieri, Buffoni di corte, Marinai, Soldati ecc.) definite “Caratteri”. Queste bizzarre figure erano protagoniste di scenette basate su brevi vicende molto vivaci e su vistosi effetti scenografici, che non di rado scivolavano in situazioni paradossali. Per dare un’idea di quest’ultimo caso, riportiamo un ballo rappresentato a Venezia nel 1764 all’interno (tra il primo e il secondo atto) del dramma giocoso per musica Li Creduti spiriti. Si tratta di un raro esempio di ballo “integrato” (in continuità con il soggetto dell’opera), infatti il personaggio di riferimento è Flavio, protagonista dell’opera, e le scene di magia, giocate sull’assurdo e l’imprevedibile, sono anch’esse coerenti con il primo atto. Coreografo è Giuseppe Salomoni (detto “di Portogallo”) che, insieme al padre Giuseppe e al fratello Francesco, fu uno dei più interessanti ...

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Storia della Danza. Alla riscoperta di balletti dimenticati di Flavia Pappacena

  Elerz e Zulnida di Louis Henry (Milano, Teatro alla Scala, 6 maggio 1826). Musica di Cesare Pugni. Interpreti principali: Antonia Pallerini e Nicola Molinari. Scene di Alessandro Sanquirico. Nel 1844, in Studi sulle arti imitatrici, Carlo Blasis scrive che il genere “detto romantico”, “introdotto da venti anni a questa parte in ogni ramo di letteratura, ha confuso tutti i generi e ne ha fatto un genere misto”. Questa frase desta grande curiosità, se si considera che la storiografia della danza è concorde nell’attribuire l’avvio del balletto romantico francese agli inizi degli anni Trenta, più precisamente alla prima de La Sylphide (1832) o al suo prodromo Le Ballet des nonnes damnées (1831). Il balletto di cui parleremo in questa sede, Elerz e Zulnida (1826), testimonia, invece, come la sensibilità romantica serpeggi da tempo nell’ambiente ballettistico francese stimolata dai testi shakespeariani, dalle tragedie di Friedrich Schiller, oltre che dagli innovativi racconti  di Charles Nodier, autore di Trilby Il folletto di Argail  (1822), a cui è ispirato La Sylphide. Ne avevamo dato informazione già in una puntata precedente del giornaledelladanza.com (25/10/2015), quando avevamo posto l’attenzione sul Balletto delle suore dannate (Ballet des nonnes damnées). Elerz e Zulnida, “azione mimica di carattere”, fu composto da Louis Henry, ...

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A Natale scoppia una malattia che ha un nome: il balletto “Schiaccianoci”. Di Alberto Testa

A New York ogni anno scoppia, insieme alle malattie di stagione (raffreddore, influenza, morbillo, rosolia, scalattina, ecc,) un’altra malattia che si chiama il balletto “Schiaccianoci”. Anche da noi, in Europa, a Londra come a Parigi, a Roma come a Milano, sotto le feste natalizie, riappare questo fortunato balletto fantastico. E’ quasi inevitabile per la gioia dei bambini, come per il divertimento degli adulti. E’ un regalo che dal 18 dicembre 1892 ci ha fatto il Teatro Marijnsky di San Pietroburgo grazie a Piotr Cijaicovsky, musicista e al librettista-coreografo Marius Petipa. Si tratta in realtà di un racconto “Schiaccianoci e il Re dei Topi” di Ernst Thomas Amadeus Hoffmann. Non si sa se fu malattia diplomatica o per qualche altro motivo, ma il compito di comporne la coreografia fu poi affidato in un secondo tempo a Lev Ivanov, maestro in seconda di Petipa. Pare che il lavoro compositivo incontrò da ambo le parti non poche difficoltà soprattutto causa i precedenti contatti di sofferenza tra il musicista e Petipa coreografo. Tali punti di dissenso continuarono durante il non facile cammino del balletto.   Ancora oggi “Schiaccianoci” sta subendo rivolgimenti diversi, ma immutabile permane sempre fascino e successo. Il motivo risiede nella sua ...

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Speciale “Schiaccianoci”: una prospettiva storica

Che Natale sarebbe senza la magia de Lo Schiaccianoci? Sembrerebbe una domanda retorica, ma per gli appassionati e i ballettofili di tutto il mondo si tratta di una tradizione davvero irrinunciabile, poiché da sempre The Nutcracker rappresenta il simbolo dell’atmosfera natalizia. Balletto in due atti, firmato dal genio coreografico di Marius Petipa e dal suo successore Lev Ivanov, su musiche di Čajkovskij (Op. 71), Lo Schiaccianoci fu commissionato dal Direttore dei Teatri Imperiali Russi, Ivan Aleksandrovič Vsevoložskij e debuttò al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo il 18 dicembre 1892 nella versione di Lev Ivanov che aveva preso il posto di Petipa perché quest’ultimo si era ammalato. Il libretto è tratto dal racconto Lo Schiaccianoci e il re dei topi di ETA Hoffmann (1816), nella versione edulcorata e semplificata di Alexandre Dumas padre Storia di uno schiaccianoci (1845). La produzione originale, diretta interamente da Riccardo Drigo, non fu un successo. Tra gli interpreti di questa prima versione del balletto Antonietta Dell’Era, Pavel Gerdt, Olga Preobrajenska e Nicolaj Legat. Il ruolo di Clara era interpretato da una bambina della scuola di ballo del Teatro Mariinskij. Ciò che non aveva gradito la critica russa era la trama non plausibile e l’allestimento considerato da ...

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Il Musée Yves Saint-Laurent di Parigi apre eccezionalmente i suoi archivi: in mostra i costumi di Zizi Jeanmaire

In occasione della Notte europea dei musei 2018, il Musée Yves Saint-Laurent di Parigi apre eccezionalmente i suoi archivi e, per il tempo di un solo week-end, da venerdì 18 a domenica 20 maggio, espone una selezione di sette costumi realizzati dal couturier francese per la ballerina Zizi Jeanmaire: capolavori di virtuosismo sartoriale, prodezze tecniche di strass, paillettes, piume colorate. Come un traguardo che segna l’inizio di un percorso ancora più lungo, il 3 ottobre a Parigi e il 19 ottobre a Marrakech sono state inaugurate le due sedi del museo dedicato a Yves Saint Laurent, l’insuperato, perché insuperabile, inventore della moda della seconda metà del Novecento, scomparso il 1 giugno del 2008. E di lui si può dire che «aveva soltanto 72 anni». Pierre Bergé, l’uomo a cui si deve l’ostinazione che ha portato all’apertura del museo e che fin dal giorno della scomparsa del suo compagno ne ha preservato il lavoro nella Fondation Pierre Bergé-Yves Saint Laurent, non ce l’ha fatta a vedere l’opera compiuta: se n’è andato nella notte tra il 7 e l’8 settembre a 86 anni, un mese prima dell’apertura al pubblico della missione degli ultimi dieci anni della sua esistenza. Un vero peccato, perché è stato lui che l’ha spinto ad aprire la Maison, ...

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“L’origine della Seconda e della Quarta arabesco” di Flavia Pappacena

“Tra storia e tecnica della danza” Nei due articoli precedenti, “La Pirouette delle origini” e “La nascita delle punte della danza accademica”, avevamo posto l’accento sulle grandi trasformazioni avvenute nel mondo accademico francese nell’ultimo decennio del Settecento a seguito dei rivolgimenti sociali e culturali che avevano scosso non solo la Francia ma l’intera Europa. Il Neoclassicismo incalzante e il gusto greco dilagante avevano imposto l’estetica classica in tutte le arti e avevano fornito modelli non solo alla pittura e alla scultura ma anche al balletto accademico. Le pubblicazioni sui reperti archeologici di Ercolano e Pompei, prodotte a partire dagli anni Cinquanta del Settecento, avevano restituito un repertorio di Menadi danzanti e di Centauri in atteggiamenti vigorosi, rappresentandoli in una dimensione fantastica con sfondi astratti e posizioni dei corpi sospesi nell’aria. Altre figure danzanti e personaggi di scene teatrali si mostravano anch’essi negli atteggiamenti più disparati tra cui alcuni con la schiena rivolta allo spettatore. Se già Raffaello, in seguito agli scavi realizzati alla fine del Quattrocento nelle ville imperiali romane, aveva ampiamente attinto a questo eterogeneo repertorio antico per istoriare le Logge Vaticane, Antonio Canova aveva fatto dei documenti classici un modello di varietà e di gusto. Le sue Danzatrici ...

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