Tra i grandi progetti mai concretizzati di Charlie Chaplin, uno dei più affascinanti è senza dubbio il film ispirato alla vita di Vaclav Nijinsky, il leggendario ballerino.
Questo progetto, rimasto per decenni sconosciuto al grande pubblico, rivela un lato meno noto del genio comico: la sua profonda sensibilità verso l’arte della danza e i drammi interiori degli artisti.
L’incontro tra Chaplin e Nijinsky risale al 1917, durante la tournée del ballerino con i Ballets Russes.
Chaplin, colpito dalla grazia e dalla disciplina del danzatore, notò nei suoi occhi una malinconia che contrastava con la perfezione dei suoi movimenti.
Nijinsky, a sua volta, definì la comicità di Chaplin come una forma di danza narrativa, intuendo la stessa poesia che animava i suoi gesti sul palcoscenico.
Negli anni ’30, Chaplin cominciò a sviluppare un canovaccio cinematografico intitolato Naginsky.
Il protagonista era un ballerino russo di talento straordinario ma di carattere riservato, destinato a confrontarsi con le sfide della fama e le ingiustizie della vita teatrale.
Il racconto metteva al centro il sacrificio personale, la dedizione all’arte e la compassione verso i compagni meno fortunati, tra cui un anziano danzatore ormai incapace di esibirsi senza ricorrere all’alcol.
Il manoscritto inedito di Charlie Chaplin venne ritrovato presso la Cineteca di Bologna nel 2012 svelando l’idea cinematografico.
Il film su Nijinsky non vide mai la luce, ma gli appunti superstiti offrono uno spaccato prezioso del processo creativo di Chaplin, capace di unire comicità e poesia, ironia e umanità.
Michele Olivieri
www.giornaledelladanza.com
©️ Riproduzione riservata