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Choreographic bodies è il libro di Letizia Gioia Monda sulla Motion Bank di Forsythe

Un oggetto non possiede il suo nome al punto che non si possa trovargliene un altro che gli si adatti meglio.

René Magritte

Choreographic bodies è il libro di Letizia Gioia Monda sulla Motion Bank di Forsythe

Choreographic bodies è il nuovo volume sull’esperienza della Motion Bank nel progetto multidisciplinare di Forsythe edito dalla Dino Audino Editore e scritto da Letizia Gioia Monda. Il libro è frutto infatti di uno studio che la coreografa e performer con un background in danza classica e contemporanea conduce da anni sulla body knowledge. La scrittrice ha svolto la sua ricerca con l’appoggio ed il dialogo costante dei membri della Comunità Motion Bank. L’ultimo grande progetto interdisciplinare del coreografo William Forsythe, la Motion Bank dal 2010 ha aperto un importante spazio d’indagine scientifica nel campo della performance coreutica.

Il nucleo delle ricerche portate avanti dalla Motion Bank è costituito dal concetto di score. Lo score è una tecnica, uno strumento digitale, un algoritmo necessario per leggere la danza dell’essere umano, acquisire informazioni e far evolvere la conoscenza contenuta nella pratica coreutica. Il corpo del performer è il primo score a essere analizzato dall’autrice, che mette in luce il cambiamento neurofisiologico del corpo durante la formazione in una tecnica coreutica e poi nel training fisico.

Una larga parte del volume è infatti dedicata ai digital scores. Ovvero l’autrice si interroga sulla possibilità di rappresentazione della performance dal vivo, per sua natura effimera, attraverso strumenti digitali quali Improvisation Technologies; Piecemaker; SYNC/O e Motion Bank Digital Scores. Un’esauriente definizione dello score si può desumere dall’Introduzione di Luciano Mariti: “Lo score è giustamente inteso come una tecnica coreografica, un linguaggio di movimento, un sistema di scrittura che genera a sua volta una nuova modalità di lettura, la transcodificazione del linguaggio ottenuta con strumenti digitali creati ad hoc per visualizzare la body khowledge del performer. Lo score è efficacemente definito come un cristallo: metafora del dinamismo formante insito nel movimento espressivo”.

Il testo evidenza una struttura piuttosto lineare. Dopo i bellissimi testi introduttivi di Scott deLahunta e Luciano Mariti già menzionato, ci si imbatte in una breve ma accurata premessa storica sull’affermazione della concezione del corpo come potente mezzo di espressione scenica, avvenuta agni inizi del Novecento.

Si susseguono poi tre porzioni fondamentali del volume. Nella prima parte ci si sofferma sullo studio del performer, in modo particolare su temi inerenti la percezione e la propriocezione del performer (il focusing; l’embodiment; il disfocus; il balance e l’offbalance. La seconda parte illustra i metodi dei coreografi coinvolti nel progetto Motion Bank: Forsythe, Hay, Burrows e Fargion. La terza e ultima parte riflette invece sul processo di digitalizzazione del pensiero coreografico e documenta la creazione dei Motion Bank Digital Scores.

L’importanza di questo volume deriva dal fatto che esso garantisce la riscoperta e l’approfondimento di tematiche poco conosciute ed indagate, riportando in auge la ricerca di Forsythe dove l’interdisciplinarità, ancora una volta, diventa la giusta chiave di lettura per transcodificare il linguaggio della performance dal vivo, da sempre effimero ed inarrestabilmente fluido.

 

Leonilde Zuccari

www.giornaledelladanza.com

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