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“Danza chi, come e perché?” – La posta di Anna Maria Prina

La posta di Anna Maria Prina

Gentilissima Signora Prina, secondo Lei qual è il giusto approccio alla danza nel senso realistico della realtà contemporanea?  (Elisa da Belluno)

Cara Elisa, non esiste, come si può immaginare, una ricetta sicura ma penso che oggi, come sempre, sia necessaria una buona dose di entusiasmo e di passione per poter affrontare e portare avanti un’ arte che spesso non viene compresa e apprezzata e che richiede tanto impegno e dedizione. D’altra parte bisogna anche avere un forte senso critico per poter riconoscere e  comprendere i propri limiti. Per avvicinarsi alla danza in tutte le sue forme, infatti, occorre possedere doti di base, essere precisi, avere buon gusto. La danza richiede alti livelli espressivi e artistici. A livello didattico è essenziale la competenza: bisogna conoscere molto bene la materia e le sue origini (anche dell’hip-hop!) e quanto le ruota intorno. La competenza e la creatività sono sempre l’arma vincente! E da ultimo, ma non ultimo, bisogna saper essere impresari di se stessi. E anche questo lo si può apprendere da corsi di  formazione e … con il buon senso.

 Gentile Signora Prina, qual è il ricordo più bello della Sua carriera? (Maria Grazia da Napoli)

Cara Maria Grazia, certamente i ricordi belli sono tantissimi per chi ha vissuto molti anni nella Danza e per la Danza! Ho avuto la fortuna di incontrare e lavorare con numerosi personaggi straordinari della Danza e del Teatro italiani e mondiali e ogni volta era per me una grande emozione e uno straordinario stimolo per la crescita personale.

Penso che il momento che più mi ha colpito in profondità è stato quando ho ballato per la prima volta nella Bella Addormentata al Teatro Bolshoi di Mosca nei lontani anni ’60. Era un ruolo solistico (nel divértissement : Cenerentola con principe, brano che da noi viene rappresentato assai raramente) e l’ingresso avveniva con pas couru e grand jeté en avant ripetuto per parecchie volte. Già questo inizio mi esaltava perché io adoravo saltare e insieme a Yuri Grigorovich (coreografo e direttore del Corpo di ballo a quei tempi) avevo scelto questo passo a due proprio per l’entrata in scena, adatta a me. Ma quello che mi ha veramente emozionato è stata l’accoglienza del pubblico : un applauso fragoroso e prolungato! Rivolto a me, giovane italiana sconosciuta! Ma il significato di quell’applauso, oltre che atto di cortesia, era la dimostrazione di affetto e amicizia nei confronti dell’Italia e di un’italiana. Infatti, sulle locandine che tappezzavano all’esterno tutto il Teatro era ben visibile, accanto al mio nome nel ruolo di Cenerentola, la nazionalità : ITALIA. E quello era un omaggio a un grande Paese amato dai russi e alla sua rappresentante. E dopo lo spettacolo… caviale e champagne!

Gentile Signora Prina, sono un’aspirante ballerina, vorrei sapere se nel corso della Sua formazione ha avuto delle figure di riferimento che hanno rappresentato per Lei dei veri miti? (Viviana da Perugia)

Cara Viviana, io ho iniziato a studiare ballo alla Scala senza neppure sapere cosa fosse la danza classico-accademica. Quindi sono entrata in quel mondo poco a poco e ho cominciato a vedere foto e film di balletto iniziando ad ammirare ballerine come Leslie Caron e Moira Shearer. Più avanti negli anni ho amato e ammirato diverse danzatrici cercando di prendere da loro quanto mi sembrava meglio e di trarne esempio utile al mio tipo di ballerina. Ho amato tantissimo le ballerine balanchiniane per la loro fluidità e femminilità, quelle russe per la tecnica, la potenza e per l’eleganza le pietroburghesi, Margot Fonteyn per la disciplina, la modestia e lo stile personale. E vorrei dire che oggi ammiro Sylvie Guillem. Ho piuttosto avuto come figure di riferimento danzatori : Erik Bruhn, Rudolf Nureiev e Mikhail Barishnikov, ognuno di loro con personalità straordinarie e diverse e sicuramente oggi miti degli amanti del balletto.

Anna Maria Prina

Scrivete a: redazione@giornaledelladanza.com

 

 

 

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