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“Danza chi, come e perché?” – La posta di Anna Maria Prina

La posta di Anna Maria Prina

Gentilissima, vorrei sapere se rimpiange i tempi in cui lavorava alla Scala

(Elisabetta da Napoli)

Gentile Elisabetta, grazie della sua domanda che mi dà’ modo di chiarire ciò che in molti si chiedono. In generale non ho rimpianti nella mia vita proprio per il mio modo di essere. Certamente posso ricordare con grande piacere (a parte qualche spiacevole episodio che ho buttato nel cestino!) gli anni passati alla Scala prima come allieva, poi come ballerina al servizio e in collaborazione con maîtres de ballet, colleghi scaligeri, danzatori e coreografi italiani e stranieri. Periodi che mi hanno dato la possibilità e la ricchezza di lavorare al fianco di personaggi eccelsi, a partire dai sovrintendenti dell’epoca a registi, scenografi e musicisti. In quegli anni il mio amore e la dedizione alla danza sono sempre cresciuti, così come la curiosità nei confronti di tutte le forme di danza e della fusione di tutte le arti. Ricordo anche con gioia e gratitudine il periodo trascorso nell’ex Unione sovietica (Russia), che ha stimolato in me la passione viscerale per l’insegnamento. E come non pensare all’emozione di essere stata scelta da Paolo Grassi e John Field per divenire la direttrice della Scuola di Ballo del Teatro alla Scala? Come dimenticare tutte le esperienze e le novità da me introdotte in quella antica e amata istituzione (non ultimo lo storico cambiamento di sede) che ha dato e dà al mondo ballerini, insegnanti e pianisti accompagnatori d’eccellenza? Nel mio cuore rimarranno sempre i talentuosi docenti e tutto lo staff che per 32 anni mi ha seguita e accompagnata nel mio cammino di Direttrice. Come vede, sono ricordi significativi e di qualità di 62, ebbene si, 62 anni trascorsi in quella, per me, grande casa d’ Arte,  ovvero il Teatro alla Scala. Solo un piccolo disappunto, non rimpianto, è quello di non essere più considerata dagli ultimi sovrintendenti “una di loro”! Ma l’amore e la stima che mi circondano da parte di allievi, collaboratori e colleghi vecchi e nuovi, di giornalisti, fan e pubblico mi gratificano ancora oggi e mi fanno sentire utile ai giovani e non solo. Cari saluti.

Cara Signora Prina, sono il papà di un ragazzo che studia danza e non ho problemi ad ammettere che a volte temo per mio figlio perché questo ambiente mi sembra non proprio semplice, da tutti i punti di vista, e di sicuro non garantisce un futuro certo nella società odierna. Penso spesso che mio figlio dovrebbe dedicarsi ad altro, ma non so come dirglielo, Lei cosa mi consiglia di fare?

(Gianni da Catania)

 Caro Gianni, credo di comprendere bene la sua preoccupazione che non è del tutto infondata. Ma importante è chiarirsi le idee:

1) premetto che nessun ambiente oggi è semplice. Se si riferisce a intrighi di vario genere, ci sono dappertutto;

2) se per futuro nella società intende non solo quello lavorativo, ma anche  le critiche che possono insorgere in quanto danzatore (preconcetti sui ballerini), è un argomento da valutare insieme al punto seguente;

3) se invece intende solo futuro lavorativo, lo stesso dipende dalle qualità e dalle capacità di suo figlio. Se si raggiungono livelli tecnici e artistici molto alti (Massimo Murru o Roberto Bolle per rimanere in Italia), la carriera – e quindi un futuro professionale – sono sicuri. Se si arriva a livelli medio-alti, si può trovare lavoro come ballerino di fila e/o solista in una compagnia italiana o estera. Se si è mediocri, è quasi impossibile trovare lavoro se non “lavoretti” saltuari e si rimane frustrati per lungo tempo.

Spero il concetto sia chiaro: verificare con persona competente le reali capacità e possibilità tersicoree di suo figlio è la prima cosa da fare. L’ età poi è importantissima per prendere decisioni: se suo figlio è giovane potrebbe studiare danza per qualche anno e poi decidere che via prendere.  Quello che mi permetto di consigliarle è di accompagnare serenamente suo figlio nelle scelte di vita e di cercare di capire in che “ramo” sia dotato e si senta portato. Infatti, si può amare una disciplina come la danza, ma non avere le doti necessarie. Questo è da far capire a suo figlio, senza drammi. La realtà va presentata chiaramente e con garbo. Tanti auguri!

Cara Signora Prina, vorrei porLe una domanda di grande attualità al momento, secondo Lei che figura dovrebbe essere il nuovo direttore dell’A.N.D.?

Le elezioni in Accademia per il nuovo direttore sono già avvenute e, come saprà, è stato eletto il M° Bruno Carioti. Devo dire che, anche io, come molti, avevo pensato che sarebbe stato bene che l’Accademia Nazionale di Danza  avesse nella figura del  Direttore  un coreografo–ballerino-didatta veramente competente e di esperienza. Leggendo alcuni scritti di giornalisti ho però convenuto che, essendo stata l’Accademia in un momento difficile e caotico ed essendo noi italiani, ovvero con scarsa disciplina e spirito collaborativo, un dirigente super partes sarebbe riuscito a mettere d’accordo tutti. Certamente il M° Carioti dovrà avere grandi capacità per far “risorgere” anche dal punto di vista didattico l’Accademia. Infatti la parte didattica sarà nelle mani del corpo docente, fatto che può sembrare logico ma che può anche far venire il dubbio: ma chi metterà insieme tante teste? Questo è un mio dubbio, dopo aver diretto la Scuola di Ballo della Scala per 32 anni e aver visto e conosciuto numerose accademie di fama. Da questa pagina il mio più sentito IN BOCCA AL LUPO ai colleghi dell’Accademia di Roma. A Lei i più cari saluti.

 

La posta di Anna Maria Prina

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