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Danza madre russa: intervista con Natalia Titova

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Natalia Titova è una ballerina russa naturalizzata italiana, ha cominciato a danzare quando aveva solo quattro anni. Dal 1998, in coppia con il ballerino Simone Di Pasquale, partecipa a numerose competizioni sino al 2006. Si aggiudica i primi posti nelle più importanti competizioni mondiali: è stata vincitrice del “UK Rising Star”, si è classificata al “Blackpool Rising Star” ed è stata finalista al “World Masters” di Innsbruck. La popolarità per Natalia Titova arriva nel 2005 con la partecipazione in qualità di maestra di ballo al programma televisivo “Ballando con le stelle” condotto da Milly Carlucci in coppia con Paolo Belli, proseguita per nove edizioni. Nel 2006, in coppia con Samuel Peron, interpreta a teatro il ruolo di Stephanie Mangano nel musical “La febbre del sabato sera”, diretto da Massimo Romeo Piparo. Il 21 marzo del 2009 vince la quinta edizione di “Ballando con le stelle” in coppia con Emanuele Filiberto di Savoia. Nell’estate del 2010 conduce la 13ª edizione di “Meeting del mare” su Rai 1 con Massimo Proietto. Nel 2011, incinta, non gareggia a “Ballando con le stelle”, ma diviene l’insegnante dei “Ballerini per una notte”, danzando con Roberto Vecchioni e Michele Placido. Dal 2012 al 2014 ritorna a “Ballando con le stelle”, mentre nella stagione 2015/2016 e nell’edizione attuale (2016/17) è insegnante di danza latinoamericana nel programma di Maria De Filippi “Amici”.
(Management Natalia Titova: Alessandro Dalla Costa, El Pardo Management
www.elpardomanagement.com/ info@elpardomanagement.com)

Gentile signora Titova, la danza è sempre stato il suo sogno?
Fino a nove o dieci anni ho praticato moltissimi sport senza una preferenza specifica. Ho fatto pattinaggio, ginnastica ritmica, nuoto, pallavolo e ballo. Solo successivamente ho capito che il ballo era la mia passione ma ho comunque continuato a praticare anche altri sport. Mi piaceva l’idea della gara.

Da bambina si sarebbe mai aspettata un futuro così ricco di soddisfazioni artistiche?
Come tanti bambini sognavo di poter ballare un giorno davanti a un grande pubblico con il mio principe azzurro con un abito da principessa. Si trattava del sogno di una bimba a cui piaceva fantasticare. In realtà ballavo per il semplice gusto di ballare, non per seguire un percorso con un obiettivo ben preciso.

Quali sono stati i momenti più importanti nella sua formazione coreutica e a quali maestri è più grata?
Ogni momento della mia vita, fuori e dentro la sala da ballo, è stata una tappa fondamentale della mia crescita come donna e come ballerina. La prima gara persa, i primi lividi alle ginocchia, i primi dolori ai piedi, i primi pianti, la prima vittoria, il primo podio, il primo grande applauso ricevuto hanno influenzato il mio percorso professionale e privato. Ho avuto la fortuna di studiare anche in Inghilterra con alcuni tra i migliori maestri di danze latino-americane ma soprattutto ricorderò per sempre la maestra che più ha cambiato il mio modo di essere, di pensare e di ballare: Tone Nyhagen.

Lei è nata in Russia, culla del balletto internazionale. Quali sono i suoi ricordi più belli legati alla patria natia?
In Russia ho iniziato a ballare. Ho sperimentato la danza classica con i primi passi sulle punte, ho praticato la danza moderna e poi sono passata alla danza latino-americana. Sempre in Russia ho iniziato la mia carriera da insegnante, ho avuto i miei primi allievi, le mie prime coppie. Sono tutte grandi emozioni che mai potrò dimenticare. La Russia mi manca molto, mi manca il rigore del popolo russo, mi manca la neve di Mosca, mi mancano i -37 gradi d’inverno ma ho imparato ad amare l’Italia, la mia seconda casa. E quando proprio non ce la faccio più chiedo a mamma e papà di raggiungermi.

Lasciata la Russia si è trasferita in seguito in Italia. Qual è stato il suo impatto con il mondo della danza italiana e quali sono state le sue prime collaborazioni?
L’impatto iniziale è stato molto duro. Arrivavo da una terra dove era normale spingersi oltre i propri limiti, fino a quasi diventare degli zombies. Ogni pensiero, ogni singolo momento era dedicato alla danza. La danza era per me il modo di crescere e di capire me stessa, di conoscere le mie aspirazioni, di capire cosa volessi realmente, come volessi essere, cosa volessi raccontare. Studiare significava scoprire il mio linguaggio corporeo per esprimermi al meglio e raccontare qualcosa di me al mio pubblico, attraverso i movimenti della danza. Per me ballare in una sala per ore, senza alcun pensiero, era ed è come andare in discoteca dove si balla, ci si diverte, si suda ma non si cresce. In Italia ho spesso trovato un approccio al ballo molto diverso. Ho visto molte persone ritirarsi dopo le prime sconfitte e dopo le prime delusioni. Ho visto tanti talenti abbandonare il loro sogno perché non avevano quel giusto livello di fanatismo di testardaggine che avrebbe permesso loro di superare anche grandi ostacoli.

Ha vinto celebri competizioni mondiali. Cosa ricorda maggiormente con più nostalgia e affetto?
Ricordo e rispetto tutte le mie sconfitte non meno dei miei successi. Tutte quelle emozioni mi hanno permesso di diventare quello che sono oggi.

L’incontro più importante che ha segnato il suo percorso è stato in Rai con il programma “Ballando con le stelle”. Com’è avvenuto il suo ingresso?
In quel periodo ero nel pieno del mio periodo agonistico. Ballavo con Simone Di Pasquale e vivevamo unicamente per le competizioni internazionali. Avevamo già ottimi risultati e di certo escludevo qualsiasi cosa che potesse distrarmi dal mio percorso agonistico. La proposta di fare “Ballando” non è stata da me inizialmente accettata. Milly ha provato spesso con molta delicatezza a convincermi ma ero irremovibile. Ho deciso di parteciparvi solo quando Simone mi disse: “io questa esperienza vorrei farla; se la farai con me potremo anche continuare ad allenarci per le nostre gare, altrimenti la farò da solo”. Decisi di accettare e alla fine si rivelò una delle più belle esperienze della mia vita professionale.

Come definire la padrona di casa Milly Carlucci?
Una grande donna, una grande professionista, una perfezionista.

Tra tutte le edizioni a quale si sente più legata?
Grazie a “Ballando” ho conosciuto dei compagni di ballo davvero fantastici. Massimiliano Rosolino ovviamente non fa testo; quelle con Emanuele Filiberto e con Bobo Vieri sono state due edizioni bellissime, mi sono davvero divertita ma ricordo tutti con grande affetto.

Qual è lo spirito e l’aria che si respirava all’interno della trasmissione?
Con molti dei colleghi professionisti ci conoscevamo già da prima, dal mondo delle gare. Viaggiavamo e gareggiavamo insieme in Italia e all’estero. Spesso frequentavamo gli stessi insegnanti e ci esibivamo assieme. Perciò nel backstage di “Ballando” eravamo un po’ come un gruppo di amici che si ritrova per divertirsi e sfidarsi in gare che alla fine erano più un gioco che delle vere competizioni.

Cos’ha significato per lei così tanta popolarità in breve tempo?
La popolarità fin dalla prima puntata della trasmissione mi ha catapultato in uno stranissimo mondo dove le persone mi fermavano e mi riconoscevano non perché avessi fatto, da un giorno all’altro, qualcosa di straordinario ma soltanto perché mi avevano visto in tv. Questa popolarità in cui mi sono trovata a sguazzare senza un reale motivo, inizialmente mi ha imbarazzato molto. D’altro canto questa situazione mi ha permesso di confrontarmi con la recitazione, con il teatro, con il musical, con le esibizioni davanti a migliaia di spettatori; mi ha permesso di conoscere tantissime persone e tanti luoghi di cui non avevo mai sentito parlare. Gli aneddoti raccolti in questi anni sono davvero tanti e divertenti.

Ballare in coppia con il principe Emanuele Filiberto di Savoia com’è stato?
È stata una cosa molto semplice e divertente. Lui non si è mai atteggiato a VIP o a persona altolocata. Non ha mai fatto pesare la sua “nobiltà”. È stata una edizione molto divertente e leggera, piena di sorrisi. Probabilmente anche per questo il pubblico ci ha premiato e ci ha permesso di vincere. Siamo rimasti amici e ci sentiamo con grande affetto.

A suo avviso per la “Danza” quale valore ha il mezzo televisivo?
Negli ultimi anni sono andati in onda molti programmi televisivi dedicati alla danza. Programmi che coinvolgono tutte le fasce d’età, dai bambini, ai ragazzi, agli adulti, ai nonni. Questo ha aiutato molti a capire che non è mai tardi per iniziare a ballare e per realizzare i propri sogni.

Dalla Rai poi è passata al celebre talent “Amici”, che tipo di esperienza è stata?
Quando ho accettato di partecipare a “Ballando” ero ancora una ballerina agonista e ballare era il mio primo pensiero. Il ruolo di ballerina era quindi quello che più mi si addiceva. Dopo tanti anni da ballerina era arrivato il momento di appendere le scarpette da ballo e di continuare la mia passione per la danza come maestra e coreografa. Dopo avere imparato da tanti bravi maestri era arrivato il momento di “praticare” la mia teoria su fisici più giovani. Il passaggio ad “Amici” è avvenuto al momento giusto ed è stato del tutto naturale.

Non solo maestra e ballerina ma anche attrice e presentatrice. Cosa le piace e non le piace del mondo dello spettacolo?
Attrice non direi. Mi sono divertita a recitare il mio ruolo in un film ma era più che altro un divertimento e una curiosità ma non intendo assolutamente diventare un’attrice. Mi piace molto invece presentare alcuni eventi legati alla danza, concorsi, esibizioni, saggi di scuole di ballo. Vedo subito negli occhi degli allievi le loro emozioni e, avendole vissute a mia volta, riesco a interagire facilmente con loro e con il pubblico presente. Oltre a presentare questi eventi non ho comunque mai abbandonato la passione per l’insegnamento e fortunatamente continuo a girare l’Italia come coreografa e come maestra. Stage e  lezioni sono il mio pane quotidiano. Vivo serenamente questo strano mondo perché ormai da tanti anni fa parte del mio percorso. Ancora oggi si presentano spesso nuove occasioni, nuove esperienze e nuovi progetti con cui mettermi in gioco. E’ uno stimolo costante che mi mantiene in forma in tutti i sensi.

Quali sono stati gli incontri con i vari personaggi, a livello artistico, più importanti?
Beh ho apprezzato l’incontro con il mio vip della terza edizione di “Ballando con le Stelle”. Si chiama Massimiliano, non so se lo conoscete ma in questo momento condividiamo anche due figlie. Dopo quella edizione, ho cercato di evitare qualsiasi incontro con altri artisti (ride, n.d.r.).

La disciplina latinoamericana volendo riassumerla in poche parole quale energia infonde al pubblico e a chi la balla?
Lavorando normalmente su cinque balli di latino-americano (samba, rumba, paso doble, cha cha cha, jive) possiamo permetterci di esprimere emozioni completamente diverse le une dalle altre. Si va dalla passione e dall’amore nella rumba al forza dominante del paso doble, per passare poi dalla dinamica leggerezza del cha cha cha alla spensieratezza del samba e all’esplosiva potenza del jive. Noi ballerini viviamo quindi un bouquet di emozioni diverse praticando questi cinque stili e possiamo raccontare al nostro pubblico il legame uomo-donna nelle sue molteplici sfumature: amore, odio, gelosia, amicizia.

Qual è il segreto per essere un buon insegnante?
Credo che serva capire che la danza non è un “ballo di gruppo”. Per fare crescere bravi ballerini bisogna trovare la chiave giusta per ognuno di loro. Necessita prima scoprire il loro “essere” e individuare uno stile che li rappresenti. Sarà necessario quindi capire in quale modo insegnare ad ognuno per ottenere i migliori risultati: alcuni dovranno essere sgridati, alcuni coccolati, altri dovranno essere lasciati da soli con i loro pensieri…

Per concludere, la danza cosa le ha regalato di più grande e bello nella sua carriera fino ad oggi?
Sofia e Vittoria.

 

Michele Olivieri

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