Un artista come David Parsons non ha bisogno di presentazioni: poliedrico, geniale, rivoluzionario. Una vera e propria icona della post modern dance statunitense, in grado di unire talento, qualità del movimento e sensualità. Un mix speciale che ha fatto della sua compagnia una delle ensemble più amate in tutto il mondo. Nessuno riesce a resistere al suo ritmo, alle movenze che riesce a portare sul palco, ai temi che solo lui riesce a trasformare in danza. Abbiamo incontrato David Parsons la scorsa settimana a Roma, all’Auditorium della Conciliazione, dove ha presentato lo spettacolo che porterà nella città eterna dal 14 al 18 Febbraio.
David Parsons torna in Italia dopo tantissimi anni di assenza. Che ricordo ha del nostro paese ma soprattutto è felice di poter portare qui la sua compagnia?
Sono entusiasta alla sola idea di poter portare in tour in questo bellissimo paese la mia compagnia. Quest’anno, tra l’altro, l’atmosfera è ancora più speciale visto che tra i miei ballerini spicca Elena D’Amario, italianissima, che ho scoperto grazie al talent show Amici. Mi ricordo di aver ballato Caught tantissimi anni fa con l’audience incredula, di aver danzato Nascimiento, creazione del 1990 con il pubblico che salì sul palco per il bis insieme con i ballerini…Amazing, fantastico! Cosa potrei chiedere di più, se non un’audience così bella?! E poi posso dire di essere molto legato a questo paese visto che negli ultimi anni ho avuto modo di lavorare con Luca Missoni, Ferdinando Scianna…Mi sento quasi italiano!
Qual è l’aspetto che più caratterizza la danza che la compagnia di David Parsons porta sul palco?
Sicuramente la fisicità: i miei ballerini devono avere molta forza, devono “sentire” il corpo ed esprimere al meglio questa caratteristica. Con la nostra danza celebriamo la gioia, il pubblico deve sentirsi coinvolto dalla nostra energia: portare entusiasmo e felicità è l’obiettivo che ci prefiggiamo di raggiungere in ogni performance. Non è così facile, ma vogliamo e dobbiamo farcela! I miei ballerini sono tutti bravissimi e molto preparati: lavorano duramente per dare quello che io chiedo loro e, visto quello che danno, non potrei chiedere di meglio.
Lo spettacolo che porta in Italia è una sorta di “Best of” dei pezzi degli ultimi anni, con una nuova entrata, ovvero Round my world.
Si, porto cinque coreografie, fra cui l’euforizzante Nascimiento, di cui abbiamo parlato poco fa. In prima europea ci sarà, appunto, Round my World, creato perché a dir la verità mi sento un po’ meno ottimista e più riflessivo rispetto a ciò che sta accadendo in questi giorni. Con questa pièce voglio raccontare la crisi mondiale che ci prende, ci coinvolge e ci toglie il fiato. Siamo costretti a stare con i piedi per terra e ci sentiamo più uniti, ora tutti abbiamo più bisogno di tutti.
David Parsons è un rivoluzionario della danza contemporanea: è difficile continuare a portare, appunto, la rivoluzione nel mondo della danza?
Non è assolutamente facile ma sento che questa è la mia vocazione e soprattutto il mio desiderio più grande. Rivoluzione significa cambiamento, stimolo a fare qualcosa di più, a migliorare la situazione in cui siamo tutti: io cerco di dare il meglio nel mio lavoro e di tenermi sempre “vivo”, nonostante le difficoltà che anch’io, lo ammetto, talvolta incontro sul mio percorso!
Quali sono i prossimi progetti e le prossime idee di David Parsons?
Ne ho molte ma posso dire che già ne ho realizzate alcune! Una su tutte? Portare i miei ballerini
nei parchi nazionali americani e farli lavorare con gli animali. Vedrete danzatori su foche, ippopotami proprio per far capire quanto sia pericoloso perdere risorse naturali e quanto sia bello esplorare l’animo degli animali. Ne vedrete delle belle…ne sono sicuro! La mia mente è in continuo movimento!
Valentina Clemente