“La lezione quotidiana di danza, di qualunque stile, di qualunque tecnica essa sia, non deve avere per obiettivo l’acquisizione di un nuovo virtuosismo né l’insistenza su quello già conseguito. Non è una ginnastica, è una presa di coscienza”. Maurice Béjart
Lettere a un giovane danzatore è il piccolo grande epistolario della Danza di nuovo disponibile nelle librerie grazie alla recente edizione curata da Lindau. Nato dall’idea di uno dei più grandi danzatori e coreografi del xx secolo, Maurice Béjart, Lettere a un giovane danzatore è diventato un classico immancabile nelle librerie degli amanti della Danza e non solo.
Scritto in occasione del Natale dell’anno 2000, Béjart parla ad un giovane allievo di che cosa sia la Danza, sua passione da sempre e, soprattutto, di come raggiungere una formazione completa, quasi mistica, dove la tecnica viene assimilata ed interiorizzata al punto da riuscire a mettere in scena non la Danza che tutti conoscono ma, solo ed unicamente, la propria Danza, quella che tutti gli spettatori riconoscono in quel danzatore che non è un semplice esecutore ma un vero interprete.
Maurice Béjart (1 gennaio 1927 – 22 novembre 2007), attraverso la sua esperienza consacrata nel mondo della Danza, offre preziosi consigli ai giovani ballerini. L’artista, ormai anziano, parla di sé e dell’amore verso la Danza, vissuta come la ricerca di ciò che è universale ed è espressione dell’unicità di Dio. Pur essendo un grande maestro, non evita il confronto con quelli che sono i grandi sogni dei giovani. In tal modo Béjart riesce a trovare un equilibrio tra la sua generazione di danzatori e quella moderna, stabilendo che l’amore per la Danza si manifesta con la stessa forza e la stessa costanza, indipendentemente dallo scorrere del tempo.
Questo libro, considerato una sorta di testamento, fornisce istruzioni non solo riguardo la Danza, bensì riguardo uno stile di vita. Perché la Danza è uno stile di vita. E chi meglio di Maurice Bejart, fondatore prima, nel 1960, del Ballet du XX Siècle e, dopo più di trent’anni, del Béjart Ballet Lausanne, può farlo. Tutte le fasi più importanti del mondo tersicoreo, dalla sala di danza al palcoscenico, vengono ripercorse in sette lettere che compongono una sorta di dialogo immaginato che ha più l’aspetto di un monologo interiore, visto che il discorso scivola quasi sempre tra i meandri della coscienza e della consapevolezza.
Leonilde Zuccari
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