RICEVIAMO e PUBBLICHIAMO
Con la stessa violenza dei temporali di fine estate, qualche giorno fa si è abbattuta sugli addetti ai lavori la notizia della soppressione del premio Positano Leonide Massine. e la bufera ha investito anche tutti quelli che amano la danza e gli habitué di quell’angolo di paradiso dove, da quasi 40 anni, i migliori ballerini del mondo si contendono il premio più prestigioso, suscitando aspre polemiche ed un acceso dibattito.
La domanda è semplice: perché sostituire un appuntamento che esiste da 39 anni con un altro, simile, appena nato? E’ giusto? E’ logico?
Le ragioni del cuore dicono di no, non è giusto. Positano è un posto magico che all’inizio del secolo scorso incantò un gruppo di intellettuali russi che lo scelsero come rifugio dando così inizio a quella vocazione culturale, élitaria e intellettuale che ormai caratterizza il paese, rafforzata dalla presenza del celebre coreografo e ballerino Leonide Massine che nel 1924 acquistò l’isolotto de Li Galli creando il suo buen ritiro e trasformandolo in una sorta di laboratorio della danza. Le ragioni del cuore dicono che da allora chiunque abbia anche soltanto desiderato ballare, abbia sognato di calcare, un giorno, il palcoscenico montato sulla Spiaggia Grande di Positano per danzare nel respiro dei grandi che negli anni hanno lasciato il loro segno, un pezzetto della loro arte tra quelle pietre: Ekaterina Maximova, Valdimir Vassiliev, Rudoplh Nurejev, Eric Vu An, Vladimir Derevianko, Luciana Savignano e…… i nomi sarebbero troppi, mi fermo.
E giusto? No, dice il cuore. Ma forse è ancora più importante esaminare le ragioni della testa che propongono fondati perché.
Perché non dovrebbe essere soppresso?
Perché il Premio Positano ha una valenza internazionale, di immagine e culturale, riconosciuta ed apprezzatissima che qualsiasi altra manifestazione dovrebbe conquistarsi. E ci vorrebbero anni. E grandi investimenti,
Perché ha una lunga storia che lo rende prestigioso ed istituzionale.
Perché ha contribuito, e contribuisce, a creare l’Identità di Positano: un’identità unica, che nessun altro posto potrà mai copiare, mentre abbondano, invece, rassegne, spettacoli e manifestazioni di tipo trasversale.
Perché è un evento che calamita l’attenzione di personalità culturali e dello spettacolo anche non legate alla danza, come dimostrano le presenze di Zeffirelli, Bigonzetti, Versace, Minelli etc.
Perché abolendolo si dilapida un patrimonio di credibilità ed immagine che, se ben gestito, varrebbe oro. E qui le ragioni della testa giocano il jolly contestando le motivazioni addotte per la soppressione del premio. Se è vero, come è vero, che alla straordinaria qualità tecnica e credibilità culturale il Premio Massime non ha saputo associare, sino ad oggi, una capacità promozionale efficace in termini di marketing – e quindi di introiti, pubblicizzazione e comunicazione – piuttosto che abolirlo sarebbe sufficiente ridefinire le strategie di gestione e promozione per mettere finalmente a reddito ciò che quarant’anni di grande danza hanno saputo produrre a Positano.
Diana Negri