Elettra Morini, ètoile del Teatro alla Scala di Milano, racconta al pubblico del giornaledelladanza.com la sua vita nella danza “in punta di piedi” e la sua favola nel jet-set internazionale, ad Holliwood, accanto a sua marito Tony Renis, grande interprete della canzone italiana nel mondo.
Quando è nata la passione per la danza?
La vera passione per la danza non l’ho avvertita da sola perché non avevo proprio idea che un giorno potesse diventare la mia professione. So soltanto da quello che mi raccontavano i miei genitori che in casa ero sempre in movimento, ballavo, saltavo, mi specchiavo. Così un bel giorno all’età di dieci anni mia madre, su consiglio di una sua cara amica, mi portò alla scuola di Ballo della Scala. E sin dai primi corsi incominciai a capire che quella doveva essere la mia vita.
Che emozione ha provato quando si è coronato il sogno di diventare una ètoile?
E’ stata un’emozione che è cresciuta pian piano, appena finita la scuola mi facevano fare la supplente delle prime ballerine: Luciana Novaro, Gilda Maiocchi. E poi senza neanche accorgermi perché effettivamente già facevo ruoli da prima ballerina mi hanno dato la nomina ufficiale e vi assicuro è stata una gioia immensa che non dimenticherò mai!
La persona che ricordi con più affetto e che ritieni sia stata fondamentale per la sua carriera?
Léonide Massine perché tra di noi c’era un feeling incredibile, ho lavorato benissimo con lui; infatti i miei cavalli di battaglia sono stati due suoi lavori: Il Tricorno e Capriccio Spagnolo. E’ stato un grande coreografo, un insuperabile maestro ed un uomo di cultura.
Lei ha interpretato molti ruoli, dal balletto classico alla danza moderna, personaggi di carattere e forte temperamento. Come è avvenuta questa scelta?
A quell’epoca i balletti classico-spagnolo erano moto in auge. Sicuramente quello era uno stile che si adattava bene alla mia persona, al mio fisico. Gli spagnoli mi dicevano: “Se vieni in Spagna ti scambiano per una del posto”. Ed io quella danza la sentivo mia.
Qual è il balletto che si avvicina di più al suo carattere?
Amor Brujo di Imperio.
Qual è il partner che ricorda con più affetto?
Di partner ne ho avuti tanti ed è difficile fare un nome. Certamente ho avuto nel cuore Antonio Gades. Quando lui è arrivato in Italia la prima volta ed ho ballato Amore Stregone , ho avuto grande visibilità. In seguito siamo diventati amici fraterni. Ma non posso fare a meno di citare Amedeo Amodio e Mario Pistoni.
Lei ha avuto una forte ammirazione ed un bellissimo rapporto con due miti della danza: Margot Fonteyn e Rudolf Nureyev. Può raccontare come è nata questa amicizia?
Per Margot Fonteyn ho avuto una grande ammirazione fin da bambina. Il primo incontro avvenne quando ho ballato i piccoli mandolini nella Bella Addormentata dove lei interpretava il ruolo di “Aurora”.Poi quando Rudolf mise in scena Romeo e Giulietta alla Scala, nelle prime rappresentazioni io avevo il ruolo della “Dama Capuleti”, e lui mi disse: “Quando arriverà Margot lei farà Dama Capuleti e tu la nutrice”. Così mi sono ritrovata ad “insegnare” il ruolo a Margot Fonteyn.
Ad un certo punto della sua carriera lei ha incontrato il suo grande amore, Tony Renis, ed è iniziata una nuova vita. Ci racconta come è avvenuto l’incontro?
C’è sempre di mezzo Amore Stregone che credo stregone sia davvero. Io ballavo con Antonio Gades questo balletto e Tony era già amico di Gades. Una sera durante una cena a Mialno, ci siamo incrociati e li è nato il nostro grande amore. Ci siamo sposati a Los Angeles nel 1992 sulla macchina che era appartenuta ad Al Capone.
Il suo rapporto tra carriera e vita privata?
La carriera e la vita privata per me sono state un tutt’uno, e lo sono anche oggi a fianco di mio marito Tony Renis, con cui sono legata dal 1972.
Si è mai pentita di essersi allontanata dal palcoscenico per vivere accanto a Tony Renis entrando a far parte del jet-set internazionale?
Io e mio marito siamo rimasti semplici, puri e onesti. Ci comportiamo allo stesso modo sia con l’operaio che con il re. La decisione di smettere di ballare non è stata perché ho conosciuto Tony; anzi lui voleva che io continuassi. Ma, come tutti sanno, a un certo punto il Teatro alla Scala ti manda in pensione. Io per altri cinque anni ho lavorato fuori, come ospite in altri teatri e in televisione. Ad un tratto però mi è sorta la paura di andare incontro ad una fase discendente e così ho deciso di smettere… Non me ne sono mai pentita!!!
Quando va alla prima di un balletto si emoziona ancora come quando danzava?
Si, tantissimo. Rivivo gli stessi momenti di quando ballavo. E’ una sensazione indescrivibile. L’unico mio cruccio è che molti balletti del mio repertorio, come: Capriccio Spagnolo, Amore Stregone, Il Tricorno, sono andati persi, non vengono più rappresentati.
Come vive il suo passato di ballerina, lontano dalle scene?
Porto sempre dentro di me la felicità di quei momenti. Ho lasciato il teatro nel pieno del mio successo per mia scelta. Volevo che al pubblico restasse di me un bel ricordo. E rivivo questa felicità soprattutto quando assisto agli spettacoli di oggi.
Nel suo libro “Ballerina” ha raccontato con sapienza e delicatezza, potremmo dire “in punta di piedi”, tante storie del teatro, tanti aneddoti della sua vita di danzatrice, incontrando un grandissimo successo. Pensa di scriverne un altro?
Io ho avuto una vita bellissima e come danzatrice una carriera brillante che non tutte le ballerine possono avere; tutto questo è nel mio libro “Ballerina”. Quindi l’idea di scrivere un altro libro, non mi sfiora per niente. Forse dovrò aspettare altri cinquant’anni per vedere che cos’altro può accadermi di altrettanto meraviglioso.
Sara Zuccari