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Fermento creativo a ShowCase15: i risultati premiano l’edizione

Lo ShowCase15, presentato al Teatro ai Colli all’interno del Padova Festival Internazionale La Sfera, ha confermato quanto la danza contemporanea italiana stia vivendo una stagione di rinnovato fermento creativo.

Dieci giovani coreografi selezionati su invito diretto — ognuno con un mondo estetico preciso e sorprendentemente maturo — si sono alternati sul palco davanti ad una commissione di critici, programmatori e direttori di festival, chiamati ad individuare talenti da sostenere e soprattutto da ingaggiare con lavori retribuiti.

Un’occasione rara, concreta, che ha trasformato ogni performance in un atto di presenza e di necessità. La serata ha avuto un ritmo serrato ma mai affrettato: ogni pezzo sembrava completare o riprendere il precedente, come se i dieci universi coreografici dialogassero segretamente tra loro. Se un filo rosso esiste, è quello dell’urgenza di raccontare il corpo contemporaneo in tutte le sue sfumature: tecnologiche, emotive, sociali.

La vetrina di giovane danza d’autore — con la codirezione affidata a Michele Olivieri e Nicolò Fornasiero — ha esplorato il corpo come territorio vulnerabile, rivelando una inclinazione nella gestione del ritmo interno.

Il silenzio e i suoni sono stati usati come strumento drammaturgico, sospendendo il tempo e costringendo lo spettatore ad ascoltare la zona grigia dell’emozione.

Lavori più fisici, alcuni quasi viscerali, altri più esplicitamente teatrali hanno giocato con bilanciamenti e proporzioni mettendo in tensione virtuosismo e fragilità senza tralasciare l’armonia del bello.

I programmatori in sala hanno annotato molto: non è difficile immaginare che questa ricerca coreografica troverà presto accoglienza in festival sensibili alla performatività.

Le proposte dei coreografi (Maria Luisa Mariotto, Giulia Menti e Lorenzo Tonin, Ermanno Sbezzo, Alessandra Russo, Matteo Zamperin, Roberto Altamura, Marco Barone, Francesca Bernalda, Oliviero Bifuco, Daniele Vidiri) ospitati nella città dotta dalla direttrice generale del festival Gabriella Furlan Malvezzi, hanno affrontato svariati temi, ma sempre filtrati dalla qualità del movimento. In taluni casi i pezzi sono apparsi già pronti per circuiti nazionali e internazionali dove la grande cura estetica è stata capace di trasformarsi in una mappa emotiva della convivenza umana.

Più che una competizione, ShowCase15 è apparso come un terreno fertile di scambio: i giovani coreografi non hanno mostrato solo idee, ma una consapevolezza rara del proprio stile e delle sue possibilità produttive.

La presenza della commissione — composta da Giuseppe Calanni (Maître de Ballet di Aterballetto), Claretta Caroppo (Progettista culturale Torinodanza Festival / Teatro Stabile di Torino), Michela Maggiolo (Direttrice artistica del Festival Vignale in Danza), Annamaria Onetti (Fondatrice Festival Exister di Milano e codirettrice centro di produzione nazionale Dancehauspiù), Gabriella Furlan Malvezzi (Direzione generale Padova Festival Internazionale La Sfera Danza), Michele Olivieri (Caporedattore del “Giornale della Danza”, critico di balletto e codirettore Showcase 15), Nicolò Fornasiero (codirettore Showcase 15), Loris Casadei (critico di spettacolo) ha portato una tensione positiva, palpabile, ma non è mai diventata ostacolo: piuttosto, ha stimolato un’affermazione di identità anche nell’esaustivo confronto diretto avvenuto in platea a sipario chiuso.

Nel dettaglio ha aperto il programma MLdanza con il progetto Le cose inutili della coreografa Maria Luisa Mariotto, che ha indagato il tema del superfluo attraversando ambiti e conoscenze, per liberarsi da strutture rigide e trovare nuove modalità, teoriche e creative, nell’interpretare il mondo.

Giulia Menti Lorenzo Tonin, con la compagnia Sinedomo, hanno portato Under the storm we can sleep come episodio simbolico su cui mostrare ciò che accade quando si entra in contatto con una forza che supera l’esperienza ordinaria, una proiezione esterna di un conflitto in cui un passaggio critico dell’identità produce immagini estreme per elaborarlo.

Ermanno Sbezzo ha firmato per Axis Danza l’attrattiva coreografia An ancient beat, che nasce dal differente modo in cui due forze modellano il tempo, il valore e l’esperienza umana: dall’apprendimento paziente della continuità all’innovazione del ritmo accelerato.

La quarta performance, La follia, è stata quella sensibile di Alessandra Russo sui sintomi sottili, spesso confusi da tratti della personalità, in cui si è portati a convivere con difficoltà emotive o cognitive senza ricevere il supporto necessario nella conseguente riduzione della qualità di vita.

Il Balletto – GruppoJuniorVeneto ha proposto Handscape di Matteo Zamperin che richiama l’idea di un gesto spontaneo e istintivo con cui una persona esprime il bisogno di vicinanza, rassicurazione o connessione emotiva, rivelando un desiderio sincero di relazione, accoglienza e sostegno.

Sesta creazione firmata da Roberto Altamura con il Milano Contemporary Ballet dal titolo Unspoken pulse, dove la poetica parla del desiderio umano di amore, di intimità e di connessione tra tenerezza e vulnerabilità, palesando come l’affetto possa essere sia un bisogno profondo, sia una fonte di gioia immediata, fatta di piccoli gesti carichi di significato.

A seguire What a wonderful world, che ha trattato quei quesiti universali che ognuno, prima o poi, si pone: chi sono? cosa desidero davvero? qual è il mio posto nel mondo? che senso ha ciò che faccio? Domande che guidano le scelte, orientano i valori e influenzano il modo in cui una persona costruisce la propria identità, su coreografia ideata da Marco Barone per N.R.D. Not Real Dancers.

L’autrice Francesca Bernalda ha presentato Spiga incolta caratterizzata da modulazioni lente e variazioni sottili dove l’approccio alle frasi musicali diventa “cellula” su cui l’interprete costruisce figure di movimento, generando un paesaggio che si evolve gradualmente in modo coerente.

Oliviero Bifulco è stato l’autore del potente pezzo Dioscuri, simbolo di una fraternità fatta di condivisione, sostegno e responsabilità per riconoscere la vulnerabilità dell’altro e scegliere comunque di restare, dividendo ciò che si ha, anche quando costa… incarnando un modello di tangibile solidarietà, capace di sfidare le differenze, le distanze e il tempo, rivelando altresì il valore che attribuiamo al mondo mediante i sensi.

La decima performance che ha chiuso la vetrina è stata affidata a Daniele Vidiri di VDanceproject con À travers… laddove l’eternità può essere vista come un’esperienza che oscilla tra distanza e vicinanza, da un lato appare lontana al di fuori del tempo e dello spazio, dall’altro diviene un concetto quasi inaccessibile alla mente umana, che trasforma l’effimero in duraturo al pari del moto ondoso che trasferisce energia.

Se l’obiettivo dell’evento era quello di farsi ponte tra creatività emergente e concrete opportunità professionali, questa edizione 2025 può dirsi perfettamente riuscita.

La sensazione, al termine della serata, è che i direttori presenti abbiano trovato non uno, ma diversi nomi su cui investire. E forse è proprio questo il segno più luminoso di ShowCase15: mostrare che il futuro della danza contemporanea non è solo possibile, ma è già qui. Con dieci voci nuove, forti, pronte a prendersi il loro spazio.

Michele Olivieri

Foto di Gianni Marigo / Fotoclub Padova

www.giornaledelladanza.com

© Riproduzione riservata

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