La premiere della serata “Noverre: Young Choreographers sarà trasmessa in diretta il 23 aprile su YouTube e sul sito web dello Stuttgart Ballet. Sarà quindi disponibile on demand fino al 29 aprile 2022.
Il format “Young Choreographers” nato 1961 è considerato la prima piattaforma al mondo per la promozione di giovanissimi coreografi emergenti della compagnia del Balletto di Stoccarda e non solo. Artisti provenienti da tutto il mondo, opportunatamente selezionati, hanno l’opportunità di presentare i propri lavori sul palco.
Tra gli ospiti di quest’anno: i ballerini Timoor Afshar, Martino Semenzato, Adrian Oldenburger dell’ensemble di Stoccarda, Vera Kvarcakova e Jeremy Galdeano dalla Francia e dal Canada e Simone Repele e Sasha Riva dalla Svizzera e dall’Italia.
Il bianco e il nero, il fuoco e l’acqua, la tempeste e il sereno, la passione e l’effimero, Sasha Riva e Simone Repele: “I poeti della danza”. Formatisi entrambi all’Accademia del Balletto di Amburgo e interpreti del repertorio John Neumeier e di altri grandi coreografi, Sasha Riva e Simone Repele hanno fatto parte del Balletto di Ginevra e sono regolarmente ospiti di gala e festival internazionali dove interpretano creazioni loro e di altri autori. Hanno recentemente fondato Riva&Repele, riscuotendo grande successo di pubblico e critica, attirando attenzione sulla coreografia del loro duetto, all’interno di opere e performance.
La danza per voi da dove parte e dove deve o arriva?
Sasha – La danza per me parte da una necessità. Una necessità di espressione e comunicazione che però deve essere liberata ed esternata tramite il corpo, il viso, il movimento ed il gesto. Questa necessità penso sia innata e non la si può imparare, è un bisogno. Però va accostata ad uno studio che ci permette di avere sempre più coscienza in come modellare questo bisogno in qualsiasi forma o stile ci sia. Non si smette mai di imparare a migliorarsi e a formarsi nella direzione che si vuole prendere. Poi assolutamente esistono diversi tipi di danza da quelle più tecniche e virtuose, quelle più narrative, quelle più concettuali, quelle più da intrattenimento. Io personalmente, apprezzo diversi tipi di danza in diverse situazioni, ma personalmente preferisco qualcosa che mi dia delle immagini o delle emozioni o una storia che mi rimangano impresse. E allo stesso tempo mi piace vedere una danza che sia comunque anche fisica e tecnica. Il gusto è per ognuno molto soggettivo e personale, ma si può sempre notare se c’è un bisogno ed un pensiero dietro a quello che si è visto. Ciò che ci può essere di più significativo nel nostro mestiere è il potersi connettere ad un’esperienza o ad una sensazione di chi ti sta guardando così che questa persona senza capirne il motivo si sentirà legata a quello che stai rappresentando.
Simone – Parte dall’esigenza di esprimersi, di parlare ma attraverso il corpo. La danza di per se, vista dal punto di vista del danzatore potrebbe essere anche solo il piacere di usare il proprio corpo in modo fisico, imparare dei passi ed essere a funzione di chi li crea. Ci sono danzatori magari meno tecnici che per sono si prestano alla scena e la loro presenza rispecchia quello dell’attore mentre altri che riescono con la loro tecnica e forza fisica a risultare straordinari nel esecuzione dei passi. Per un artista invece che crea e danza il suo lavoro, dal mio punto di vista il passo non può avere un fine a se stesso, ma è una conseguenza di ci che si vuole esprimere. Credo che ogni artista debba ricercare una sua sfumatura che lo renda per quanto possibile unico e che rispecchi la sua vera personalità. E’ quello sul quale stiamo cercando di lavorare io e Sasha come duo. Quando hai alle spalle diversi anni di carriera in compagnia hai nel corpo tanti passi assimilati e tanti stili diversi e quando decidi di diventare un artista indipendente, non è sempre facile distaccarsi da ci che si ha imparato. Io e Sasha ci troviamo entrambi più sicuri a utilizzare una linea più classica per quanto riguarda la base creativa del passo, ma attorno a quello per noi è importante la gestualità che nel nostro lavoro è molto presente e l uso di tableau, immagini teatrali che prendono parecchia ispirazione dalla nostra tradizione, dalla provenienza delle campagne italiane in cui il modo di vivere è diverso dalla città. Inoltre personalmente trovo molta ispirazione nei quadri , soprattutto quelli religiosi, affreschi delle cattedrali e monumenti. Si ricollegano molto al mio passato, mi ricordano i momenti in cui da piccolo accompagnavo mia nonna a messa la domenica mattina ed ero affascinato dalle immagini che ritraevano i santi e dalla malinconia che mi trasmettevano.
Sara Zuccari