Accattivante e ironica suite per gli straordinari danzatori del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala diretto da Mauro Bigonzetti. In scena l’arte dell’italiano Massimiliano Volpini, coreografo e già ballerino scaligero, sempre alla ricerca di nuove dinamiche sia creative che strutturali, nella danza dei giorni nostri.
“Il giardino degli amanti”, porta sul palcoscenico milanese la freschezza e la semplicità dei movimenti, donando ai danzatori una percezione di innocente sensualità nelle ordinate, eleganti e pulite linee cui fa capolino la gioiosità dei coloratissimi interpreti.
L’idea che Volpini realizza, si concretizza in una sorta di poesia sognante, una fresca rugiada sulle suggestive musiche di Wolfgang Amadeus Mozart grazie ai quintetti e quartetti, eseguiti magistralmente, in buca d’alzata, dal Quartetto della Scala e Solisti dell’Orchestra del Teatro alla Scala nelle persone di Francesco Manara, Daniele Pascoletti, Simonide Braconi, Massimo Polidori, Andrea Manco, Fabien Thouand, Fabrizio Meloni.
La coreografia delinea una coralità estetica mediante un linguaggio dotto pur senza richiedere notevoli virtuosismi, apparendo per lo più in orizzontale con un andamento e un’articolazione appena sfiorati a sottolineare la storia e l’intreccio dei personaggi mozartiani, tra realtà e onirismo.
Da segnalare i deliziosi ed originali costumi e le essenziali ma efficaci scenografie, a cura di Erika Carretta con il sapiente parco luci a firma Marco Filibeck. Lode all’intero Corpo di Ballo, coadiuvato nella sera della prima assoluta, dall’incedere maestoso di Roberto Bolle con Nicoletta Manni e nella rappresentazione pomeridiana di mercoledì 13 aprile dall’affiatata coppia, per gesto tecnica e presenza, Virna Toppi e Nicola Del Freo.
Ottanta minuti infusi nel portamento solenne mozartiano, come preambolo all’apertura delle celebrazioni per il 225° anniversario dalla scomparsa del genio salisburghese; una musica che fa da guida al corpo, mentre le singolari e scherzose trovate sceniche accrescono le intonazioni coreutiche della trama offrendo al pubblico spontaneità nei confronti della vita e dell’amore con un “concerto di danze” e di poetica nozione.
Ci si addentra poco per volta nel clima ironico e appassionato, lasciandosi trascinare dalla visione, restando conquistati dall’involuto percorso labirintico verso l’ipotetico centro, declinandosi melodiosamente nella celebrazione della bellezza, dell’arte e della natura in cui la grande danza accademica cede il “passo” a un’esecuzione da camera di stampo intimista su cui coltivare lo stupore.
Michele Olivieri
Foto di Brescia e Amisano Teatro alla Scala
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