London Coliseum: sembrava il classico “Lago”. Arrivati all’atto del cigno nero invece dei trentadue fouetté Odile si inginocchia, cala i pantaloni al principe Siegfried e comincia a mimare una fellatio, ed al termine per evidenziare ancor di più quell’atto sconvolgente e per non lasciar nulla in sospeso la bravissima Odile fa il gesto di pulirsi la bocca. La critica britannica è in subbuglio, perchè la Peter Schaufuss Company ha portato al London Coliseum la versione hard de Il Lago dei Cigni. Tutto può essere deflorato purché abbia un senso ed uno scopo.
Peter Schaufuss, grandissimo ballerino e figlio d’arte proveniente dalla scuola di Bournonville, da quando ha cominciato la sua rivisitazione dei “grandi classici” fa molto parlar di sé. Con la sua compagnia ha portato in scena, nel teatro della Capitale, la sua Tchaikovsky Trilogy, che ha portato in scena oltre al Lago, Bella Addormentata e Schiaccianoci.
Per l’occasione si è avvalso della collaborazione di Alban Lendorf, ottimo principal del Balletto Reale Danese nel ruolo di Siegfried e di Irek Muchamedov, uno dei principali danzatori di Kenneth McMillan, oggi cinquantenne ma amatissimo dai londinesi.
Nonostante la bravura, la critica ha definito l’esecuzione “grossolana”, forse dovuta ad un insolito triangolo creato da Schaufuss, parte del progetto del coreografo, che voleva mettere in scena, con questa trilogia, la tormentata sessualità di Tchaikovsky. Più che per lui, questa versione sembra adattarsi a lei, e sì, perché Peter Schaufuss ha sempre avuto la fama, fra le sue colleghe, di “latin lover”, dal palco ai camerini.
Resta aperta la domanda: è meglio che la danza rimanga sospesa nella sua forma eterea o che si fonda con la società attuale svelando tutto senza lasciar nulla all’ immaginazione?
Bruno Aversa