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Il nuovo direttore di MaggioDanza, Davide Bombana si racconta in esclusiva al giornaledelladanza.com

Davide Bombana

Davide Bombana é nato a Milano, ha studiato alla scuola di Ballo del Teatro alla Scala. Nel 1977 ha debuttato nella parte principale nell'”Uccello di Fuoco” di M.Béjart con la compagnia del Teatro alla Scala dove é promosso solista e in seguito primo ballerino. Danza ruoli principali in balletti di M.Béjart, G.Tetley, R.Nureyev, J.Robbins, G,Balanchine e L.Falco. Vince il “Premio Postano” e il “Premio Bordighera”. Partecipa al Concorso internazionale di danza a Jackson Mississippi dove vince la medaglia di bronzo. Partecipa con il Teatro alla Scala alla tournée americana al Metropolitan Opera House dove viene notato dalla critica di New York. Prosegue la sua carriera di primo ballerino presso il Pennsylvania Ballet (Philadelphia), lo Scottish Ballet (Glasgow) e il London Festival Ballet (Londra) dove danza tutti i ruoli del repertorio classico e neoclassico. Torna al Teatro alla Scala come ballerino ospite nei ruoli principali nel “Romeo e Giulietta” di J.Cranko e in “Proust” di R.Petit. Dal 1986 al 1991 lavora con il Bayerische Staatsballett come primo ballerino dove interpreta ruoli principali in balletti di J.Neumeier, F.Ashton, J.Cranko, D.Bintley, P.Wright. Dal 1991 al 1998 nello stesso teatro comincia la sua attività di maître de ballet e coreografo dove collabora con coreografi come: J.Kilian, H.Van Manen, A.Preljocaj, P.Martins, T.Tharp.  Nel 1998 é nominato direttore della compagnia fiorentina “Maggio Danza” dove ricrea diversi dei suoi lavori e crea in prima mondiale, per il 62° Maggio Musicale Fiorentino, “Teorema” tratto dal libro di P.P.Pasolini. Negli ultimi anni Davide Bombana crea o rimette in scena i suoi lavori con diverse compagnie internazionali.

Danzatore, coreografo e regista. Tu da bambino cosa avresti voluto fare?

Da bambino volevo fare o il coreografo o il parrucchiere. Ancor prima di cominciare la scuola di ballo a 11 anni, con il mio piccolo giradischi raggruppavo nel cortile del condominio (dove vivevo a Milano con i miei genitori) tutte le bambine del vicinato e già le istruivo e costruivo per loro le mie prime “coreografie”.

E la tua famiglia? Che ruolo ha giocato?

Il mio papà non nutriva una grande simpatia per quelli che lui chiamava “quegli strani tipi in calzamaglia”. La mia famiglia ha tentato all’inizio di dirottarmi verso la ginnastica artistica cosa che ha acuito anziché smorzare la mia passione per la danza; vedere le ragazze esercitarsi in ginnastica ritmica mi aveva definitivamente convinto che un esercizio o movimento del corpo senza il supporto musicale rimaneva per me sterile, privo di  interesse o significato. Successivamente i miei genitori sono stati non solo i miei più grandi fans dei miei primi successi scaligeri ma mi hanno sempre sostenuto e incoraggiato nella mia carriera, avendo capito la profondità della mia passione, senza mai diventare ostrusivi o scaricando loro ambizioni su di me.

Tutto è partito dal Teatro alla Scala di Milano, vero?

All’ Accademia del Teatro alla Scala ho svolto i mei studi sino al diploma e successivamente sono entrato a far parte del Corpo di Ballo del teatro Omonimo diventandone ballerino solista e in seguito primo ballerino.

A diciotto anni ho debuttato nel ruolo principale dell’”Uccello di fuoco” di Béjart e a venti nel ruolo del principe ne “lo Schiaccianoci” di R.Nureyev. 

Dolo la Scala grandi compagnie come il Pennsylvania Ballet (Philadelphia), lo Scottish Ballet (Glasgow) e il London Festival Ballet (Londra) lo Stuttgarter Ballett diventano la tua famiglia, ci racconti?

 

Si, in Germania ero però al Bayerisches Staatsballett a Monaco di Baviera e non allo Stuttgarter Ballett anche se, a Monaco, ho danzato innumerevoli ruoli del grande John Cranko, anima del balletto di Stoccarda scomparso precocemente.

Al Pennsylvania Ballet, mia prima compagnia estera dopo La Scala, sono rimasto poco perché la compagnia ha dovuto ad un certo punto temporaneamente chiudere per la scomparsa di un mecenate loro grande sponsor.

Ho ballato con loro comunque molto Balanchine e José Limon e per fortuna, in seguito alla tournée del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala al Metropolitan Opera House di New York all’inizio anni ’80, avevo trovato un agente a Manhattan che, dopo avermi proposto Philadelphia, in seguito alla sua temporanea chiusura, mi ha immediatamente trovato un posto da guest artist allo Scottish Ballet di Glasgow dove, lavorando a stretto contatto con un importante coreografo come Peter Darrell e avendo come partner una grande prima ballerina inglese come Elaine Mc Donald e un talento prodigioso come Christine Camillo, sono rimasto per ben tre stagioni crescendo artisticamente associando a creazioni di Peter numerosi ruoli del repertorio classico. Le continue tournées, che si succedevano a volte con un ritmo massacrante mi hanno svezzato. Dopo un periodo all’allora chiamato London Festival Ballet (ora English National Ballet) diretto da Peter Shaufuss, grande compagnia pullulante di talenti, sono poi passato al Bayerisches Staatsballett di Monaco dove sono stato cronologicamente primo ballerino, maitre de ballet e infine coreografo per un periodo di 11 anni.  

Poi arrivano incontri ‘fatali’ con  grandi artisti della danza internazionale, da lì inizia la tua carriera come coreografo, ricordi?

Diciamo che, considerando il periodo storico nel quale sono cresciuto alla Scala, (fine anni ’70 inizio anni 80’) ho avuto subito la fortuna enorme di lavorare con personaggi straordinari come Rudolf Nureyev, Maurice Béjart, Roland Petit, Glen Tetley, Louis Falco, Paolo Bortoluzzi, Aurelio Mc Millos, Mario Pistoni ecc. da cui ho enormemente imparato.

La mia esperienza a Monaco è stata però forse la più determinante ed incisiva avendo lì la possibilità di lavorare a stretto contatto, in veste di maitre de ballet, con Jiri Kilian, Hans van Manen, Angelin Preljocaj, John Neumeier, Mats Ek ecc. tutti personaggi geniali che hanno acuito il mio interesse ed il mio amore per la coreografia, come dicevo sopra appunto mio “primo grande amore” sin da bambino ma poi oscurato dall’amore ancora più travolgente della danza vissuta come interprete, cosa questa che ho sempre voluto svolgere in modo primario e a cui ho voluto dedicare tutto me stesso incondizionatamente senza nessun’altro tipo di interesse o passione paralleli. Danzare era tutto per me, non c’era tempo per altro, ero felice e realizzato! Un brutto incidente che ha interrotto precocemente la mia carriera di danzatore ha fatto si che tornassi alla mia passione originale, la coreografia.  

Cosa ritieni che abbia contribuito maggiormente alla tua crescita artistica?

Oltre alla mia grande fortuna di aver lavorato con  gli artisti eccezionali menzionati sopra dai quali tanto ho imparato, fonte di grande ispirazione e ai quali sarò sempre grato, penso che la mia crescita artistica sia sempre stata fondata sull’ amore che ho sempre provato per la mia forma d’arte, la bruciante curiosità che sempre mi ha spinto a vedere, a scoprire, a conoscere, ad approfondire anche universi artistici lontani dal mio. A Monaco, in quegli 11 anni di permanenza, penso di non aver perso un solo festival di danza contemporanea e d’avanguardia e di aver fatto una gran scorpacciata di mostre d’arte moderna, concerti da camera e sinfonici nonché opere con regie irriverenti e modernissime e pièces teatrali di ogni tipo, questo continuo investigare universi paralleli mi aperto la mente e mi ha reso ricettivo verso ogni forma d’arte.

La tua ricerca personale come coreografo su cosa si fonda principalmente?

Direi che si basa principalmente su un tentativo di continuo rinnovamento della danza neoclassica, sul considerarne nuovi aspetti e spingere la tecnica delle punte al limite associandola ad una completa, quasi contemporanea libertà della parte superiore del corpo, privilegio questo di poche ballerine dotate di un centro fortissimo e di una solida tecnica classica. Ho due modi di sviluppare una creazione coreografica, o la sorgente dell’ispirazione è un pezzo di musica che mi avvince e quello rimane allora il mio filo conduttore principale che mi fa da guida nel processo di creazione o l’ispirazione è invece un pezzo teatrale, o una serie di poesie, o un romanzo dal quale io desidero trarne un’ opera danzata. In quel caso la musica mi serve come “tappeto sonoro” al “libretto” costruito da me per narrare la vicenda con il linguaggio della coreografia. Mi sono accostato spesso al mondo della letteratura e della mitologia con pezzi come : Woyzeck, Medea, Penthesilea, Carmen, Lolita, Il Sogno da Strindberg, Teorema da Pasolini ecc.

C’è qualcosa nella tua vita artistica di cui vai particolarmente fiero?

Di aver scelto una forma d’arte così sublime.

Tu hai avuto tante direzioni di Teatri prestigiosi, compagnie, progetti, quale ricordi con più affetto?

Solo con Maggio Danza a Firenze sono stato direttore mentre come coreografo ospite ho lavorato più o meno in una ventina di compagnie e almeno in cinque importanti Accademie. Un progetto che mi sta particolarmente a cuore e che ricordo con affetto è il “Woyzeck”, mia prima importante creazione del 1995 tratta dal capolavoro di Büchner, con la quale ho riscosso il mio primo successo di pubblico e critica in Germania.

Chi è stato importante nella tua vita artistica, che ricordi e ringrazi con affetto vero?

A parte la mia famiglia che dopo un periodo iniziale di titubanza ha poi aderito appassionatamente alla mia scelta di vita e oltre a tutti i “Grandi” della danza con i quali la fortuna ha fatto in modo che ci potessi lavorare a così stretto contatto; un mio grazie particolare va al mio compagno di vita, artista pittore, che da 27 anni mi è sempre stato al fianco, mi ha sempre sostenuto nei momenti di insicurezza e costantemente incoraggiato ad andare oltre me stesso … a lui il mio più profondo grazie.

Per la seconda volta direttore della Compagnia del Maggio Danza?

Già, chi l’avrebbe mai detto? Anche se questa volta i presupposti sono completamente diversi da 16 anni fa. Ora sono membro di una società, “Mag. Da.”, assieme ad Andrea Canavesio (amministratore delegato e presidente) e Claude Gagnon (coordinatrice amministrativo/artistica) ed altri due soci benefattori. Suddetta società gestirà in futuro Maggio Danza portandola, oltre ai consueti appuntamenti nei teatri di Firenze, a piazze meno usuali (come lo spettacolo “Fair Play” che presenteremo allo stadio di Firenze il 30 maggio) per aprire il mondo della danza anche ad un pubblico più giovane e diverso e non necessariamente frequentatore dei teatri.

Da dove intendi ripartire, dopo la bufera?

Nel ridare coraggio, entusiasmo e gioia ai danzatori della compagnia che in questo ultimo periodo erano in un tunnel di avvilimento, perdita di sicurezza e profondo abbattimento, se riuscissi a fare questo avrei già vinto metà della mia battaglia.

Progetti futuri per la compagnia?

Oltre ogni tanto a proporre miei lavori, approfittare delle mie conoscenze in campo internazionale per portare grandi coreografi a Firenze e incoraggiare la giovane generazione di coreografi, italiani e non, ad avere una chance.

Davide Bombana allo specchio: come si vede oggi?

Come un incorreggibile entusiasta, con il corpo da cinquantenne ed uno spirito da adolescente.

Un sogno nel cassetto?

Non perdere mai la passione per la danza ed il fuoco interiore che hanno sempre guidato ogni mia decisione artistica in passato e cercare di trasmettere (o condividere) questo entusiasmo, questo profondo coinvolgimento non scevro da una sottile vena di follia,  essenziale ad ogni artista, ai danzatori di Maggio Danza e a tutti quelli che insieme a me stanno lottando per tenere alto il profilo della danza in Italia.

Sara Zuccari

Direttore www.giornaledelladanza.com

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