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Rispetto della tradizione quale filosofia artistica

foto verticale

Dopo il grande successo ottenuto nei maggiori festival e teatri, è approdata sul palcoscenico del Carcano di Milano la Carmen – balletto in due atti e sei scene di Fredy Franzutti su musiche di Georges Bizet, Emmanuel Chabrier, Isaac Albéniz, Jules Massenet (consulente musicale Francesco Libetta) – con il Balletto del Sud. Dramma della passione e della seduzione, ispirato al romanzo di Prosper Mérimée e all’opera lirica di Georges Bizet, Carmen andò in scena per la prima volta nel 1875 a Parigi, e, da allora, ha continuato ad attrarre il pubblico ed anche i coreografi di tutto il mondo. Fascino della sfida e dell’amore impossibile tra il brigadiere dei dragoni, Don José, e la bella, ma volubile gitana. La Carmen del Balletto del Sud è una creazione coreografica fortemente ispirata alla più spagnola delle opere liriche nel repertorio francese, interamente giocata sull’eros, apprezzabile per sicurezza ritmica e chiarezza; caratterizzata da una lettura e da un clima perfettamente adeguati.

L’esecuzione mette a punto il linguaggio coreografico di Franzutti con freschezza espressiva, raffinati e sontuosi costumi (Franzutti / Locanto / Creti ricostruiti da immagini delle prime rappresentazioni dell’opera), i quali appaiono sotto forma di commistione tra colore e folklore. Particolare rilievo all’apparato scenico (realizzato da Francesco Palma su bozzetti dello stesso Franzutti) dove vengono prodotti echi teatrali di antica memoria, rendendo intensamente pronunciato il carattere della protagonista, che si accosta a Don Josè per poi cadere tra le braccia di Escamillo. Il capolavoro, nel tempo, ha visto numerose riletture, passando dalla lirica al musical, dal cinema alla danza e balletto. L’ensemble diretto dal Maestro Fredy Franzutti non ha tradito la tradizione mantenendo Carmen perfetto simbolo d’incarnazione, seduzione e femminilità generando inedite dinamiche e suggestive prospettive (maestri di ballo e ripetitori: Maria Grazia Santucci ed Elena Lobetti).

Una serie di virtuosismi hanno accompagnato il pubblico tra appassionanti pas de deux, flessuosi assoli e gioiose danze corali. Una coreografia registica che esprime, come da copione, la visione dell’amore paragonandolo ad un “uccello ribelle che nessuno può addomesticare o come a un piccolo zingaro che non conosce legge”, giungendo passo dopo passo al corteggiamento, al piacere della carne, all’innamoramento e al tradimento nella valorizzazione del patrimonio tersicoreo. La tecnica associata alle fisicità dei singoli danzatori, unitamente alla bellezza poetica di alcuni passaggi, hanno sostenuto l’intera compagnia nell’investigare i sentimenti umani: “vita, amore e morte”. Una tessitura basata nel cuore della cultura spagnola, dove il ritmo incalzante della musica e la preparazione degli artisti hanno saputo trasmettere emozioni palpabili, mostrando l’essenza dell’arte della danza in continua evoluzione.

Gli uomini si sono esibiti con generosità e giusta misura nell’eloquenza dei ruoli, seguiti dalle donne le quali hanno animato con grinta e decisione quel senso di libertà. Il complesso lavoro coreografico, basato sulla ritmica, ha espresso la vita stessa. Due ore tra sudore e passione riccamente marcate da storia e tradizione. Le luci di Piero Calò hanno posto in risalto il “rosso” emblema di vitalità, amore, passione ed erotismo ma anche irrorando la platea, con sentori d’ira, lacrime e sangue. In scena appare, ben nitida, la polarità maschile/femminile, luce/ombra, bene/male. I confini sono talmente sottili che l’uno travalica inesorabilmente nell’altro. La proiezione dei ventagli risulta ampiamente coreografica, rivelando un’arma di difesa pur celando dietro la sua immagine grazia e gentilezza. Elemento prezioso nella seduzione femminile aleggia un codice linguistico non verbale, affascinante ed intrigante come strumento di comunicazione su cui costruire intrighi amorosi dissimulando molteplici stati d’animo.

Sin dall’entrata in scena, la prima ballerina Nuria Salado Fusté ha dato sfoggio di consapevolezza tecnica, e di una spontaneità interpretativa dalle linee raffinate. Molto bene l’intero corpo di ballo, in particolar modo quello maschile “soldati zingari e toreri” Ovidiu Chitanu, Elia Davolio, Alessandro De Ceglia, Giuseppe Stancanelli, Lucio Mautone, Gabriele Togni, Kevin Arduini e quello femminile “sigaraie zingare” Beatrice Bartolomei, Chie Deshimaru, Alice Leoncini, Federica Resta, Martina Minniti, Bianca Cortese, Camino Llonch, Federica Scolla, Fabiana Serrone. Il torero Escamillo-Tsetso Ivanov ha mostrato accorata tecnica. Sicuri nel ruolo e abili gli altri protagonisti: il giovane soldato Don José interpretato dall’espressivo Carlos Montalvan, Martina Minniti nella parte della sognante Micaela e l’energico Alexander Yakovlev nei panni del capitano delle guardie Zuniga. Momenti d’assieme dove si ritrova in toto l’intensità dell’intera compagnia che procede con solido affiatamento.

La musica e il ballo risultano certamente gli elementi affascinanti di questa messinscena, firmata da Fredy Franzutti, che non manca mai di connotare ogni suo evento di un messaggio culturale, reso fruibile al grande pubblico per immediatezza e velocità d’esecuzione. Un lavoro minuzioso dove traspare tutto l’amore del coreografo leccese verso la ricerca di una qualità estetica. Franzutti si distingue per una direzione intransigente nei confronti dell’enfasi, della retorica, degli effetti plateali in quanto predilige una linea chiara ed equilibrata, che fa apparire l’allestimento tanto elegante quanto godibile. La fluidità e la discrezione delle dinamiche, nelle giuste colorazioni, si stagliano in successivi interventi dando così un rapporto “danzatore-musica” garbato nel porsi al pubblico. La sua è una danza a spirale che gli permette d’identificare le proprie competenze dando le giuste proporzioni.

Il Balletto del Sud, nell’ambito delle compagnie private, si è confermato ambasciatore dell’arte coreutica nazionale grazie ad un mirato progetto di diffusione ed espansione culturale della danza salvaguardando la tradizione italiana nel mondo. La compagnia, con questa produzione, simboleggia la nascita e il rinnovamento! L’anima si fa “chiarore” nella sua infinita evoluzione rappresentando la coscienza del “parlare” all’interiorità. A margine dello spettacolo Fredy Franzutti mi ha voluto rilasciare questa sua esclusiva dichiarazione: “Carmen è un balletto del 2008, è uno dei titoli che ha portato più successo alla compagnia e alla mia attività di coreografo. Piace sempre, piace a tutti in maniera trasversale perché incuriosisce il pubblico più addetto per il suo versante ricostruttivo e raggiunge il pubblico familiare e più disinvolto per la piena adesione ai caratteri di Mérimée e ai colori della tradizione, e fantasia spagnola. Nella nostra “Carmen” trovano un’elaborazione creativa e ben esposta di quello che si aspettano quando partono da casa. È un prodotto intellettualmente onesto e in un periodo di contraffazioni vince e il pubblico applaude convinto”.

Il successo della "Carmen" di Fredy Frazutti al Teatro Carcano

Michele Olivieri

www.giornaledelladanza.com 

Foto di Francesco Sciolti

 

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