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Il tutù storia e origine del costume per eccellenza della danza

La danza classica trova nel 1800 la sua massima espressione con balletti che ne fanno la storia e che, da un punto di vista accademico, ne segnano il futuro. È a questo periodo evolutivo che si deve l’origine del costume femminile per eccellenza della danza classica: il tutù.  Inventato da Eugène Lami, illustre pittore e litografo francese. Indossato, invece, per la prima volta, da Maria Taglioni il 12 marzo 1832 all’Opéra di Parigi per la rappresentazione de La Sylphide.

André Levinson così commenta questa invenzione: “A suo tempo, il coreografo Gardel aveva introdotto la riforma di David: le ballerine sfoggiavano tuniche alla greca i cui drappeggi evidenziavano le linee del corpo. Lami crea invece i suoi drappeggi di mussolina che rigonfiano la gonna in infinite pieghe bianche. A forma di campana o meglio di corolla rovesciata, questo costume permette alla ballerina, ambi movimenti, favorisce salti ed agilità. Allo stesso tempo, questa nuvola di candida garza emana poesia virginale….

Mano a mano, unito alle punte, che evidenziano il movimento delle gambe, il tutù continua a semplificarsi. Oggi possiamo classificare i tutù in tre tipi: il tutù piatto cioè quello a ruota, il tutù romantico, cioè quello lungo fino alla caviglia od ai polpacci ed il Degas, lungo fino al ginocchio. In ogni caso parlando di tutù si indica sempre un corpetto aderente con la vita al naturale oppure a “v”, ampio scollo ed una gonna a strati, più o meno vaporosa quasi sempre in tulle.

Il tulle è un tessuto creato da fili che si intrecciano in modo molto aperto, creando una rete trasparente, ma molto stabile. Il suo nome viene dalla città francese: Tulle. Tecnicamente è una garza a giro inglese con fili di giro inseriti in apposite maglie, che compiono movimenti sinuosi a cavallo di altri fili dritti. Il risultato è un intreccio con fori ottagonali, resistente e duraturo. Il tulle moderno si iniziò a produrre in Inghilterra, dopo l’invenzione della bobbinet machine. Può essere realizzato con materiali diversi che ne caratterizzano la mano rigida o morbida, i filati generalmente molto sottili e ritorti, in fibre tessili naturali come cotone, seta o sintetiche come poliestere, nylon…

Ritornando al tutù, termine francese che significa “sederino” esso può essere prodotto in una versione con piatto corto, professionale o semiprofessionale. Il piatto è un gonnellino corto, rigido che forma un disco vaporoso sopra le anche della ballerina. Resta piatto, rigido a giro vita, quasi parallelo alla linea del pavimento e lascia del tutto le gambe scoperte. Esso era abitualmente separato dal corpetto che veniva steccato  e chiuso sul busto, e che andava a coprire la cucitura della gonna. Oggi, volendo rendere sempre più comodo il tutù, si è cucito insieme gonna e corpetto, in modo da essere indossato come un body con la gonna attaccata.

Il piatto corto è generalmente composto da 6 veli di diametro 25 cm circa. Il semiprofessionale ha una ruota larga circa 35/38 cm e si compone di 8 veli.  Mentre il professionale può essere anche 40 cm largo ed avere 11 o più veli. Al tulle si aggiunge uno strato finale detto copripiatto, decorato con le più svariate decorazioni, dalla passamaneria alle paillettes, dagli strass ai fiori, etc.

I tulles vengono strutturati a cannula formando un otto oppure arricciati ed impuntati, rifiniti in punta a “v” o lasciati lisci. All’interno dei veli può essere posizionata una stecca per rendere il piatto più rigido e più facile da conservarsi intatto. Oppure semplicemente i veli trattenuti insieme da una ragnatela di invisibili impuntature che permettono di mantenere il piatto rigido, ma anche di appoggiare una baschina o decoro senza appesantirlo.

Vi sono anche versioni di tutù “caduti” ovvero che la struttura dei veli viene tenuta insieme lo stesso, ma scende a mo’ di campana sulla parte alta della coscia della ballerina. I corpetti strutturati a body o comunque in qualsiasi versione si scelgano, rappresentano sempre un bustino che lascia generalmente le spalle nude, con la parte alta del braccio che può essere decorata da bracciali, manicucce o alette. Una scollatura profonda a volte enfatizzata da un triangolo di tessuto color nudo bordato da passamaneria o decori che creano giochi di luce e colore…applicazioni e decori di ogni genere, sfumature dei tessuti utilizzati per i corpetti che si ripetono sul tulle dei piatti.

Tutù che si evolvono secondo le esigenze dei danzatori e dei coreografi, interessante la sua evoluzione in rigidi dischi, quasi delle corolle dai colori sgargianti come i costumi creati da Stephen Galoway per il balletto The vertiginous thrill of exactitude. Oggi come ieri, e sicuramente anche per il domani, il tutù resterà sempre un costume dal fascino immortale, esempio di femminilità, leggiadria e bellezza, simbolo di un sogno nel cassetto di ogni bambina che danzatrice o meno, si vede un’elegante principessa.

 

Salvatore D’Orsi e Antonino Terminiello

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