Per la seconda puntata di Informa-Azione vorrei affrontare lo stato d’animo di un danzatore nelle varie delusioni che egli può incontrare durante la sua carriera di studente e poi come danzatore professionista.
Sappiamo che il danzatore può sentirsi deluso da una moltitudine di fattori, e la prima cosa è capire come intervenire, è fondamentale far capire loro che le delusioni sono un normale andamento della vita, e nella stessa situazione ognuno di noi vivrebbe lo stesso disagio e lo stesso sentimento verso l’accaduto.
Molte cose cambiano durante la carriera di un danzatore, che generalmente inizia quando si è molto giovani e che prosegue fino al pensionamento. Dopo molta dedizione e determinazione al lavoro non si arriva sempre dove si sarebbe voluto.
E’ vero che con un maggiore impegno e perseveranza molti danzatori raggiungono quello che davvero hanno sognato, anche se molti, si rendono conto durante il loro percorso di studio della danza che non si ha abbastanza talento come danzatore, ma questo non significa dover abbondare questa arte. Dovete pensare a quanto tempo, energia e passione avete investito nello studio della danza e indirizzare e utilizzare il proprio talento in un’altra direzione. Si può cambiare metodo, tecnica, cambiare scuola e maestro per ritrovarsi.
Quando un danzatore dopo aver partecipato a una audizione per una produzione o per una coreografia e non viene preso, questo non vuol dire che non si ha talento, ma è solo che il coreografo cercava un altro tipo di danzatore.
Ci sono possibilità collaterali che possono dare molte soddisfazioni, e a volte anche più di danzare sul palcoscenico. Si può insegnare, essere un assistente o un coreografo, o ancora indirizzarsi con la giusta preparazione verso la regia televisiva, il giornalismo o critico per la danza, insegnare una materia accademica, medico per la danza etc.
Serve capire da subito, dal primo giorno di studio della danza, che durante questo lungo percorso che si è intrapreso ci saranno dei cambiamenti. Il nuovo approccio nell’insegnamento dell’arte coreutica deve includere più strade e indurre ad avere meno delusioni.
Lo stesso accade con i danzatori che negli enti lirici e sinfonici vanno in pensione a 46 anni. Loro custodiscono un patrimonio culturale inestimabile. E così come accade al giovane studente o danzatore, anche i professionisti possano andare incontro a delusioni e non sapere più quale direzione prendere dopo una carriera sul palcoscenico. Molti di questi talenti potrebbero sfruttare la loro professionalità e il sapere continuando nel settore come docente, assistente o coreografo.
Una soluzione utile potrebbe essere quella di affrontare l’ammissione al biennio specialistico, che dà l’accesso all’unico istituto di danza (Accademia Nazionale di Danza) autorizzata a rilasciare un diploma accademico di primo e secondo livello. Il diploma di secondo livello dà la possibilità eventualmente ad insegnare presso i licei coreutici. Purtroppo non è possibile intraprendere questo percorso per chi non è in possesso di una laurea di primo livello, o un diploma accademico di primo livello. Andrebbe rivista la normativa sulla modalità di accesso al corso biennale dando il giusto riconoscimento ai 15, 20, 30 anni di attività professionale riconoscibili per accedere al biennio specialistico. Questo metodo esiste già in molti paesi nel mondo, e anche l’Italia potrebbe raggiungere la massima qualità in questo settore.
Inviate per mail le vostre esperienze, domande e eventuali proposte riguardo il settore danza. Apriamo insieme un dialogo Informa-Azione.
Joseph Fontano
www.giornaledelladanza.com