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“La gente mi chiamava il pittore delle danzatrici” a Londra la mostra di Edgar Degas

Appena tornata da Londra vi racconto la mostra di Edgar Degas al Royal Accademy.

Passato alla storia come il pittore delle danzatrici, Edgar Degas era – contrariamente a quanto si potrebbe credere – ben poco interessato alle ballerine in sé. Ciò che lo arrapava sul serio non erano i corpi esili e aggraziati delle lolite in calzamaglia bensì il complicato gioco dei loro movimenti.

«La gente mi chiama il pittore delle danzatrici, ma in realtà a me interessa catturare il movimento» disse una volta l’artista.
Attorno a questa frase la Royal Academy di Londra ha costruito una mostra spettacolare e piena di sorprese. Intitola «Degas and the ballet. Picturing movement» la rassegna è curata da Richard Kendall, Jill DeVonyar e Anna Dumas, e sponsorizzata da BNY Mellon. Molto nel fascino dell’esposizione sta nel fatto che essa racconta una storia che sta a cavallo tra arte e scienza.

Noi siamo abituati a considerare Degas soprattutto un pittore impressionista. Il che è vero. Degas – nato Parigi nel 1834 da un padre banchiere e da una mamma creola – si formò all’Ecole des Beaux Arts di Parigi, viaggiò molto e copiò molto, esponendo con un certo successo opere a soggetto storico ai Salon parigini.

Attorno al 1870, però, voltò pagina: stanco del passato, iniziò interessarsi e a dipingere soggetti tratti dalla vita moderna (danza compresa) ed entrò a far parte della corrente degli Impressionisti francesi di cui divenne autorevole seppur eccentrico esponente.
Vivere nella seconda metà dell’Ottocento e interessarsi alla vita moderna significava inevitabilmente entrare in contatto con il brulicante mondo della scienza. In particolare, per chi si occupava di temi figurativi, significava avere a che fare con quel giro di geniali sperimentatori, i quali, mettendo a fuoco le tante potenzialità offerte dalla recente invenzione della fotografia, si stavano avviando rapidamente a un’altra invenzione cruciale: quella del cinema.
L’artista Degas partecipò attivamente ed entusiasticamente a tutte le fasi evolutive che portarono dalla fotografia al cinema, pur mantenendosi fedele sino all’ultimo alle sue peculiarità di pittore, di scultore e di disegnatore.
La mostra della Royal Academy ci racconta in dieci tappe questa storia, focalizzandola sul tema della danza come rappresentazione del movimento, tanto caro al pittore.

 

  • Frequentatore assiduo del Teatro del l’Opera e di vari locali notturni, Degas iniziò a immortalare questi due mondi (opera e danza) col piglio e le tecniche degli impressionisti.
  • La seconda sala dalla mostra (la prima è dedicata ai pannelli introduttivi) offre una spettacolare sequenza di dipinti e di disegni preparatori che vendono Degas al lavoro degli anni Settanta. Il maestro entra nelle scuole di ballo e nei palchi teatrali per cogliere, se non il movimento, certamente il fascino impressionista delle luci della ribalta, dei strumenti musicali, dei vibranti tutù bianchi delle ballerine e delle luci riflesse nei parquet.

Per mettere meglio a fuoco il tema del movimento nella danza, Degas ebbe bisogno – paradossalmente – di modellare una statua: è la celeberrima Piccola danzatrice di 14 anni (1880-1881, oggi alla Tate Gallery), che il maestro plasmò nel bronzo dipingendola e rivestendola di stoffa vera, dopo aver fatto posare per ore la piccola Marie Van Goethem e averla immortalata, girandole attorno, in venti disegni presi da ogni lato. La statua in questione campeggia al centro della terza sala e i disegni si trovano a cerchio attorno a essa.

Un insieme davvero mozzafiato di cui ci viene svelato l’arcano: lavorando così, Degas non fece altro che riprodurre il procedimento di «fotoscultura» inventato qualche anno prima da François Willème. Tale procedimento consisteva nel fotografare una persona da ogni lato e poi – tramite l’uso del pantografo – riprodurre le sue fattezze tridimensionali in statue in serie, solitamente di gesso.
Degas restò stregato dalle varie potenzialità della fotografia. Vide che Nadar si era fotografato da ogni lato, e vide che queste foto – se guardate in velocità – mostravano Nadar in movimento. Quando i fotografi riuscirono tecnicamente ad allargare gli obiettivi fino a realizzare vedute di Parigi a 180 gradi (esposte nella sala 4) anche Degas allargò in orizzontale i suoi quadri dando alle ballerine in movimento un’ulteriore dinamicità.
A questo punto, chiunque si fosse interessato allo studio e alla riproduzione del movimento entrò nel mirino di Degas: le sale 5 e 6 ci narrano di questi sodalizi. Il pittore, ad esempio, seguì con grande attenzione le sperimentazioni del fotografo Eadweard Muybridge che si focalizzò sulla fotografie in sequenza di animali in movimento (in particolare di cavalli) per studiarne le caratteristiche di locomozione. Ma, ancor di più, Degas venne calamitato dagli studi sulla cinetica umana condotti dal professor Etienne Jules Marey usando le fotografie che avevano come soggetto, guarda caso, proprio delle ballerine.
Dialogando con la scienza, Degas ebbe la conferma di aver intrapreso la strada giusta.

Negli anni finali della sua attività egli incrementò ancor di più la produzione di dipinti di danzatrici (presenti nelle sale 6, 8 e 9). In essi si percepisce benissimo come il pittore abbia messo a frutto le nozioni apprese sul dinamismo dei corpi. Quanto alla fotografia, Degas decise, ormai anziano, di sperimentarla personalmente.

Nel 1895 si comperò una bella Kodak Junior N. 3 e si mise a fotografare se stesso, gli amici Mallarmè e Renoir e, ovviamente, le ballerine al lavoro. In verità, le sue foto in movimento non riuscirono un granché, così come qualche pasticcio il pittore lo fece anche con gli acidi delle lastre. Tuttavia, le foto di Degas con ballerine poste accanto ai quadri di soggetto analogo sono piuttosto emozionanti.
Addirittura commuovente è, invece, il finale della rassegna. Siamo in una sala buia in cui è proiettata una brevissima sequenza cinematografica d’inizio Novecento. Sullo schermo vediamo in una affollata via di Parigi il veloce e casuale passaggio di un anziano signore con la barba bianca. Quel signore è Degas. La storia di questa brevissima sequenza è il dettaglio commuovente.

Nel 1915 il pioniere del cinema Sacha Guitry chiese a Degas il permesso di filmarlo e di inserire le sue immagini in un documentario dedicato ai grandi vecchi dell’arte francese come Monet, Renoir e Rodin. Inspiegabilmente Degas non diede il permesso di essere ripreso, e a Guitry non restò altra scelta che tentargli un agguato per strada cogliendolo di sorpresa a passeggio.

Forse, nel negarsi alla cinepresa, Degas volle lasciare un estremo messaggio: quello di voler essere ricordato come artista che ha lasciato la scienza galopparle accanto.

INFO:

Degas and the Ballet: Picturung Movement

Royal Academy, Londra

17 settembre – 11 dicembre 2011

www.royalacademy.org.uk

 

Sara Zuccari

Direttore www.giornaledelladanza.com

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