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Laura Comi: è la passione che ci spinge a diventare grandi ballerini!

Una carriera lunghissima ed importantissima, caratterizzata dal conferimento del titolo di étoile, qualifica che da tempo non veniva data ad una danzatrice del Teatro dell’Opera. Nonostante il successo, il prestigio e soprattutto il ruolo, Laura Comi non ha mai perso la sua umiltà e la sua passione per la danza, nata da piccina, proprio tra le mura della scuola del Teatro capitolino.

Étoile italiana al Teatro dell’Opera di Roma: come si sente a rivestire un ruolo così importante e soprattutto che mancava da tantissimo tempo?

È una fortissima emozione, non lo nego! Un riconoscimento artistico che arriva dopo tanti successi ottenuti, premi ricevuti ma soprattutto dopo tantissimi anni di allenamento, fatica dedicati ad una disciplina bellissima come la danza classica. Per quanto riguarda i ruoli svolti e la preparazione degli stessi non ci sono grandi differenze rispetto a quando ero Prima Ballerina: la ricerca del dettaglio, la precisione non mancano mai e continuo a chiedere moltissimo da me stessa. Forse una piccola differenza si può notare nel modo di interpretare un personaggio: da quando sono étoile forse sento di più la necessità di dare tantissimo, la responsabilità è più grande anche in veste del ruolo che si ha all’interno del corpo di ballo. Io continuo ad avere altissime aspettative nei confronti di me stessa: non smetto mai di allenarmi, di migliorarmi e soprattutto di ricercare la perfezione. Non ci si deve mai sentire arrivati, anzi! Quando entro in sala prove mi metto alla sbarra e mi alleno come se nulla fosse, vengo corretta e continuo a studiare, come il primo giorno di lezione. È pur vero, però, che anche ad altissimi livelli non basta essere preparati alla perfezione…è fondamentale avere tanta passione, l’unico valore che ci spinge a diventare grandi ballerini.

Lei viene seguita e consigliata da Carla Fracci, icona della danza italiana: che consigli le dà quando preparate dei ruoli insieme?

Ho studiato tantissimi ruoli con la Signora Fracci: Raymonda, Giselle, Giulietta, la Sylphide e molti altri. Per me è fondamentale avere una maestra come Carla Fracci perché sa darmi ottimi consigli: mi perfeziona a livello stilistico e soprattutto mi aiuta ad approfondire i personaggi che interpreto, mi dà sempre qualcosa in più. Una fortuna che non tutti i danzatori possono avere…ne sono consapevole! Faccio tesoro di tutti i suoi consigli e cerco di metterli in pratica in ogni mio spettacolo.

Quali sono i consigli più ricorrenti che Le fa la Signora Fracci?

Mi corregge le braccia, l’espressione degli occhi, l’inclinazione della testa….Possono sembrare delle piccolezze e invece sono proprio questi i dettagli che fanno la differenza in una ballerina. Nonostante il ruolo da me rivestito, continuo a lavorare tantissimo proprio su queste particolarità e mantengo l’allenamento. Tutte le mattine vado in sala a raffinarmi, a pulire i movimenti e a “riposizionare” il mio fisico: ripeto gli esercizi tutti i giorni, si fanno ore di lezione e poi si passa alle prove. Lavoro molto sulla rotazione della gambe, sulla leggerezza delle braccia: lo scopo di ore di lezione è fare con estrema naturalezza ciò che naturale non è. I movimenti sono importanti ed è essenziale eseguirli in maniera corretta. Una routine veramente importante, che deve essere rispettata e praticata giornalmente.

Come si è sentita quando ha ballato per la prima volta in teatro?

È stata un’emozione fortissima, che mai avevo provato prima! Provavo lo Schiaccianoci e a soli dieci giorni dal debutto mi fu comunicato che mi sarei dovuta esibire alla prima! Quella sera sono salita sul palco, il teatro era gremito e il cuore mi batteva forte forte! Ho ballato e sono stata benissimo, nonostante l’emozione e un po’ di paura iniziale. Lo spettacolo è andato bene anche se ammetto che ogni volta che mi esibisco sono sempre molto emozionata!

Prima di entrare ufficialmente nel corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma ha svolto la sua carriera di danzatrice all’English National Ballet, a Londra. Com’è stato quel breve periodo?

Ho deciso di andare a Londra perché, purtroppo, non avevo ancora trovato lavoro in una compagnia italiana. L’allora direttore della compagnia londinese era Schaufuss, che mi accolse e mi diede l’opportunità di esibirmi e migliorarmi. Il periodo trascorso a Londra è stato molto utile per la mia carriera di ballerina: ho imparato la serietà, a confrontarmi con altri danzatori e soprattutto a vivere in una città che, mio malgrado, non amavo molto. È stato un periodo difficile della mia vita, non lo nego, ma ne ho comunque tratto consigli ed insegnamenti per il futuro.

È dovuta “emigrare” per un po’ all’estero per continuare a danzare. Non credo sia stato un momento facile…come ha reagito a questi momenti di difficoltà?

Sì, in effetti non è stata affatto un periodo semplice. Io, però, non mi sono mai persa d’animo: ho continuato a studiare, a prendere lezioni da grandi maestri, ho cercato di mantenere alta la mia preparazione. Non mi sono mai fermata: sono stata anche in Germania, dove ho ballato Paquita e Coppelia fino a quando il Teatro dell’Opera ha pubblicato il bando di concorso per l’assunzione a tempo indeterminato. Mi sono immediatamente catapultata in Italia, ho fatto l’audizione e sono stata assunta. Una gioia incontenibile, soprattutto perché tornare a “casa” è sempre bellissimo. Sono entrata nel corpo di ballo e sono stata subito promossa a Solista. Sotto la guida del Maestro Giuseppe Carbone sono diventata Prima Ballerina e poi étoile. Sono veramente felice.

Una domanda che devo assolutamente fare: come ha iniziato?

Può sembrare la solita storia ma…ho iniziato per caso! Ero una bambina inappetente, molto minuta e il medico di famiglia consigliò ai miei genitori di farmi fare un po’ di attività fisica. Mi portarono alla Scuola del Teatro dell’Opera e fu veramente amore a prima vista. Sono cresciuta con la danza: ogni anno sostenevo e passavo gli esami di passaggio all’anno successivo, alla fine mi sono diplomata con “il passo d’addio”, in modo tale da poter esercitare la professione di danzatrice.

Spesso mi capita di incontrare le bambine iscritte alla Scuola dell’Opera e provo una forte tenerezza: ripenso a quando anch’io, piccina e minuta, studiavo i passi e speravo di poter un giorno calcare le scene dei più importanti teatri del mondo. In molte di loro riconosco i requisiti fisici ma non vedo il fuoco della passione per questa bellissima disciplina: purtroppo, se manca quest’ultima non si può assolutamente procedere nella carriera di danzatore.

In questa intervista ricorre spesso la frase: la danza è disciplina. Che cosa vorrebbe aggiungervi?

Oltre ad essere una disciplina, la danza è un contributo importantissimo che rende le persone migliori, una disciplina artistica che ti permette di dare e ricevere. Ti permette di esprimere i tuoi sentimenti, di confrontarti con le altre persone e perché no, ti aiuta ad esternare delle sensazioni che magari non si riesce a tirare fuori. È vero: la danza è disciplina ma è altamente formativa per il carattere di ciascuno.

Come si vede tra vent’anni? Danzerà ancora?

No, non credo! Mi dedicherò all’insegnamento: credo sia giusto trasmettere alle giovani leve ciò che grandi artisti della danza mi hanno dato con i loro insegnamenti…credo sia veramente fondamentale eseguire un ottimo “passaggio di consegne”!

Valentina Clemente

Foto di Corrado Maria Falsini

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