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Le curve fisiologiche della colonna vertebrale: un aiuto prezioso per i danzatori

 

La colonna vertebrale appresenta l’asse portante del nostro corpo: è composta dall’insieme di oltre 30 vertebre, la maggior parte delle quali sono unite tra loro da un disco di cartilagine fibrosa che racchiude al centro un nucleo di sostanza gelatinosa che è in grado di ammortizzare i carichi cui la colonna è sottoposta sia da ferma che durante i movimenti del tronco (disco intervertebrale).

Grazie alla sua struttura complessa, la colonna vertebrale dell’uomo è capace di svolgere in maniera esemplare due compiti a prima vista diametralmente opposti: essa è capace infatti di muoversi nelle diverse direzioni dello spazio, permettendo alla nostra schiena di flettersi in avanti, estendersi in dietro, inclinarsi lateramente e ruotare a destra e sinistra ma, se mantenuta fissa dai muscoli che la circondano, è anche in grado di sostenere il peso dell’intero corpo, di sopportare carichi esterni anche ingenti (pas de deux) e di trasformarsi nel perno intorno al quale il corpo gira.

Affinchè la colonna vertebrale possa svolgere al meglio le sue funzioni di sostegno e movimento, bisogna che il danzatore impari, fin dalle primissime fasi del suo allenamento, a rispettarne le caratteristiche fisiologiche anche durante i movimenti di danza, senza creare zone di rigidità e/o di sovraccarico, che sono le cause più frequenti della comparsa di mal di schiena tra i danzatori, anche in giovane età.

Se osserviamo una persona di schiena, la colonna vertebrale ha un andamento pressochè verticale; se osserviamo invece la stessa persona di profilo, scopriamo che la colonna vertebrale è caratterizzata dalla presenza di quattro curve, alternativamente concave e convesse, che corrispondono alle quattro porzioni principali della colonna stessa. Le due curve concave posteriormente (lordosi) si trovano a livello cervicale e lombare, mentre le due curve convesse posteriormente (cifosi) corrispondono alla colonna dorsale e al sacro.

L’entità di queste curve può essere notevolmente diversa da individuo a individuo e dipende da fattori ereditari, sesso, etnia, ecc. ma in tutti gli individui esse subiscono modificazioni in rapporto all’età: nei primi anni di vita le curve lordotiche si sviluppano contestualmente alla capacità di controllare la posizione seduta e la stazione eretta; nei bambini dai 3 ai 6 anni sono solitamente molto accentuate per lo scarso sviluppo della muscolatura e del controllo posturale; nella maggior parte dei casi si stabilizzano intorno ai 10 anni di età e possono essere notevolmente influenzate dalle attività sportive e/o dalle abitudini posturali; negli anziani, infine, tendono ad accentuarsi di nuovo sia a causa di una diminuzione del tono muscolare sia a causa di probabili deformazioni dei corpi vertebrali legate  alla comparsa di osteoporosi.

Le quattro curve della colonna vertebrale sopra descritte, sono definite “fisiologiche” in quanto “normali”, cioè proprie della nostra specie e biomeccanicamente vantaggiose: la loro funzione, infatti, è quella di distribuire adeguatamente il carico tra le vertebre e di aumentare la capacità della nostra colonna a contrastare la forza di gravità, ammortizzando le forze di compressione cui siamo costantemente sottoposti.

Purtroppo quando i danzatori parlano di schiena e di colonna vertebrale, spesso hanno idee piuttosto confuse riguardo alla posizione che devono ricercare durante la lezione di danza e, a volte, credono che la posizione della loro schiena debba essere modificata a seconda della tecnica studiata: il risultato di questa confusione è rappresentato da schiene rigide e scarsamente “ammortizzanti” che favoriscono la comparsa di patologie da sovraccarico, con sofferenza dei dischi intervertebrali, fino allo svilupparsi di discopatie o ernie del disco.

Non essendo possibile discutere dettagliatamente in questa sede i tutti principi base dell’allineamento della colonna vertebrale nei danzatori, ritengo che sia di fondamentale importanza ricordare che:

  • Quando si parla di colonna vertebrale bisogna ricordare che “verticale” non significa “piatto”: se si osserva un danzatore di profilo bisogna poter riconoscere, ache se con ampiezza ridotta, la presenza di tutte e quattro le curve fisiologiche;
  • La colonna vertebrale è in grado di allungarsi verso l’alto se i muscoli posteriori del tronco (muscoli dorsali) contraendosi la tirano verso il basso: è necessario immaginare la colonna sia costantemente sottoposta all’azione di due forze uguali e contrarie;
  • Le curve fisiologiche devono essere “allungate e ridotte in ampiezza” ma mai “annullate”, ciò significa che quando ci si sdraia a terra in posizione supina, deve rimanere un piccolo spazio vuoto sia a livello del collo che della colonna lombare: una volta imparato a controllare tale posizione a terra, è necessario abituarsi a riportarla e a mantenerla nel lavoro in piedi;
  • Le dimensioni degli “spazi vuoti” sopra descritti sono diversi da individuo ad individuo: dipendono dalle caratteristiche genetiche e sono strettamente legate all’abilità del soggetto di utilizzare i muscoli stabilizzatori, sia profondi che superficiali, della colonna vertebrale;
  • La verticalità della colonna vertebrale non può prescindere dalla corretta posizione del bacino che dovrà essere mantenuto anch’esso in posizione verticale o “neutra”;
  • L’en dehors degli arti inferiori non deve produrre in alcun modo modificazioni della posizione del bacino e della colonna vertebrale;
  • Le tecniche di “visualizzazione” e “di supporto” allo studio della danza rappresentano uno strumento di fondamentale importanza per facilitare l’acquisizione di questo principio posturale non soltanto per i bambini ma anche per i danzatori che abbiano subito un trauma o che soffrano di sciatica e/o lombalgia;
  • Non si può ottenere una corretta impostazione della colonna se non si lavora sulla respirazione, sull’allineamento dell’intero corpo e sull’attivazione della “muscolatura profonda”.

Lavorare rispettando le curve fisiologiche della colonna vertebrale rappresenta, al momento attuale, lo strumento più efficace a disposizione di tutti coloro che si occupano di postura e salute: non è un caso infatti, se tutte le discipline di movimento, wellness e riabilitazione oggi in voga, cerchino di raggiungere , come obiettivo comune, l’allineamento della colonna vertebrale lungo l’asse centrale del corpo, il controllo del “centro” ed il mantenimento della flessibilità e della mobilià della colonna stessa.

Se il danzatore imparerà ad allineare la colonna vertebrale e a manterne la posizione durante il movimento, otterrà un immediato miglioramento della sua tecnica (altezza delle gambe, giro, dinamica del salto, ecc.) con una evidente diminuzione del volume della muscolatura degli arti inferiori che, sostenuti dal “centro”,  potranno lavorare prevalentemente “in allungamento” ma soprattutto allevierà notevolmente il carico di lavoro della sua schiena: questo gli permetterà di danzare più a lungo e senza dolore.

Dott.ssa Luana Poggini

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