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Le eteree ballerine romantiche dell’800: Fanny Elssler

Fanny Elssler (Gumpendorf, 23 giugno 1810 – 27 novembre 1884) è stata una ballerina austriaca del periodo romantico. Nata in un quartiere di Vienna, suo padre Johann Florian Elssler era un dipendente di Nikolaus I (principe della nobile casata ungherese degli Esterházy) ed in seguito divenne il cameriere del compositore Franz Joseph Haydn (Rohrau, 31 marzo 1732 – Vienna, 31 maggio 1809) rimanendo per tutta la vita a fianco del grande esponente del classicismo viennese.

Fanny Elssler visse appieno la stagione del Romanticismo, affascinando il pubblico con un temperamento fortemente sensuale e doti artistiche ineguagliabili, oltre ad una capacità drammatica senza pari.

Da giovanissima iniziò a studiare l’arte del balletto. Tenne il suo debutto sul palcoscenico del Kärntnertortheater di Vienna all’età di sei anni. Ballava quasi sempre con la sorella Therese, che aveva due anni più di lei. Entrambe si formarono coreuticamente con il ballerino e coreografo francese Jean-Pierre Aumer (Strasburgo, 21 aprile 1774Saint-Martin-de-Boscherville, 6 luglio 1833) e con il maestro di balletto e impresario Friedrich Horschelt (Colonia, 14 aprile 1793 – Monaco di Baviera, 9 dicembre 1876).

Studiarono anche a Napoli con il rinomato ballerino e coreografo milanese Gaetano Gioja che giocò un ruolo fondamentale nella trasformazione del balletto in un’arte emotiva e narrativa durante l’era romantica. Fanny a Napoli ebbe una relazione con il principe di Salerno Leopoldo, figlio di re Ferdinando I delle Due Sicilie, dando alla luce un figlio, chiamato Franz.

Il successo di Fanny e Therese a Napoli fu tale che vennero ingaggiate a Berlino nel 1830. Questo fu l’inizio di una serie di trionfi per la loro bellezza e la loro abilità nella danza, in particolar modo di Fanny. Dopo aver conquistato i cuori di Berlino e di Vienna e aver ispirato il politico e diplomatico prussiano Friedrich von Gentz, la ballerina austriaca si recò a Londra, dove ricevette cortesie dai mecenati George e Harriet Grote, che adottarono la sua bambina nata dopo pochi mesi dell’arrivo in Inghilterra.

Nel 1834, Elssler fece il suo debutto al Ballet du Théâtre de l’Académie Royale de Musique (l’attuale Balletto dell’Opéra di Parigi) che fino a quel momento era stato ad appannaggio di Maria Taglioni.

Elssler e Taglioni erano entrambe straordinarie ma al contempo possedevano sostanziali differenze artistiche cosicché la direzione dell’Opéra vide nella loro possibile “rivalità” un buon ritorno di immagine e curiosità grazie all’ingaggio della Elssler.

Taglioni era conosciuta come una danseur ballonné per via della leggerezza dei suoi salti. Elssler si distingueva per la precisione dei piccoli e rapidi passi (danse tacquetée). In questo gioco a due ebbe la meglio Fanny Elssler che mise temporaneamente in oscurità la Taglioni. Nell’interpretazione della Cachucha (dal balletto Le Diable boiteux di Coralli/Gide del 1836 ) Elssler superò ogni rivale. Questi tipi di danze di carattere divennero molto popolari ed Elssler aggiunse al suo repertorio una cracovienne polacca e una tarantella italiana.

Elssler era anche famosa per l’espressività, l’interiorizzazione dei ruoli a lei affidati con drammaticità e lirismo. Le sue interpretazioni dei balletti romantici, tra cui La Sylphide, Giselle e La Esmeralda apparivano come nuove per una maggiore enfasi mai vista fino a quel momento. Elssler divenne così una tra le ballerine più celebrate del periodo del balletto romantico.

Nel 1840 salpò con la sorella per New York per un tour organizzato da Henry Wikoff e, dopo due anni di successo senza pari, tornarono in Europa. Gli ammiratori di tutto il paese non solo assistettero alle sue esibizioni, ma acquistarono generi di viveri e souvenir prodotti dal marchio Elssler. La accolsero con quella tipica adorazione riservata solamente alle divine.

Nei cinque anni successivi, Elssler apparve in Germania, Austria, Francia, Inghilterra e Russia. Nel 1845, fu invitata ad esibirsi insieme alle sue rivali Marie Taglioni, Carlotta Grisi e Fanny Cerrito nel Pas de Quatre di Jules Perrot a Londra, ma rifiutò. Nello stesso anno, dopo aver accumulato una fortuna economica, si ritirò dalle scene e si stabilì vicino ad Amburgo.

Pochi anni dopo, sua sorella Theresa (Vienna 1808 – Merano 1878) contrasse un matrimonio morganatico con il principe Adalberto di Prussia e fu elevata a baronessa von Barnim. Theresa rimase vedova nel 1873 e venne a mancare il 19 novembre 1878.

Due film su Fanny videro la luce al cinema, il primo nel 1920 con interprete Lya Mara e il secondo nel 1937 con protagonista Lilian Harvey. Entrambe le pellicole si intitolavano semplicemente Fanny Elssler.

Fanny fu la prima artista europea nella prima metà dell’Ottocento ad effettuare una tournée in Nord America e a Cuba. Inoltre è stata una delle maggiori interpreti de La fille mal gardée, il più antico balletto, e l’unico di Jean Dauberval, rimasto fino ad oggi in repertorio, e del ruolo protagonista nel balletto La Esmeralda che Jules Perrot trasse da Notre-Dame de Paris di Victor Hugo. Questa fu una delle sue ultime interpretazioni prima dell’addio alle scene.

Fanny Elssler la si ricorda, in particolare, anche al Teatro alla Scala nel 1848 dove alla prima del Faust di Jules Perrot venne fischiata perché si rifiutò di ballare se prima le allieve della Scuola di ballo non si fossero tolte una medaglietta con il ritratto di Pio IX, il papa su cui si erano accentrate le speranze dei patrioti italiani. Subissata dai fischi che la accolsero appena entrata in scena, la Elssler svenne e lasciò Milano.

Il suo debutto sul palcoscenico del Piermarini avvenne nel 1838 e nel 1844-1845 incantò gli spettatori della Scala con le interpretazioni in Beatrice de Gand e La Esmeralda. La danzatrice fu inoltre protagonista alla Scala nel 1847 del balletto Caterina, la figlia del bandito su coreografie di Jules Perrot e musica di Cesare Pugni.

Nel 1851 si ritirò dalla danza andando a vivere vicino ad Amburgo con la figlia avuta dal musicista Anton Stuhlmuller nel 1830.

Fanny si spense a Vienna all’età di settantaquattro anni.

Michele Olivieri

www.giornaledelladanza.com

© Riproduzione riservata

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